Il 16 settembre, data indicata per avere il parere del Parlamento sul decreto di fine agosto del Consiglio dei Ministri che affida in esclusiva ai notai la costituzione online delle srl e quindi delle startup, è passato ma quel parere non c’è ancora. Una proroga era prevista, ma se si prende tempo è perché trovare una posizione comune fra le forze governo si sta confermando complicato su una questione che ha provocato e sta provocando molti malumori all’interno della maggioranza. È molto probabile che si arriverà, nella migliore delle ipotesi, alla prima settimana di ottobre per arrivare a una sintesi.
Startup online: perché il governo punta sul monopolio digitale dei notai (che è contro l’Europa)?
Continua, quindi, sotto traccia il braccio di ferro fra chi ha sposato gli interessi del Notariato, impegnato a mantenere una rendita di posizione, e chi invece sostiene le ragioni delle startup in nome dell’innovazione e della concorrenza. Il caso è ancora aperto, da quel lunedì 29 marzo in cui il Consiglio di Stato, accogliendo un ricorso dei notai, ha bocciato la possibilità di costituzione online e gratuita prevista dal 2016. La legge delega per il recepimento di una direttiva europea sul diritto societario digitale è stata, poi, l’occasione per “restaurare” il monopolio dei notai, con i conseguenti costi, monopolio che il decreto di fine agosto estenderebbe anche alla dimensione digitale, rischiando di andare contro le indicazioni dell’Unione Europea.
“In nessun modo la Legge di Delegazione parla di affidare la nuova piattaforma telematica al Consiglio del Notariato, perché dovrebbe farlo il Decreto Legislativo conseguente?”, si domanda Luca Carabetta, relatore del Decreto Legislativo che recepisce le disposizioni della Legge di Delegazione Europea in materia di costituzione online di nuove società, un deputato (Cinquestelle) sensibile alle esigenze delle startup. Che infatti ha subito segnalato la stravaganza della decisione del Consiglio dei Ministri: “Le nuove disposizioni affiderebbero in via esclusiva al notariato la realizzazione e gestione della piattaforma telematica finalizzata alla costituzione on-line di società, concessione ben al di là del perimetro della delega originaria. Se la Legge di Delegazione Europea non richiama in alcun modo l’esclusività del notariato relativamente alla realizzazione della piattaforma telematica, non vedo come il Decreto Legislativo conseguente potrebbe farlo. Si tratta di una chiara ed evidente forzatura”.
Insomma, una scelta motivata solo dalle pressioni del Notariato, che porterebbe alla conferma e al consolidamento di una situazione di monopolio. Si domanda Carabetta: “Questo sarebbe accettato dall’Europa o si cadrebbe in contenziosi su profili antitrust? Ho cominciato un confronto con i colleghi di tutte le forze politiche per fare in modo di approvare un parere parlamentare con precise condizioni al Governo, volte proprio ad escludere la possibilità di un nuovo monopolio e aprendo quindi al libero mercato su questo fronte”. Un impegno importante ma non semplice. Per diverse ragioni.
La maggioranza che sostiene il Governo Draghi è, a di poco, variegata, e le regole richiedono un parere congiunto Camera-Senato. In questo momento, poi, sono aperti altri fronti di confronto e scontro tattico. Il relatore alla Camera è l’avvocato Roberto Cassinelli di Forza Italia, che finora ha espresso perplessità sulla scelta del Consiglio dei Ministri. Il viceministro dello Sviluppo Economico Gilberto Pichetto Fratin, del suo stesso partito, ha del resto pubblicamente sostenuto le ragioni delle startup. Relatore al Senato è, invece, Paolo Ripamonti della Lega, che attraverso il suo ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, si è invece mostrato il partito più sensibile alle seduzioni del Notariato. Che, ovviamente, sta continuando a esercitare le sue pressioni e sembra considerare la questione ormai conclusa. “È ormai imminente la possibilità di costituire la società a responsabilità limitata via web e quindi senza recarsi fisicamente dal notaio”, ha scritto mercoledì 15 settembre il Sole24Ore. spiegando poi come funzionerà il nuovo sistema. Vedremo se l’auspicio sarà confermato dal confronto politico. Anche perché si moltiplicano le voci di critica e dissenso.
Dopo Assintel, l’associazione nazionale delle imprese ICT aderente a Confindustria, che ha preso una posizione netta (“così si frena la trasformazione digitale del Paese”), è scesa in campo anche Unioncamere con il suo vicepresidente Mario Pozza, che è presidente delle Camere venete: “Con questa decisione si reca un danno enorme ai giovani che vogliono fare impresa in Italia”. La costituzione online gratuita era gestita fino allo scorso marzo dal sistema camerale. “L’esclusione di questo sistema a favore della piattaforma del sistema notarile è un passo indietro che risponde ad una logica che ci sfugge ma che indubbiamente va a discapito della semplificazione“. E quel sistema potrebbe essere la soluzione per evitare il monopolio dei notai e creare un’alternativa di mercato. Perché nella legge di delegazione di parla di “atto pubblico”, che non è atto notarile ma atto sottoscritto da un pubblico ufficiale come lo sono i funzionari delle Camere di Commercio. La partita continua. (g.io.)