È nato da poco più di un mese ma non ha ancora emesso il primo cinguettio: VeryBello, il portale di eventi pensato per promuovere la cultura italiana in vista dell’Expo 2015 e subito finito al centro di polemiche per una serie di défaillances, ha raggiunto quasi 3000 follower su Twitter ma non ha postato un solo tweet. Silenzio pressocché totale anche sulla pagina Facebook, che ha appena 1187 “mi piace” e ha effettuato l’ultimo aggiornamento, limitandosi a postare una nuova immagine di copertina, l’8 febbraio scorso. Intanto, mentre in queste settimane il sito è stato oggettivamente modificato e migliorato in alcune sue parti, Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia e membro dell’Intergruppo parlamentare per l’Innovazione, si lamenta proprio su Twitter: “Sono silenti anche per la mia interrogazione”.
Ricostruendo in sintesi la vicenda, il portale, che in sostanza presenta una lista di eventi culturali in corso in Italia durante l’Expo, è stato presentato in pompa magna il 24 gennaio dal ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, quello delle Politiche agricole Maurizio Martina, e dal commissario per Expo 2015, Giuseppe Sala. Ma nel giro di 48 è stato assalito dalle critiche per varie mancanze ed errori tecnici: l’assenza di una “privacy policy”, il marchio del sito non registrato, i problemi di indicizzazione e la non accessibilità per i disabili visivi, ma anche la mancanza di traduzione in altre lingue all’infuori dell’italiano, la grafica considerata poco accattivante e lo stesso nome del sito, che alcuni hanno trovato perlomeno curioso. In 24 ore è stato “demolito” da 15mila tweet.
Polemiche sono sorte anche sulla gestione del sito da parte di LolaEtLabora, agenzia di comunicazione di Roma co-fondata da Andrea Steinfl e Antonella Marra. La vicenda è finita in parlamento grazie a un’interrogazione rivolta al ministro Franceschini da Antonio Palmieri, che chiedeva tra le altre cose di chiarire “le modalità con la quale l’agenzia Lolaetlabora è stata incaricata di realizzare il portale, gli effettivi costi del progetto” e di sapere “a cosa servono i 5 milioni di euro messi a disposizione dal ministero”. Ma, come detto, per ora il deputato forzista non ha ricevuto risposta. Il silenzio permane anche sui profili Twitter e Facebook del portale, che sembrerebbe quindi molto poco social-friendly.
Guardando oggi il sito VeryBello si notano alcune delle migliorie apportate. Innanzitutto è stata introdotta la tanto invocata pagina in inglese, anzi l’inglese è la lingua dell’home page. Poi, cliccando in alto a destra, si può passare alla home page in italiano. Quando è scoppiato lo scandalo, il ministero si era affrettato a spiegare che il portale sarebbe stato tradotto in 8 lingue entro febbraio. Per ora delle altre sei lingue non c’è traccia, ma potrebbe solo trattarsi di un ritardo tecnico.
È inoltre presente la pagina “Termini e Condizioni” in cui il ministero riporta nero su bianco che “il presente sito è di proprietà del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con sede legale in Via del Collegio Romano, 27, Roma, che lo gestisce riservandosi, con piena discrezionalità nei limiti di legge, il diritto di modificare, sospendere o annullare, liberamente e senza preavviso, termini, condizioni o contenuti del presente sito”. Questo per chiarire una volta per tutte il problema che si era posto sulla proprietà e registrazione del marchio. Il dominio verybello.it era infatti stato inizialmente registrato a nome della società che ha realizzato il sito, LolaEtLabora, e, dunque, di un soggetto privato.
Contestualmente sul sito è apparsa anche la privacy policy, che inizialmente mancava. Resta però una fascetta in alto a sinistra con la scritta: versione beta. Come dire: non siamo ancora pronti (nonostante in effetti il sito sembri operativo).
Restano però i dubbi intorno alla commessa affidata a VeryBello, sia in termini di costi sia di selezione. Inizialmente si è parlato di una cifra intorno ai 5 milioni di euro. Franceschini ha poi precisato che la commessa è costata 35mila euro più Iva, ma agli esperti del settore questa cifra è sembrata troppo bassa per un lavoro del genere, stimabile nell’ordine di almeno un centinaio di migliaia di euro.
Sulla selezione della società che ha realizzato il sito il ministro Franceschini ha a suo tempo risposto all’avvocato Guido Scorza che è stata fatta “una gara rivolgendoci ai fornitori della pubblica amministrazione presenti sul mercato elettronico (Mepa), nel rispetto dei principio della massima trasparenza”. Alcuni però, tra cui il Digital Champion Riccardo Luna, si sono chiesti dove sia traccia di questa gara. Ancora non è arrivata una precisa risposta.