In Europa i settori del private equity e del venture capital sono decisamente in salute, in Italia invece permane un forte ritardo. Lo confermano i dati che emergono da due importanti report, quello di Invest Europe sul mercato europeo, e quello del Private Equity Monitor sul mercato italiano, entrambi relativi all’anno 2017.
L’Europa conta ottomila fondi di investimento, 64mila “portfolio company” e 250mila operazioni tracciate. Il fundraising totale dei fondi ha raggiunto quasi 92 miliardi di euro, il livello più alto dal 2006, con un incremento del 12% anno su anno. Per quanto concerne più specificamente il fundraising del Venture Capital, questo ha toccato i 7,7 miliardi di euro, leggermente sotto il record del 2016 ( 8,2 miliardi di euro). Ma la notizia più importante è che aumentano finalmente le dimensioni medie dei fondi di VC, con 100 milioni di final closing.
L’Italia offre uno scenario molto diverso e decisamente scoraggiante. Secondo l’ultimo report AIFI gli investimenti del settore Private Equity e Venture Capital ammontano a poco meno di 5 miliardi di euro. Sebbene sia un notevole salto in avanti rispetto al 2016 (anno in cui la raccolta si era fermata a 1,3 miliardi di euro), il numero è stato raggiunto grazie a quanto raccolto da 4 fondi che da soli hanno un fundraising da 4,11 miliardi di euro.
Da un’analisi approfondita dei dati contenuti nei due report, si ricava che l’Europa cresce in aggregato e nei singoli Paesi (a eccezione ovviamente dell’Italia), molti più fondi chiudono raccolte importanti oltre i 100 milioni di dimensione media e hanno così ingenti risorse da investire. Emerge anche che la crescita a livello europeo ha un impatto in Italia, dove i fondi stranieri concludono una operazione su due, facendo concorrenza ai fondi italiani. Ma naturalmente questo contribuisce a fare del nostro Paese una terra di conquista da parte dei “capitali di ventura”.
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