Anche il mondo del sociale ha bisogno di innovazione. Anzi, nel Terzo Settore è “difficile realizzare progetti significativi senza fare sistema e senza usare le tecnologie digitali”. Lo ha detto Donato Iacovone, amministratore delegato di EY Italia, in apertura del Forum EY sul Terzo Settore, giunto alla IV edizione, che si è tenuto il 4 luglio presso la Fondazione Feltrinelli a Milano.
Un appuntamento con vari obiettivi: contribuire a fare sistema tra associazioni, imprese sociali, fondazioni di impresa, aziende e pubblica amministrazione; identificare i percorsi che consentano di rispondere ai bisogni sociali del territorio; facilitare le partnership costruttive tra profit e non profit per creare valore condiviso; valorizzare la finanza sociale come leva strategica di sviluppo. Ma anche – e non ultimo – evidenziare il ruolo della trasformazione digitale nella produzione di valore sociale e valutare le opportunità offerte dall’innovazione digitale in termini di gestione delle organizzazioni non profit, delle risorse e dei flussi finanziari. In concreto valutare la potenzialità delle tecnologie come cruscotto per analisi previsionali e pianificazione sul territorio.
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— Giovanni Iozzia (@gioiozzia) July 4, 2018
TERZO SETTORE: 5,5 MILIONI DI VOLONTARI E 788MILA DIPENDENTI
Il Terzo Settore, costituisce una risorsa preziosa, sia dal punto di vista quantitativo, che dal punto di vista qualitativo. Lo conferma l’ISTAT, nel suo ultimo censimento ha evidenziato che, al 31/12/2015 le istituzioni non profit attive in Italia sono 336.275: l’11,6% in più rispetto al 2011, e complessivamente impiegano 5 milioni 529 mila volontari e 788 mila dipendenti. Rispetto al Censimento del 2011 il numero di volontari cresce del 16,2% mentre i lavoratori dipendenti aumentano del 15,8%. C’è una mancanza di expertise professionali tecniche, si stima che 50.000 persone andranno in pensione a breve termine e non si sa come sostituirle.
TERZO SETTORE: UN LABORATORIO DI COMPETENZE SOFT
Da un punto di vista qualitativo, oltre a sviluppare competenze tecniche in ambiti specifici, il mondo del volontariato e del Terzo Settore rappresenta anche un laboratorio straordinario per lo sviluppo di Competenze soft già presenti in passato, ma che devono essere ridisegnate per adattarsi alle nuove condizioni sociali e professionali come requisito fondamentale per far fronte a modalità di lavoro nuove.
TERZO SETTORE: I WORKSHOP DI EY
Il Forum rappresenta un’ulteriore tappa del cammino che Fondazione EY ha attivato attraverso i sette workshop svolti tra maggio e giugno, nel corso dei quali i rappresentanti delle principali realtà e associazioni hanno dialogato al fine di cogliere le opportunità attuali e fare rete per affrontare le criticità per uno sviluppo sociale.
Ecco gli spunti emersi dagli interventi dei partecipanti al Forum sul Terzo Settore.
IACOVONE (EY): “PORTARE INNOVAZIONE NELL’ECONOMIA SOCIALE”
Donato Iacovone, Ad di EY in Italia e Managing Partner dell’Area Med: “Per avere successo nel lungo termine, le imprese devono integrare la sostenibilità nel core business, il Terzo Settore deve definire un processo decisionale efficace, che consenta di raggiungere obiettivi realistici, e la Pubblica Amministrazione, che ha sempre meno risorse, proprio per questo deve favorire nuove modalità di alleanza. Per riuscire a crescere c’è bisogno di un processo forte di valorizzazione delle reti profit e non profit e di forma innovative di partnership con la PA. Portare innovazione all’interno del mondo sociale e fare sistema è determinante per far crescere l’economia e supportare il welfare”.
COMINARDI (MINISTERO LAVORO): “LA RIVOLUZIONE DIGITALE TRASFORMERÀ LE RELAZIONI SOCIALI”
Claudio Cominardi, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le Politiche Sociali: “Il fatto che la rivoluzione tecnologica e digitale sia destinata ad avere un impatto significativo sul modo di produrre, lavorare e consumare, è un tema ormai ampiamente discusso su scala globale. Di certo tale rivoluzione non interesserà unicamente le singole persone, bensì le nostre stesse relazioni sociali e umane, ed anche in questi campi l’azione politica non potrà limitarsi ad assistere, ma dovrà svolgere un ruolo attivo per adattare al presente concetti e modelli ormai superati: nel modo di fare impresa, nel modo di formare ed educare, nel modo di fare welfare. Tale consapevolezza ha ispirato l’azione del gruppo politico a cui appartengo ed ispirerà, ne sono certo, quella del Governo del Cambiamento”.
