Il 2023 è stato, nella sua prima parte, un anno decisamente negativo per gli investimenti venture capital in Italia: sono calate le operazioni e i capitali investiti quasi si sono dimezzati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, dice il Rapporto di ricerca Venture Capital Monitor – VeMTM. Peccato, perché invece il 2022 era stato stato un “anno eccezionale”, come sottolineato da EY Barometer: in quell’arco di tempo startup e scaleup hanno messo a segno un incremento del 67,3%, rispetto ai 1.243 milioni di euro del 2021, toccando quota 2.080 milioni di euro.
QUI TUTTI I DATI SUL VENTURE CAPITAL IN ITALIA NEL PRIMO SEMESTRE 2023
Secondo gli analisti, comunque, il mercato italiano è ancora ristretto, fatto da pochi grandi round: basti pensare che cinque di essi valgono quasi il 50 percento dell’intera raccolta. Ci sono ancora alcune sfide che il settore del venture capital deve affrontare in Italia. Ad esempio, molte imprese emergenti hanno difficoltà ad attrarre investitori a causa della mancanza di una cultura di investimento in Italia. Inoltre, molte startup italiane hanno ancora bisogno di migliorare la loro capacità di attrarre e trattenere talenti. Ma vediamo di capire meglio come è nato e come funziona questo strumento di finanziamento delle giovani imprese attraverso capitale di rischio.
Venture capital, una storia iniziata negli Stati Uniti
Il venture capital ha avuto origine negli Stati Uniti negli anni ’40 del secolo scorso. Il primo fondo di venture capital è stato l’American Research and Development Corporation (ARDC), fondato nel 1946 dal professore della Harvard Business School Georges Doriot, conosciuto ora come “il padre del capitale di rischio”. Attualmente, l’ecosistema venture capital è in condizioni di stabilità ed è valutato 75 miliardi di dollari, investiti in circa 4.302 operazioni (dati National Venture Capital Association relativi al secondo trimestre 2021.)
Storia del venture capital in Italia
Il venture capital in Italia ha una storia relativamente breve. In Europa inizia a diffondersi a partire dagli anni ’80, mentre nel nostro Paese è solo negli anni ’90, con la creazione di alcune società di investimento specializzate in startup ad alto contenuto tecnologico, che il venture capital entra nel panorama economico.
Il termine si riferisce a una forma di finanziamento che prevede l’investimento di capitali in imprese innovative e ad alto potenziale di crescita (operazioni di early stage), in cambio di una partecipazione azionaria. Il venture capital si rivolge alle startup in fase di sviluppo o alle imprese emergenti. Questo tipo di investimento è particolarmente importante per le startup innovative, che spesso non hanno accesso ad altre forme di finanziamento tradizionali.
Qual è l’identikit di un venture capitalist in Italia? Da noi gli operatori si distinguono per un profilo particolarmente prudente rispetto ai colleghi europei. QUI uno studio che lo analizza, realizzato da un consorzio di prestigiose Business School europee.
1986, nasce l’AIFI
Nella storia del venture capital italiano il 1986 è un anno importante: nasce, infatti, l’AIFI, attualmente Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, per opera di nove finanziarie private e di emanazione bancaria. Compito: sviluppare, coordinare e rappresentare, in sede istituzionale, i soggetti attivi sul mercato italiano nel private equity e nel venture capital. Con la creazione dell’AIFI si dà un riconoscimento formale a tutte le attività di investimento nel capitale di rischio. Nel 2003 l’AIFI cambia nome e diviene Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital per specificare in modo più netto l’oggetto delle attività svolte. Dal 2014, l’AIFI ha esteso ai fondi di private debt l’opportunità di aderire, assumendo l’attuale denominazione. L’associazione rappresenta fondi e società che operano attraverso il capitale di rischio, investendo in aziende con l’assunzione, la gestione e lo smobilizzo di partecipazioni prevalentemente in società non quotate.
Nel 2020 i soci AIFI sono arrivati a circa 150, numero mai raggiunto prima in Italia, includendo sia operatori di private equity e venture capital, sia operatori di private debt, turnaround e infrastrutture attivi nel nostro Paese.
