Il 50% degli incubatori italiani dichiara di supportare startup a impatto sociale. È quanto emerge dal Social Innovation Monitor, un documento realizzato dal Politecnico di Torino (Dipartimento di Ingegneria gestionale e della Produzione) dedicatioall’analisi dell’innovazione sociale e dell’imprenditorialità. Ma cos’è l’innovazione sociale? Per impresa a significativo impatto sociale si intende l’organizzazione che introduce innovazione sociale, ovvero “una soluzione a un problema sociale più efficace, efficiente, sostenibile, o giusta rispetto alle soluzioni esistenti e per la quale il valore creato è principalmente attribuito alla società nel suo insieme piuttosto che ai privati”.
Non capita di rado di scambiare l’impresa a impatto sociale con un’impresa no-profit, ma le cose non stanno sempre così. Come spiega in questo articolo il sito InsuranceUp, è in crescita infatti il fenomeno delle imprese a impatto sociale che fanno business, che cioè generano valore e ricchezza, ma la cui missione è creare prodotti o servizi innovativi capaci di incontrare bisogni sociali e generare sviluppo economico.
Dando uno sguardo ai dati del Social Innovation Monitor si nota come tra i settori di appartenenza di queste società, quello più rappresentato è legato alla cultura, alle arti e all’artigianato (20%), mentre al secondo posto si trova il settore che include le organizzazioni che operano in ambiti legati alla salute e al benessere (18%), mentre poco più indietro ci sono settori come lo sviluppo di comunità (23%) e la protezione ambientale (21%).
Per quanto riguarda la collocazione il documento riporta che circa il 60% degli incubatori italiani si trova nella al nord, al primo posto troviamo la Lombardia, che ospita il maggior numero di incubatori (25,3% del totale). Seguono Toscana (9,9%) ed Emilia-Romagna (9,3%). Buona parte dell’area meridionale e insulare è piuttosto povera di strutture con solo il 17,9% degli incubatori totali. Al sud, la zona con la minor concentrazione di incubatori, il primato va alla Sicilia.
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