MORGANTI (BANCA PROSSIMA): “DAL TERZO SETTORE CREDITO DI QUALITÀ”
Marco Morganti, CEO Banca Prossima: “Dalla sua nascita nel 2007, tramite uno speciale Fondo di garanzia per gli enti nonprofit, Banca Prossima ha dato credito a 1.700 imprese che non vi avrebbero avuto accesso secondo i criteri di rating convenzionale, per un totale di €450 milioni. Si tratta di numeri non indifferenti sul totale di 63mila clienti complessivi della Banca, dato l’elemento di rischio insito nel finanziamento di questi soggetti. Eppure, fa riflettere la qualità media del credito. Il 90% di questi enti sono tuttora in vita e stanno restituendo regolarmente il debito, molto spesso realizzando una crescita quantitativa e qualitativa che li porta definitivamente nella fascia della migliore clientela. Il nostro operare concretamente per la crescita del Terzo Settore con questi e altri strumenti specifici significa davvero operare in termini di impatto. E di impatto misurabile. Siamo molto contenti che questo ruolo propulsivo di Banca Prossima sia riconosciuto e apprezzato in occasioni qualificanti come quella odierna”
TAJANI (COMUNE DI MILANO): “L’INNOVAZIONE SIA INCLUSIVA”
Cristina Tajani, Assessore a Politiche del lavoro, Attività produttive, Commercio e Risorse umane, Comune di Milano: “Il modello di governance delle politiche per l’innovazione che Milano ha sperimentato in questi anni è stato rivolto a riconoscere e includere i nuovi attori emergenti nell’ideazione e nel disegno delle policy. L’innovazione per noi ha senso soltanto se è capace di essere inclusiva e di generare meccanismi virtuosi di crescita e redistribuzione insieme. Le nostre prime sperimentazioni sull’impatto sociale sono orientate a incentivare e accompagnare la nascita di attività ibride, capaci di coniugare la generazione di ricchezza con la sostenibilità e la condivisione, soprattutto in periferia”.
GIOVANNINI: “AVANTI VERSO LO SVILUPPO SOSTENIBILE”
Enrico Giovannini, Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile: “I segnali dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo si moltiplicano, anche nel nostro Paese. Ecco perché occorre subito un più forte impegno del settore privato, del non-profit e della politica verso lo sviluppo sostenibile. Non parliamo di un’utopia, ma di scelte concrete possibili e vantaggiose per tutti, non solo per pochi”.
FIASCHI (FORUM TERZO SETTORE): “NOI IN PRIMO PIANO NELL’INNOVAZIONE SOCIALE”
Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Nazionale Terzo Settore: “Il Terzo settore gioca un ruolo di primo piano nei processi di innovazione sociale: la prossimità alle persone e alle comunità lo rende attento alle priorità emergenti e creativo nella ricerca di nuove soluzioni. Un talento su cui il Paese deve scommettere per il suo rilancio e che la riforma del Terzo settore valorizza anche con strumenti nuovi come la finanza sociale e premiando la capacità di fare rete. Reti e partnership per lo sviluppo e il progresso delle comunità costituiscono la nuova frontiera di impegno per tutti gli attori. In questo senso la co-programmazione e la co-progettazione tra istituzioni e privato sociale rappresentano un’importante evoluzione capace di costruire nuove e più efficaci architetture istituzionali e sociali”.
ALGERI (UBI COMUNITÀ): “FARE SISTEMA TRA PROFIT E NON PROFIT”
Vincenzo Algeri, Responsabile Area UBI Comunità: “UBI Banca da anni applica l’approccio del “fare sistema” tra profit e non profit, coinvolgendo associazioni, imprese sociali, fondazioni di impresa, imprese e pubblica amministrazione. Con questi interlocutori una specifica Area strategica della banca, denominata UBI Comunità, sviluppa relazioni commerciali e partnership pluriennali. Dall’incontro e dal dialogo con questi enti sono nati progetti di finanza sociale di rilevante innovazione, come il Project Finance Sociale e i Social Bond. Gli enti del Terzo Settore, in particolare, in questo continuo scambio di esperienze sono diventati non solo dei clienti di cui meglio comprendiamo le esigenze, ma anche partner di progetti rendicontati a livello di impatto sociale, nonché fornitori di servizi nell’ambito del welfare aziendale promosso da UBI Banca”.