L’AIFI ha anche il compito di raccogliere e analizzare i dati di mercato e di effettuare l’analisi delle performance; per fare questo utilizza la piattaforma European Data Cooperative (EDC).
L’approfondimento sul mercato italiano del venture capital è realizzato dall’Osservatorio VeM – Venture Capital Monitor, nato nel 2008 dalla collaborazione tra AIFI e LIUC – Università Cattaneo e attivo presso la Business School dell’Università, che si basa principalmente su fonti pubbliche e considera un campione esteso di soggetti attivi nella filiera del venture capital, comprese anche realtà informali e non strutturate.
Nel 2019 un gruppo di operatori di venture capital sono usciti da Aifi per fondare Italian Tech Alliance, che oggi conta oltre 60 soci investitori, oltre 140 tra le principali startup e imprese innovative italiane e 26 soci sostenitori.
Il venture capital in Italia dal 1987 a oggi
Nel febbraio 1987 il Comitato Interministeriale per il Credito e per il Risparmio (CICR) insieme alla Banca d’Italia, deliberarono la possibilità per le società di credito e gli istituti di categoria di investire nel capitale di rischio di imprese non quotate tramite società di intermediazione finanziaria di loro emanazione, le SIF.
A livello di regolamentazione, nel 1993 venne emanato il Testo Unico (TU) in materia bancaria e creditizia, con lo scopo di rivoluzionare la normativa del sistema bancario tramite la presentazione del modello organizzativo della banca universale. Nello stesso anno vennero istituiti i fondi di investimento mobiliare chiusi di diritto italiano, ampliarono il sistema finanziario nazionale dal punto di vista degli operatori di capitale di rischio.
Ma la normativa alla quale è riconosciuta maggiore importanza in materia è il Testo Unico della Finanza, TUF, emanato nel 1998, che riformò interamente la disciplina inerente all’intermediazione finanziaria.
La regolamentazione italiana ha subito forti influenze dallo scenario europeo generale: sono stati introdotti la Direttiva AIFM e il regolamento EuVECAm, seguite da altre iniziative utili a disciplinare in maniera più precisa gli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) e gli European Long Term Investments Funds (ELTIF). Il processo evolutivo del settore in Italia ha seguito uno sviluppo tipico e in linea con quanto fatto dagli altri paesi europei.
Attualmente, il mercato del venture capital in Italia è soggetto a variazioni in quanto le principali fonti di investimento sono i fondi chiusi gestiti da Società di Gestione del Risparmio, SGR, Società di Investimento a Capitale Fisso, SICAF e da altri operatori internazionali, mentre le banche controllano in minima parte gli investimenti di venture capital.
I pionieri in Italia
Oltre a quelle già citate, ci sono altre società importanti che hanno contribuito allo sviluppo del venture capital in Italia. Eccone una lista indicativa:
- Gepafin, società finanziaria con capitale misto pubblico-privato costituita nel 1987, con sede a Perugia; oggi il capitale di Gepafin è detenuto dalla Regione Umbria (direttamente o attraverso Sviluppumbria Spa) per il 56% e, per il restante 44%, da banche che operano nel territorio regionale.
- Appartiene alla stessa area geografica SICI – Sviluppo Imprese Centro Italia SGR, costituita nel 1998; gestisce oggi cinque fondi di investimento mobiliari chiusi per un valore complessivo di circa 146 milioni di euro e ha già effettuato numerose operazioni nel capitale di imprese operanti in diversi settori industriali, dai più tradizionali all’high-tech; il capitale è diviso fa Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena, Gepafin, Fidi Toscana, Popolare di Vicenza e Credit Agricole Italia.
- Pino Venture Capital è stata una delle prime società di venture capital di maggior risonanza creata in Italia. Fondata nel 1998 da Elserino Piol e Oliver Novick, Pino Venture è stata partner dei fondi Kiwi e Kiwi II – a cui ha partecipato anche Andrea Di Camillo -, fondi che hanno investito in diverse aziende tecnologiche, tra cui Tiscali e Dada, nonché Vitaminic (fondata da Gianluca Dettori), Click.it, Elitel, Blixer, Cubecom, Venere.com. e Yoox.
