TECNOLOGIA SOLIDALE

Un abbecedario essenziale per l’educazione civica digitale

Pubblicato il 29 Set 2023

cultura tecnologica

Agostino Ghiglia, perché lei definisce un “manuale delle banalità” il libro che ha pubblicato tre mesi fa? Anche per uno dei quattro componenti dell’ufficio del Garante della Privacy, ci vuole coraggio e un fisico bestiale per autodefinire così un proprio testo…
“Non so se ho un fisico prestante, so che ho sentito l’esigenza, per me stesso e per quello che mi dicevano tante persone incontrate in questi anni del mio mandato alla privacy, di mettere nero su bianco un vocabolario dei termini del digitale che usiamo ogni giorno.”

Da dove deriva questa esigenza?
“Mi sono accorto che spesso le persone non conoscono l’esatto significato di termini come chatbot oppure non sanno che cosa può succedere ai loro dati tramite l’uso dello smartphone, cosa significa tutelare la privacy. Per questo lo definisco un “manuale delle banalità”. Perché sono spiegati termini di uso quotidiano, la cui conoscenza è data per scontata, ma tale non è.”
A proposito di non dare nulla per scontato, facciamo insieme l’analisi del titolo del libro, che è “Educazione civica digitale. Abbecedario essenziale”Educazione civica evoca la materia scolastica. È un testo per le scuole?
“È un testo per tutti. Assieme ad Alessandra Genisio e a Silvia Sequi abbiamo costruito un testo agile, sintetico, un vocabolario di pronto utilizzo. Proprio per questo è destinato a tutti, grandi e piccoli, insegnanti e studenti, associazioni e genitori.”
Quindi mi sembra di capire che lei voglia ribadire un dato culturale fondamentale, sul quale insisto da anni: essere nativi digitali non vuol dire essere competenti digitali. Perché l’abilità nel maneggiare gli strumenti digitali non corrisponde alla maturità necessaria per usarli in modo adeguato, rispettoso di sé e degli altri. Vale per lo smartphone come per l’automobile…
“Assolutamente d’accordo. Anche per questo la prima parola del titolo è educazione…”
…che è un termine ambizioso, perché va oltre la semplice istruzione. L’istruzione riguarda il come, l’educazione ha a che fare con il perché. 
“Educare è un compito fondamentale, al quale noi adulti non possiamo venir meno, soprattutto in questi tempi di impetuoso cambiamento. Educazione ha a che fare non solo con le “buone maniere”, ma con l’indicazione di una strada e di una meta. Nel nostro caso la strada è la conoscenza del significato dei termini digitali e la meta è migliorare la convivenza digitale e la padronanza degli strumenti tecnologici.”
 
Procediamo nell’analisi del titolo. Perché si tratta di un abbecedario essenziale? 
“Come abbiamo già detto, abbecedario o vocabolario indica che il manuale tratta i vocaboli del digitale. Essenziale significa che parliamo dei termini principali che usiamo per indicare le “cose” del digitale. Essenziale anche nel senso di avere a che fare non con un libro voluminoso ma con un testo agile, di pronto utilizzo.”
Dal libro emerge un altro concetto di fondo, sul quale è opportuno e utile non avere tentennamenti. La separazione virtuale/reale è ampiamente superata ed è fuorviante usarla ancora. Il digitale è un ambito della nostra vita, al pari degli altri. Si tratta semmai di distinguere tra materiale e immateriale, digitale e fisico o analogico…
“Come ho già avuto modo di dire, il digitale non va considerato un tema separato dal resto della vita. L’era digitale non è un settore, è una rivoluzione culturale che permea tutti gli aspetti della nostra vita. Dobbiamo viverla come una nuova realtà, alla quale approcciarsi in maniera sempre più consapevole”.
Oramai tanto nuova non è. Fosse per me, farei un trattato internazionale per la messa al bando della locuzione “nuove tecnologie”, dopo trent’anni di internet, quindici di social network, l’internet delle cose, ecc.
“Guardi, caro Palmieri, che non a caso parlo di “nuova realtà”. Soprattutto con l’intelligenza artificiale, che già da diversi anni è attiva negli strumenti digitali di uso quotidiano, siamo catapultati in un contesto nuovo, nel quale dobbiamo saperci orientare.
Per questo, per esempio, nel libro insisto sulla necessità di mettere in sicurezza il nostro gemello digitale…”
..vale a dire il “noi stessi” che generiamo online e usando la tecnologia attraverso i nostri comportamenti e i dati che più o meno consapevolmente mettiamo in circolazione…
“…e invece abbiamo il diritto/dovere di essere totalmente consapevoli delle possibili conseguenze di ogni nostra azione digitale.”
In conclusione, con questa frase lei ci ha appena dato il titolo del suo prossimo libro: “Consapevoli digitali”.
“Lei è sempre spiritoso, ma vorrei rassicurarla. Non ho l’ambizione di diventare un saggista, voglio solo fare “apostolato di ignoranza”, diffondere la consapevolezza del “so di non sapere”, essenziale per affrontare questa nuova era. Mi sono cimentato con questo libro per dare un contributo spero utile a fissare alcuni concetti basilari. Promuoverne la comprensione e il buon utilizzo è un impegno che mi basta e mi avanza.”.

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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