TRASFORMAZIONE DIGITALE

Top Management Forum 2018: 7 consigli su innovazione e talenti in azienda

Dal futurista Bruno Marion al cestista Riccardo Pittis, dal direttore d’orchestra Daniele Agiman alla top manager Olga Iarussi le esperienze e le visioni raccontate al Top Management Forum di Knowità. Dove il cambiamento culturale è stato al centro del confronto

Pubblicato il 26 Nov 2018

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La ricerca di talenti e il ruolo delle persone per la trasformazione digitale nelle aziende, l’importanza di un cambiamento culturale nelle aziende, l’importanza di imparare a sbagliare: sono stati questi alcuni dei temi al centro del Top Management Forum organizzato da Knowità il 22 novembre 2018 presso Villa Castelbarco (Vaprio D’Adda, Milano). Il Forum è l’incontro annuale riservato in primis ai membri del Club Knowità o potenziali tali, ossia imprenditori e top manager “innovatori e visionari” che credono nel valore del confronto e desiderano contribuire attivamente allo sviluppo delle proprie organizzazioni.

L’incontro ha visto come protagonisti numerosi leader d’azienda e keynote speaker di alto profilo, tutti appartenenti al tessuto imprenditoriale e manageriale nazionale e internazionale. I lavori si sono aperti al mattino con la  sessione plenaria. Obiettivo: ispirare i partecipanti e supportarli nell’ambito del processo di riflessione strategica. Nel pomeriggio si sono svolte le sessioni parallele: un momento connotato da un approccio interattivo dove sono state approfondite le priorità di business più attuali per competere attraverso il contributo di opinion leader e la partecipazione attiva dei membri del Club Knowità.  Ecco di cosa hanno parlato i principali protagonisti del Forum e quali insegnamenti se ne possono ricavare.

1. SFRUTTARE IL CAOS PER PENSARE IN MODO NUOVO

BRUNO MARION – Futurista, autore e speaker, dopo aver occupato posizioni dirigenziali in importanti società internazionali offre oggi la propria esperienza a persone e organizzazioni, aiutandole a muoversi in un mondo caotico e incerto, in modo che traggano beneficio dalle crisi.

“A 56 anni mi sono chiesto cosa avrei lasciato al mondo, perché non avevo figli. Ho lasciato il mio lavoro ben pagato e ho viaggiato ovunque, perché volevo capire la transizione. Il mondo sta diventando sempre più caotico per numeri, connessioni, velocità. I numeri: siamo ormai 6,8 miliardi di abitanti. Le connessioni: più della metà della popolazione è connessa a Internet e non abbiamo mai viaggiato così tanto. La velocità: tutto è velocissimo e non abbiamo tempo di adattarci. Per la scienza il caos non è né buono né cattivo, è uno status. La cattiva notizia è: per via del caos il sistema può collassare. La buona notizia è: può emergere un nuovo equilibrio, un nuovo modo di pensare, una nuova civiltà. Per questo occorre imparare a disimparare e imparare ad apprendere di nuovo”.

2. LAVORARE SULLE RISING SKILLS,

BART VAN ARK– Executive Vicepresident e Chief Economist & Strategy Officer di The Conference Board, è un economista olandese di fama mondiale e insegna all’Università di Groningen. Studioso di scenari economici, è esperto nel campo della misurazione e dell’analisi.

“Le previsioni per il 2019 e il 2020 non mostrano un ulteriore rafforzamento dell’economia internazionale. L’Eurozona sta rallentando la crescita e le economia della parte meridionale sono quelle più sotto tiro. I consumatori sono ancora fiduciosi in molti Paesi, ma bisogna organizzare la sfida. Come? Per esempio lavorando sulle rising skills, le competenze che si stanno sviluppando.  E non stiamo parlando di un futuro lontano. Il futuro del lavoro è adesso”.

3. SCOMMETTERE SU TALENTI E  VALORI

ROGER ABRAVANEL – Nato in Libia e vissuto in Italia, autore e editorialista con una lunga esperienza in prestigiose società nazionali e internazionali, ha contribuito al recente dibattito pubblico sul tema della meritocrazia e sull’importanza di una sana selezione competitiva fondata sul merito individuale.