Piol è scomparso ad aprile 2023. L’ex vicepresidente di Olivetti è considerato il padre del venture capital italiano. Lo hanno commemorato su EconomyUp Marchetti, Dettori, Di Camillo.
Oltre a questi, altre società e fondi di venture capital hanno iniziato a operare in Italia, contribuendo a sviluppare un ecosistema imprenditoriale sempre più dinamico e innovativo. Negli ultimi anni, il venture capital italiano ha visto una forte crescita, anche grazie alla presenza di numerosi investitori internazionali che hanno deciso di puntare sulle startup italiane. Poi il calo nel 2023.
Venture capital in Italia, in quali settori si investe di più
Secondo l’EY Barometer, i settori innovativi capaci di attrarre i maggiori investimenti in venture capital in Italia sono: Fintech, Health e Life Science, Food and Beverage, Software & Digital services e Transportation and Delivery con oltre il 78% degli investimenti. In generale, il venture capital tende a specializzarsi su settori verticali, per sfruttare al meglio le competenze dei partner che gestiscono il fondo o i fondi. Tra i settori preferiti spiccano: Biotech, ICT, Internet of Things, Fintech, Medicale e Digital Services. In testa alla classifica, il settore Fintech, con 712 milioni di euro raccolti; da ricordare, a riguardo, i round di maggior successo del 2022, che hanno riguardato le società Satispay e Scalapay.
La distribuzione geografica degli investimenti di venture capital vede in testa la Lombardia, sia per numero di operazioni (166), sia per capitali raccolti dalle imprese che vi operano (oltre il 50% della raccolta totale). Tra le regioni che hanno attratto maggiori investimenti figurano Piemonte, Veneto, Toscana e Lazio. Dati meno confortanti arrivano dal Sud e da altre zone del Centro Italia, dove a fronte di un’elevata presenza di società innovative (rispettivamente il 26% e il 21% delle startup e pmi italiane) si registra una carenza di potenziali investitori.
I fondi di venture capital più attivi in Italia
360 Capital Partners è uno dei fondi di VC più riconosciuti in Italia. Investe principalmente in startup digitali e tecnologiche, sia a livello early stage che in fasi più avanzate.
035 Investimenti, nato nel 2013, si concentra principalmente sugli investimenti in startup innovative nel territorio lombardo.
Ad4Ventures rappresenta una realtà significativa nel panorama del VC italiano, essendo il braccio di investimento di Mediaset. Concentra le proprie attività in aziende innovative e start-up, particolarmente nel settore media e tecnologia.
Alchimia, lanciato nel 2017, spazia tra tutti i settori focalizzandosi su investimenti in fase early stage e growth.
Angelini Ventures, strumento di corporate venture capital di Angelini Industries, ha una dotazione di 300 milioni di euro per investire in aziende in fase iniziale che sviluppano idee e soluzioni innovative nel campo della biotecnologia, della salute digitale e delle scienze della vita. Angelini Ventures investe in tutta Europa, Nord America e Israele, con un focus sulla salute del cervello e su segmenti di consumatori come donne, bambini e anziani.
Atlante Venture si distingue per la sua focalizzazione sulle startup innovative in stadio avanzato di sviluppo. Gli investimenti si concentrano prevalentemente in settori come le tecnologie avanzate, il digitale e la salute, le soluzioni innovative e sostenibili.
Azimut è un fondo di VC risultato tra i primi investitori del 2022. In origine – 1989 – era una società di consulenza per investimenti.
B Heroes è una società di venture capital che investe in startup e founder italiani in fase early stage. Prevede investimenti con first ticket tra i € 50k – € 200k e follow on nelle aziende e nei team a più alto potenziale.
CDP Venture Capital SGR è un fondamentale attore nel panorama del VC italiano. Opera sotto l’egida della Cassa Depositi e Prestiti. Il suo obiettivo primario è quello di alimentare l’innovazione nel paese, investendo in start-up e imprese innovative con un forte potenziale di crescita. Oltre 3 miliardi di euro il patrimonio gestito.
