Per molto tempo la sostenibilità è stata soltanto manifestazione unilaterale di volontà e distinzione da parte di pochi e, molto più spesso, comunicazione superficiale e a basso costo per altri. Poi, negli ultimi anni, le cose sono cambiate velocemente e, oggi, il tema della sostenibilità è un fatto strategico. La ragione è semplice: è diventata parte essenziale della domanda.
In ambito retail, la sostenibilità è un cambiamento guidato da consumatori esigenti. Attualmente, nella decisione d’acquisto contano anche fattori come l’ambiente, i diritti, l’energia e la qualità del lavoro.
Ambiente e diritti sociali: il nuovo orientamento del retail
I punti chiave del nuovo orientamento del mondo retail sono la difesa dell’ambiente, l’uso delle risorse e la lotta contro gli sprechi, la trasparenza di comunicazione verso tutti gli attori sociali, le organizzazioni e i comportamenti interni alle aziende. Non manca, in quote di consenso crescente e, a volte, in appoggio a iniziative di advocacy, il sostegno ai gruppi sociali vulnerabili.
Fatto acquisito, e non più tendenza, la sostenibilità come discriminante di acquisto è visibile più chiaramente tra i Millennial (22-35 anni) e nella Generazione Z (16-21). Nelle stime di Global Web Index, 6 persone su 10 del primo gruppo pagherebbero di più per prodotti ecologici e sostenibili, al pari del 58% del secondo. Per Nielsen, solo negli Stati Uniti, nel 2021 i prodotti sostenibili faranno il 25% della spesa, mentre un altro 30% di questa è già indirizzata a brand che, comunque, fanno della trasparenza il modo primario di proporsi.
In casa nostra, uno studio di Largo Consumo/Nomisma rileva come, nel periodo successivo al lockdown, il 27% degli italiani abbia aumentato gli acquisti ecofriendly; e, ancora, sono due su tre i nostri connazionali che privilegiano gli acquisti di brand che promuovono iniziative a favore della sostenibilità.
Sostenibilità nel retail nell’incontro tra domanda e offerta
Con budget più o meno consistenti e in tempi più o meno rapidi, molte aziende stanno applicando criteri di sostenibilità a tutta la filiera, dalla materia prima alla preparazione, al confezionamento e alla distribuzione dei prodotti. Ma non si può esaurire il tema unilateralmente: se la sostenibilità deve permeare la corporate governance, anche la domanda dovrà sviluppare una maturità ulteriore, aumentando la consapevolezza di sé e dei bisogni comuni e trasversali.
Per esempio, conosciamo bene i vantaggi dell’e-commerce, ma non possiamo voltare la testa dall’altra parte quando dobbiamo trattare dei costi ambientali che comporta, con un flusso di merci e di trasporti del tutto sproporzionato al vantaggio oggettivo del cliente e di chi lavora per soddisfarne le richieste. Conosciamo bene, anche, le comodità del food delivery, ma siamo ben consapevoli dei costi sociali indotti.
Retex guida l’evoluzione del mondo retail
Si tratta, per noi e per tutti, di servirsi degli enormi mezzi tecnologici a disposizione per costruire modelli alternativi di produttività e, al tempo stesso, di redditività sociale. Retex non produce beni, né consegna pacchi alla porta. Il suo obiettivo è guidare l’innovazione nel mondo retail attraverso la progettazione di un’esperienza di acquisto interconnessa. Nei suoi ambiti di attività, si sforza costantemente di declinare in modo efficace la sostenibilità, a partire dal disegno delle strutture organizzative, dalla partecipazione paritaria a queste, dalle norme che regolano l’erogazione dei servizi e la scelta dei prodotti e dall’attenta promozione dei valori di inclusività.
La filosofia perseguita dall’azienda è che la tecnologia debba essere parte di un disegno concettuale complessivo. In assenza di questo, la digitalizzazione sarà l’ennesima occasione di aumento della produttività e dei ricavi e, contemporaneamente, di rinuncia alla trasformazione del nostro modo di lavorare e di vivere in chiave sostenibile. Non è un lusso che possiamo permetterci.