“Il nostro Paese non sa valorizzare il capitale umano. Siamo in un’era post-industriale, da 30 anni l’industria manifatturiera in Italia produce il 20% del Pil, il resto sono servizi. Servono talenti. Se una persona è capace e sensibile è in grado di risolvere un problema: sono le capacità emotive, quelle che per esempio hanno le donne. Oggi servono skill cognitive e soft skills. Ma è ritenuto primario dalle aziende che i manager abbiano un’etica del lavoro. E anche i talenti che arrivano in azienda vogliono trovare un sistema di valori”.

4. PUNTARE SULLA DIVERSITY

OLGA IARUSSI – Amministratore delegato per il Sud Europa di Triumph, una delle più grandi aziende di biancheria intima al mondo. Ha maturato una profonda esperienza nella gestione di aziende imprenditoriali e familiari complesse, mantenendo una grande attenzione al mercato e all’evoluzione delle complessità. Nel 2017 ha vinto il Premio Tecnovisionarie.

“La nuova era delle imprese è fluida, aperta, versatile, ma c’è ancora tanto da fare. Va cambiata la cultura aziendale: non bisogna pensare al processo, ma a come si contribuisce al processo. Non bisogna demonizzare l’errore. Il ruolo del team è essenziale, bisogna far capire alle persone che se vince uno vincono tutti. È importante la diversity nelle aziende, non solo intesa come diversità di stato e di conoscenze, ma anche di età. Gruppi con persone di età diverse possono contaminarsi in modo eccellente. Il leader, per essere tale, se lo deve meritare: serve la meritocrazia delle leadership”.

5. ANDARE OLTRE IL PROPRIO LIMITE

RICCARDO PITTIS – Milanese, fra i più forti cestisti italiani nel periodo a cavallo tra gli anni ’90 e il 2000, oggi come formatore e mental coach trasferisce l’esperienza maturata nello sport a persone e organizzazioni.

“Il mio primo allenatore mi diceva: per vincere serve la regola delle tre L, lavoro, lavoro, lavoro. Il secondo allenatore mi ha fatto gareggiare con lui tutto l’anno. Ho sempre perso, tranne l’ultima volta, quando stavo per vincere e lui mi ha bloccato. Poi mi ha detto: “Ecco, ora sei pronto”. È il principio dell’extra-effort, cercare di fare sempre un po’ di più di quanto riteniamo possibile fare. A 30 anni ho avuto un infortunio alla mano destra e ho deciso di cominciare a usare la sinistra: è stato un grande errore. Perché avrei dovuto usarla prima. Avevo un potenziale che fino a quel momento non avevo mai sfruttato”.

6. INVESTIRE SULLA FORMAZIONE DI TALENTI

JASHMID ALAMUTI – Innovatore e transformation strategist inglese, svolge molteplici attività professionali, dalla formazione alla consulenza sino all’imprenditoria. Il suo obiettivo è favorire l’integrazione tra innovazione e tecnologia nell’identità aziendale, ispirando i professionisti verso nuove sfide.

“Nelle aziende è importante creare il giusto collegamento con l’aspetto umano. Un esempio? Ho co-fondato la PI School , la scuola di Pi Campus a Roma, in base al concetto che si può essere pagati per andare a scuola. Gli sponsor e i partner, oltre che per la mentorship, intervengono anche dal lato finanziario, coprendo interamente i costi di iscrizione e permanenza degli studenti. Il principio è: se sono un talento le aziende hanno interesse a finanziare la mia formazione”.

7. LASCIARE SPAZIO ALL’ISPIRAZIONE

DANIELE AGIMAN – Direttore d’orchestra noto a livello internazionale e docente presso università italiane e straniere, promuove la riflessione su temi di comunicazione, leadership ed esecuzione delle performance attraverso le similitudini che associano il lavoro di un’orchestra a quello di un’organizzazione aziendale.

“La partitura musicale è come un business plan: il compositore indica quali note vanno suonate e quali strumenti le devono suonare, ma dà indicazioni necessariamente generiche sulla velocità e sulle modalità in cui queste note vanno suonate. Così è la comunicazione in organizzazioni complesse. Si possono impartire ordini, ma c’è chi deve orchestrarne l’esecuzione. La magia dell’esecuzione può lasciare spazio all’ispirazione”.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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