Claris Ventures è una società di VC che investe in startup innovative in vari settori, tra cui tecnologia, salute, scienze della vita e benessere.
Club Italia Investimenti è un fondo di investimento focalizzato sul sostegno alle imprese italiane, con un particolare interesse per le startup innovative e ad alta tecnologia: digital, tech, biotech e green economy.
EUREKA! Venture è un fondo di gestione specializzato nel fornire capitali alle startup innovative e alle PMI in fase di crescita; effettua soprattutto investimenti science-based su settori ad alta tecnologia come biotecnologie, energia pulita, e tecnologia dell’informazione.
Finlombarda è una società finanziaria interamente controllata dalla Regione Lombardia. La sua principale attività è fornire supporto finanziario alle piccole e medie imprese (PMI), nonché a enti pubblici e privati, con particolare attenzione all’innovazione, alla ricerca e allo sviluppo.
Gellify è una Innovation Factory internazionale che supporta le aziende nei processi di innovazione e aiuta la crescita delle organizzazioni implementando nuovi modelli di business, roadmap tecnologiche, strategie digitali e prodotti, anche grazie al suo portafoglio di asset software B2B.
Healthware Ventures si occupa di investimenti in realtà seed per il settore digital health.
Iconium è una società privata fondata nel 2018 che investe in asset digitali e progetti blockchain in fase seed e pre-seed.
Indaco Venture Partners sgr è una società di gestione del capitale di rischio; collabora attivamente con imprenditori e team di gestione per fornire non solo capitale finanziario, ma anche supporto strategico, consulenza e una vasta rete di contatti. Investe in settori come tecnologia, digitale, salute, energia e ambiente.
Innogest è uno dei fondi di VC più attivi in Italia. Fondata nel 2002, focalizza la sua attività sugli investimenti nelle start-up innovative del settore digitale e delle scienze della vita, per sfruttare le opportunità emergenti nel campo della tecnologia medica e della salute digitale. Oltre 200 milioni di euro il patrimonio gestito.
Invitalia è l’Agenzia nazionale italiana per lo sviluppo, di proprietà del Ministero dell’Economia. Gestisce tutti gli incentivi nazionali che favoriscono la nascita di nuove imprese e le startup innovative e finanzia i progetti grandi e piccoli, rivolgendosi agli imprenditori con concreti piani di sviluppo, soprattutto nei settori innovativi e ad alto valore aggiunto.
Italian Founders Fund è un fondo VC gestito da Koinos Capital, una società di investimento fondata da imprenditori e leader dell’industria e della tecnologia. Il suo obiettivo è trasformare le aziende in piattaforme internazionali.
Italian Angels for Growth (IAG) è il maggiore network di business angels in Italia. È particolarmente attivo nell’investire in start-up innovative nelle fasi iniziali, contribuendo significativamente all’ecosistema imprenditoriale italiano.
Key Capital è una società di VC che investe in startup e imprese ad alto potenziale di crescita nei settori tecnologico, digitale e industriale.
Levante Capital è una società di VC che investe in startup innovative e ad alto potenziale di crescita nel settore tecnologico e digitale.
LIFTT è nata come società operativa nel 2019 da un’iniziativa di Compagnia di San Paolo, Politecnico di Torino e Fondazione LINKS. L’obiettivo è quello di promuovere lo sviluppo e il trasferimento tecnologico dall’Università all’Industria e di aprire la strada da una semplice idea imprenditoriale alla creazione di un prodotto innovativo, offrendo una visione dinamica e moderna del venture capital applicato al trasferimento tecnologico.
LVenture Group è un fondo specializzato nella fase seed e early stage di start-up innovative con un forte potenziale di crescita. Investe in particolare su edutech, fintech, healthtech e software as a service (SaaS).
Milano Investment Partners – MIP SGR è una società di gestione del patrimonio specializzata in tecnologia e stile di vita dei consumatori. La piattaforma di Venture Capital unisce diversi fondi di investimento alternativi e riservati che si concentrano su diverse fasi delle aziende e sulle esigenze degli investitori, offrendo un accesso privilegiato a mercati in crescita.
