Visualizzare le immagini in 3D delle zone a maggiore rischio geologico riprese attraverso l’uso di droni, essere in grado di interagire con queste immagini in un’aula di università come se si trattasse di un videogioco a scopo scientifico e riuscire così a capire meglio quali sono le aree più facilmente soggette a terremoti: è un innovativo progetto che unisce la missione scientifica con quella didattica, portato avanti da un gruppo di ricercatori italiani e inglesi coordinato da Alessandro Tibaldi, professore associato di geologia strutturale nel Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra dell’Università di Milano-Bicocca. Servirà a prevenire i terremoti come quello che il 24 agosto ha sconvolto il Centro Italia? “Nessuno è in grado di prevenire i terremoti – spiega Tibaldi a EconomyUp – ma si può cartografare meglio il territorio, riconoscere le faglie, quindi fare una stima delle zone a più alto rischio sismico. Dopodiché si può decidere di edificare strutture anti-sismiche nelle aree ritenute più pericolose. Lo fanno gli ingegneri. Ma gli ingegneri, per sapere dove costruire edifici anti-sismici, hanno bisogno dell’input dei geologi. Guardate cosa è successo a Norcia: non è crollata neppure una casa perché, dopo due precedenti sismi, le abitazioni erano state ricostruite con criteri anti-sismici”.
L’iniziativa del gruppo di studiosi dell’Università Milano-Bicocca ruota dunque intorno all’utilizzo di droni per il monitoraggio del territorio e delle aree geologiche a rischio, le cui riprese in 3D verranno poi utilizzate per lezioni interattive in aula. “È la prima volta in Italia che viene realizzato un progetto di questo tipo” assicura il docente. Il team è stato tra i primi in Italia a usare i velivoli pilotati da remoto, gli Unmmaned Aerial Vehicles (Uav), per sorvolare il territorio ed eseguire missioni di rilevamento dati. Nel 2014 ha testato con successo in una zona dell’Islanda colpita in passato da forti terremoti il nuovo metodo per lo studio del rischio sismico. Il metodo comprendeva riprese aeree di altissimo dettaglio con velivoli automatici e una rappresentazione dei dati con tecniche di realtà virtuale. In questo modo diventava possibile studiare con una precisione prima inimmaginabile le strutture geologiche in grado di produrre futuri terremoti.
In soli due anni l’innovazione ha fatto passi da gigante e l’utilizzo di droni per monitoraggio di aree a rischio è divenuta prassi comune. Ma quest’anno il gruppo di Milano-Bicocca ha fatto un ulteriore passo avanti con un nuovo progetto finanziato con 125mila euro attraverso un bando del Ministero dell’Università e della Ricerca scientifica.
“La novità – spiega Tibaldi – è che faremo riprese con droni in modalità tridimensionale e proietteremo i filmati 3D in aula. Gli studenti, indossando gli appositi occhialini o altre attrezzature più sofisticate come Oculus, potranno esaminare la realtà geologica in tre dimensioni. Potremmo fare didattica immersi nella realtà virtuale. Di più: vogliamo che studenti e docenti siano immersi in un ambiente interattivo e si muovano all’interno di questo ambiente. È come se usassimo un videogioco per vedere e ‘toccare’ da vicino la terra”.
Le aree che verranno riprese sono tra le più attive dal punto di vista sismico, in Islanda e in Grecia. Ma il professore non esclude che si possano effettuare riprese anche in Italia. Per realizzare il progetto l’Università si è alleata con il Consorzio Cometa di Catania. Tempo stimato per portarlo a termine: due anni.
“Nell’iniziativa – afferma – l’aspetto di ricerca scientifica si combina con il progetto didattico: è importantissimo formare i nuovi laureati in geologia che capiscano bene quali sono le aree dove si possono verificare i terremoti, perché ancora non si conoscono tutte, e di quelle che conosciamo dobbiamo capirne di più”. Ovviamente l’obiettivo finale è riuscire a contrastare i danni provocati dal terremoto e in qualche modo prevenirli, anche se, come detto, un sisma non si può prevedere. Si possono però costruire case più robuste nelle zone dove si sa che, prima o poi, capiterà la tragedia. “In Giappone, Paese ad altissimo rischio sismico, lo si fa da tempo, ma anche negli Usa. Solo in Italia siamo indietro” conclude il docente.