La crisi economica mondiale, dalla quale solo ora si comincia a intravedere una via d’uscita, ha da tempo sollecitato una riflessione sui modelli di sviluppo finora adottati, sulla loro sostenibilità, sulla capacità che hanno di rinnovarsi. Quali saranno, quindi, gli strumenti che ci offriranno la possibilità di rilancio e la capacità di costruire un futuro sostenibile? Per Jeremy Rifkin, notissimo economista, pacifista e ambientalista americano, non c’è dubbio che saranno tecnologia e innovazione le protagoniste. E sarà lui stesso a esporre la propria visione in due appuntamenti in programma per domani, giovedì 5 settembre, a Milano: durante il primo evento, “Innovation and technology for a sustainable future”, presso la sede di Assolombarda, Rifkin terrà una lezione introducendo la discussione tra alcuni dei principali attori economici del nostro Paese. Nel pomeriggio, alle 14.30 presso il Politecnico di Milano, il secondo incontro dal titolo “Engineering the future of Europe: the Unitech perspective”.
Laureato in economia presso la Wharton School of the University of Pennsylvania e in Affari internazionali presso la Fletcher School of Law and Diplomacy della Tufts University, jeremy Rifking è stato attivista del movimento pacifista statunitense negli anni Sessanta e Settanta, e nel 1969 ha fondato la Citizens Commission, con l’intento di rendere noti i crimini di guerra commessi dagli americani durante la guerra del Vietnam. È il fondatore e presidente della Foundation on Economic Trends e presidente della Greenhouse Crisis Foundation. Il suo coinvolgimento come attivista del movimento pacifista e ambientalista lo ha visto spesso impegnato negli Stati Uniti, anche politicamente, a sostegno dell’adozione di politiche governative “responsabili” in diversi ambiti relativi all’ambiente, alla scienza e alla tecnologia.; un impegno pubblico che è riflesso in numerosi dei suoi saggi e lavori scientifici.
C.D.