Neva sgr è nata nel 2016 come Neva Finventures, veicolo di corporate venture capital dedicato a investimenti strategici di Intesa Sanpaolo. Il veicolo investe in società fintech che possano diventare complementari alle attività del gruppo, in industrie chiave come l’economia circolare e la data-driven economy, e in fondi di venture capital.
Oltre Impact è il primo gestore di fondi di impatto in Italia, supportato da una solida base di investitori con importanti investitori istituzionali come il Fondo Europeo per gli Investimenti (EIF), Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Banca Intesa Sanpaolo e principali family office italiani. Investe in educazione, food e progetti sociali.
P101 è un fondo di VC la cui mission è identificare e sostenere start-up innovative e promettenti, preferibilmente nel settore tecnologico. L’acronimo P101 sta per “Programma 101”, in omaggio al primo personal computer della storia, sviluppato da un’azienda italiana.
Panakes è una società di venture capital che sostiene team promettenti nel campo delle scienze della vita, fornendo sia supporto finanziario che supporto aziendale. Investe in startup e PMI in fase iniziale a livello globale, principalmente in Europa e Israele.
Pi Campus nasce inizialmente come braccio di investimento di Translated, un servizio di traduzione che ha introdotto l’uso dell’intelligenza artificiale per aiutare i traduttori professionisti. Oggi è un VC indipendente che investe principalmente in intelligenza artificiale.
Prana ventures è il primo operational venture capital specializzato in investimenti nella fase seed e post – seed delle startup ad alto contenuto tecnologico in tutti i settori.
Primo Ventures è un team di investimento che gestisce fondi focalizzati sul settore digitale (Barcamper Ventures, Barcamper Ventures Lazio, Primo Digital) e sulla nuova economia spaziale (Primo Space Fund).
Principia SGR è specializzato nell’investire in startup e PMI innovative, con un focus particolare su settori ad alta tecnologia come il digitale, le biotecnologie, la meccatronica e la cleantech.
RedSeed Ventures è un fondo di VC che investe in startup tecnologiche e digitali, dando sostegno alle giovani imprese nell’early stage.
SocialFare Seed è il primo veicolo seed italiano per imprese e startup a impatto sociale, braccio VC di SocialFare, Centro per l’Innovazione Sociale in Italia. supporta le startup a impatto sociale accelerate da SocialFare con un’iniezione di capitale iniziale (seed) fino a 100K€.
Synergo Capital è una società di gestione di risparmio indipendente fondata nel 2004 e il primo fondo italio-americano e sostegno delle PMI italiane che vogliono crescere negli USA.
TechEnergy Ventures è il Corporate Venture Capital della Divisione Transizione Energetica di Tecpetrol, parte del Gruppo Techint. Investe a livello globale in aziende tecnologiche in fase iniziale fino alla fase di crescita.
Tim Ventures è il braccio di investimento di Telecom Italia. Si concentra sull’investimento in startup innovative nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT).
United Ventures è un fondo di VC italiano che si focalizza su imprese innovative nell’ambito della tecnologia digitale, compresi i settori dell’intelligenza artificiale, della cybersecurity e delle telecomunicazioni.
Vertis SGR, costituita nel 2007 e con sedi operative a Napoli e Milano, è una società di gestione del risparmio indipendente, autorizzata dalla Banca d’Italia, che opera attraverso 7 fondi d’investimento chiusi, riservati a investitori professionali, assumendo partecipazioni in progetti di ricerca, spin-off universitari, startup, scaleup e PMI.
QUI TUTTI I FONDI VC IN ITALIA DIVISI PER REGIONE
Fondo Nazionale Innovazione, cos’è, quale ruolo ha
Il Fondo Nazionale Innovazione (FNI) è il principale intervento di venture capital finalizzato a sostenere la crescita innovativa delle imprese italiane.
