Se è vero che la competitività industriale non può più prescindere dalla digitalizzazione, è altrettanto vero che la competitività industriale non può prescindere dalla sostenibilità. E la sostenibilità è la sfida del secolo a cui l’innovazione digitale sembra essere legata a doppio filo. Lo sviluppo sostenibile impone infatti un ripensamento degli attuali paradigmi e modelli: efficientamento delle operations, nuovi modelli di business, nuove modalità di relazione con i clienti e di ingaggio dei dipendenti. Per ripensare questi modelli ecco quindi che proprio il digitale può rappresentare la leva, lo strumento, per affrontare i cambiamenti per un futuro sostenibile.
È stato questo l’approfondimento della terza tavola rotonda del Convegno di presentazione dei risultati annuali degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformaton Academy, tenutosi il 30 novembre scorso al Politecnico di Milano. La tavola rotonda, dal titolo “Che ruolo avrà il digitale per lo sviluppo sostenibile?”, è stata l’occasione per discutere i risultati delle ricerche supportati dalle esperienze di Stefano Cortellesi, Referente processi IT Open Innovation di Inail, Antonio Ganzerli, Digital Sustainability Program Leader di Enel, Sofia Khadiri, Responsabile Innovation Lab LDV20 di Sparkasse Cassa di Risparmio di Bolzano e Rita Speranza, Project Leader del progetto gestione PFU di Automobile Club d’Italia.
Il digitale rappresenta uno strumento utilizzato dalle imprese per supportare i processi di transizione verso approcci più sostenibili. Dalle ricerche emerge come circa 2/3 delle grandi imprese attualmente investe già in soluzioni digitali per rispondere ai problemi di sostenibilità. Il dato cala nelle PMI a circa 1/3, le motivazioni principali sono la mancanza di risorse e di competenze. Si investe principalmente in Data Analytics per tenere sotto controllo consumi e inefficienze ma anche per abilitare nuove soluzioni innovative. Si investe inoltre in industria 4.0, in soluzioni per il lavoro in mobilità, e infine nella transizione a sistemi cloud.
Ha aperto il confronto Stefano Cortellesi, illustrando l’impegno di Inail nella sostenibilità sociale e ambientale. Tra i progetti per la sostenibilità sociale sono state illustrate le realizzazioni di esoscheletri per l’uso funzionale nel lavoro e per la riabilitazione. Per la sostenibilità sociale si è partiti invece dall’interno con il progetto Muv Inail, per rendere efficienti gli spostamenti dei dipendenti nelle 14 sedi. Ci spiega Cortellesi: “grazie alla collaborazione con una startup è stata realizzata l’applicazione che attraverso gamification incentiva i dipendenti ad avere un comportamento più sostenibile negli spostamenti casa-lavoro, usando mezzi alternativi all’autovettura, nonché a comunicare i dati relativi ai loro spostamenti e alle loro preferenze di spostamento, creando nel contempo una cultura aziendale della sostenibilità.”
Antonio Ganzerli in Enel è a capo della unità dedicata al tema della sostenibilità digitale riportando alla direzione Innovability e alla direzione Global Digital Solutions. L’unità svolge un ruolo di governance e coordinamento tra le iniziative nelle diverse Line of Business attraverso le figure degli innovability leader. Approfondisce Ganzerli: “l’unità ha creato il digital sustainability framework e i sustainable performance indicator per comprendere gli impatti sulla sostenibilità, partendo dalla vision e dalla strategia fino all’execution. Sono diversi i progetti avviati: il program digital carbon footprint, per misurare l’impronta carbonica dovuta al digitale in Enel e mettere in campo azioni di contenimento; la gestione circolare degli asset digitali; la sostenibilità sociale con l’accessibilità digitale.”
La sostenibilità è un obiettivo collettivo e va affrontato in modo collaborativo, l’Open Innovation infatti è sempre più adottata dalle imprese anche in riferimento agli obiettivi di sostenibilità. Dai dati delle ricerche l’87% delle Grandi e Grandissime imprese affronta la sfida della sostenibilità tramite lo sviluppo di progetti di innovazione in collaborazione con altri attori. Tra i primi, Università e Centri di Ricerca che si dimostrano interlocutori attenti. Importante ruolo riveste anche la popolazione aziendale, stimolata a contribuire alla sfida del millennio con Innovazione interna partecipativa e diffusa.
La testimonianza di Sofia Khadiri ha raccontato l’impegno di Sparkasse verso gli obiettivi SDGs con l’adozione di strategie ESG e con il contributo della partecipata Civibank. Non solo, l’Innovation Lab LDV20 di Sparkasse arricchisce questo percorso ESG adottando logiche di open innovation. Spiega Khadiri: “LDV20 coinvolge ogni anno gli stakeholder del territorio in un advisory board, in cui esponenti del mondo dell’imprenditoria, del mondo dell’innovazione, della ricerca, delle startup, delle associazioni di categoria vengono invitati a un confronto assieme al gruppo Sparkasse su tematiche prioritarie. Inoltre, LDV20 promuove la sostenibilità e l’innovazione attraverso l’iniziativa Radar, un servizio con il quale le imprese, clienti del Gruppo, vengono accompagnate in un percorso di innovazione imprenditoriale. Ne è un caso il consorzio Melinda che, grazie a Radar e allo scouting di LDV20, ha potuto adottare la tecnologia di una startup trentina per migliorare il sistema di refrigerazione e conservazione delle mele e ridurre i consumi energetici, il tutto tramite Intelligenza artificiale. Questa esperienza ha dimostrato che ci può essere un connubio tra sostenibilità e digitale.”
Ha quindi chiuso Rita Speranza illustrando il sistema di gestione degli pneumatici fuori uso di ACI: “ACI, attraverso una sofisticata piattaforma digitale in connessione con gli oltre 11.000 soggetti nel sistema, guida tutte le fasi del processo, dal pagamento del contributo al concessionario al trasferimento del contributo sul fondo, alla remunerazione attraverso il fondo degli operatori economici che svolgono l’attività di raccolta dei PFU presso i demolitori e ne assicurano la gestione, mediante quindi il recupero di materia presso gli impianti di riciclo. Il valore ambientale è calcolato in oltre 510.000 tonnellate di CO2 risparmiate e nel mancato utilizzo di materie prime vergini. Poi c’è il valore occupazionale, il sistema crea valore per le 45 filiere produttive e le oltre 2.000 imprese che operano su tutto il territorio. E poi c’è il valore per la collettività che beneficia della seconda vita degli pneumatici impiegati per la realizzazione di pavimentazioni sportive, sottofondi stradali, pannelli fonoassorbenti e arredi urbani. La nostra piattaforma è anche flessibile, per cui si può pensare in futuro anche ad una sua applicazione per altri contributi ambientali. Mi piace concludere dicendo che il valore della digitalizzazione sicuramente si potenzia con la partnership tra pubblico e privato.”