Il FNI è alimentato da risorse pubbliche, che vengono utilizzate, insieme a fondi privati, per investire – direttamente e indirettamente – nel capitale di imprese ad alto potenziale innovativo. Le risorse pubbliche ammontano a 310 milioni di euro, gestiti tramite il “Fondo di co-investimento MiSE”. La gestione del FNI è affidata a CDP Venture Capital S.p.A., società di gestione del risparmio (SGR). Il FNI investe nel capitale sociale di startup, scaleup e PMI innovative, non quotate in mercati regolamentati, che si trovano nella fase di seed financing, di start-up financing, di avvio dell’attività o di scale up financing.
Il FNI può effettuare un investimento diretto nel capitale sociale di PMI e indiretto, attraverso la partecipazione a quote di fondi di venture capital (OICR) che supportano la crescita di PMI innovative. L’intervento del FNI avviene a condizioni di mercato e nei limiti stabiliti dal Decreto interministeriale 27 giugno 2019; la base normativa è contenuta nella Legge 30 dicembre 2018 n. 145, articolo 1, comma 208.
CDP Venture Capital SGR, cos’è, da chi è formata
CDP Venture Capital, società di gestione del risparmio (SGR) è partecipata al 70% da CDP Equity e al 30% da Invitalia.
CDP Equity è una holding di partecipazioni del gruppo Cassa Depositi e Prestiti nata per dare slancio all’economia italiana, investendo capitale di rischio in aziende di rilevante interesse nazionale,
Invitalia SpA prevede tra le sue attività la gestione di quasi tutte le agevolazioni dello Stato alle imprese e alle startup innovative. Le sue partecipazioni societarie sono uno strumento per realizzare la mission dell’azienda.
Venture Capital per l’internazionalizzazione
Un utile strumento a supporto dell’internazionalizzazione per le startup innovative italiane è il Fondo di Venture Capital gestito da SIMEST: un fondo pubblico in convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
SIMEST è una società operativa da 30 anni a supporto degli investimenti diretti esteri delle aziende italiane, con un portafoglio di 230 partecipazioni in tutto il mondo. Il fondo permette di affiancare alla partecipazione di SIMEST nel capitale di controllate estere di imprese italiane una quota a condizioni agevolate, con un limite massimo del 49% della capitalizzazione complessiva prevista.
Con Legge di Bilancio 2022, il Fondo di Venture Capital di SIMEST ha la possibilità di investire in collaborazione con CDP Venture Capital in startup e PMI innovative per un totale di 200 milioni di euro di risorse, destinate in particolare al sostegno di società focalizzate su ESG, trasformazione digitale, ricerca scientifica e life sciences.
Venture Capital, chi raccoglie e analizza i dati di mercato
Dal 2016 la raccolta dei dati relativi al mercato italiano del private equity e venture capital viene realizzata attraverso il database European Data Cooperative – EDC, comune alle principali associazioni di categoria europee. La piattaforma è stata realizzata congiuntamente da AIFI, BVCA (Regno Unito), BVK (Germania), France Invest (Francia), NVP (Olanda), SPAINCAP (Spagna), SVCA (Svezia) e Invest Europe (Europa), al fine di consentire ai soggetti internazionali presenti in più Paesi di avere un unico punto di accesso per l’inserimento dei propri dati, con una metodologia condivisa, permettendo al tempo stesso alle singole associazioni di continuare a raccogliere le informazioni ed elaborare le proprie statistiche nazionali.
Startup Hi-tech, una finestra sull’innovazione in Italia
Un’altra fonte di dati sul venture capital italiano è l’Osservatorio Startup Hi-tech, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. Secondo l’ultimo rapporto, redatto in collaborazione con InnovUp – Italian Innovation & Startup Ecosystem, nel 2022 gli investimenti totali in equity di startup hi-tech italiane hanno superato quota 2,1 miliardi di euro, triplicandosi rispetto ai 694 milioni del 2019. Un andamento sorprendente, se si considera lo scenario internazionale, come fa notare Andrea Rangone, Responsabile scientifico dell’Osservatorio: “In un periodo in cui, a causa di inflazione e instabilità geopolitica, il Paese rivede al ribasso le proprie stime di crescita, le startup segnano invece un andamento in completa controtendenza”.