CARAZZONE (ASSIFERO): “LE FONDAZIONI HANNO MISSIONI, NON PROGETTI”
Carola Carazzone, Segretario Generale Assifero: “Di fronte a complesse crisi globali – economiche, ambientali, sociali, culturali – la filantropia strategica sta assumendo un nuovo ruolo politico e sociale. L’unicità del valore delle fondazioni filantropiche sta nella ricchezza privata che possono mettere a disposizione del bene comune, nella qualità dei loro asset, non nella quantità, visto che anche messe tutte insieme non potrebbero mai sostituire i budget pubblici. Politicamente e finanziariamente indipendenti, le fondazioni filantropiche hanno una enorme libertà strategica e una ampia flessibilità e agilità di azione. Di fronte a politiche economiche e sociali costrette a occuparsi del contingente, le fondazioni, ben lungi dall’essere meri erogatori-tampone, oggi sono probabilmente tra gli attori più capaci di innovazione e cambiamento sociale, più efficaci nel rimettere al centro dell’azione politica e sociale, il futuro. Con il 40% delle fondazioni filantropiche esistenti oggi a livello globale costituite dopo il 2000, le fondazioni hanno un importante ruolo da giocare: sostenere processi partecipativi in grado non solo di gestire risposte ma di costruire il futuro. È fondamentale che le fondazioni investano nelle organizzazioni del terzo settore e in obiettivi strategici e missioni – come direbbe Mariana Mazzucato – non solo in progetti”.
GEREVINI (FONDAZIONE GIORDANO DELL’AMORE): “AL NON PROFIT PIÙ INCUBATORI E ACCELERATORI”
Marco Gerevini, Consigliere Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore: “Ormai il confine tra secondo e terzo settore va sfumando sempre più. La recente riforma del terzo settore, in particolare nell’ambito della disciplina dell’impresa sociale, introduce elementi di interesse anche per investitori profit che abbiano a cuore il bene comune e l’impatto sociale prodotto dai loro investimenti. Perché si diffonda questo nuovo approccio agli investimenti che guarda non solo al rendimento finanziario ma anche alla generazione di benefici per le comunità e gli individui, è necessario che migliori sostanzialmente la qualità della domanda, in termini di prospettive di sostenibilità economica, e che si sviluppino ulteriormente e si consolidino alcuni elementi cruciali: dalle metodologie per la valutazione dell’impatto, agli strumenti finanziari di capitale e di debito più idonei, alla presenza di soggetti di supporto come advisor, consulenti, intermediari finanziari, incubatori, acceleratori, allo sviluppo di tecniche finanziarie che includano nei modelli di valutazione il valore dell’impatto generato, a riduzione del rischio o dell’ “hurdle rate” dell’investimento”.
MENTO (HUMAN FOUNDATION): “INNOVARE IL WELFARE”
Federico Mento, Segretario Generale Social Valute Italia e Direttore Human Foundation: “C’è bisogno di innovare il nostro sistema di Welfare, scommettendo sulla valutazione d’impatto sociale e promuovendo una collaborazione sempre maggiore tra attori pubblici, attori privati e Terzo Settore”.
BEDA (FONDAZIONE SODALITAS): “LO SVILUPPO SOSTENIBILE CREA LAVORO”
Alessandro Beda, Consigliere Delegato Fondazione Sodalitas: “Il tema della sostenibilità investirà complessivamente l’occupazione giovanile in quanto tutte le imprese italiane progressivamente dovranno fare i conti con una strategia sostenibile» ha dichiarato Alessandro Beda, Consigliere Delegato di Fondazione Sodalitas. «Per quanto riguarda direttamente l’occupazione nelle professioni di sostenibilità aziendale, l’offerta sarà in crescita esponenziale in quanto oggi il tema ha toccato non più del 10% delle imprese italiane. La sostenibilità coinvolgerà tutte le professioni e i ruoli all’interno delle aziende: si aprono, dunque, grandi opportunità di lavoro per il futuro”.
BRUNO (CGM): “IMPRESA SOCIALE È USCIRE DAGLI SCHEMI TRADIZIONALI”
Giuseppe Bruno, Vice Presidente Gruppo Cooperativo CGM: “Fare impresa sociale significa operare costruendo nuovi paradigmi, capaci di cambiare o contaminare positivamente gli schemi tradizionali dell’economia, sia quella for profit sia non profit. Un tipo di impresa capace di scardinare gli stereotipi sul “vecchio mondo del sociale”, perché mette al centro la capacità di costruire non solo valore sociale ma anche economico sotto forma di “ricchezza diffusa”. Per rispondere ai bisogni di oggi e di sempre occorre sostenibilità, capacità di fare investimenti, nuove competenze e vicinanza ai territori e alle comunità”.
PORCARI (DINAMO ACADEMY): “L’IMPRESA SOCIALE CREA OCCUPAZIONE”
Serena Porcari, Presidente Dynamo Academy Impresa Sociale: “L’impresa sociale è tra le forme organizzative più funzionali alla promozione e creazione di nuova occupazione e di “buona” occupazione. La motivazione e passione verso la causa sociale insieme ad un modello organizzativo efficiente da impresa e una visione del lavoro basata su obiettivi precisi e sostenibilità economica sono gli ingredienti principali che la caratterizzano”.
SAMMARCO (ITALIACAMP): “PICCOLI NUMERI MA GRANDE IMPATTO SOCIALE”
Fabrizio Sammarco, Amministratore Delegato ItaliaCamp: “Spesso ci scoraggiamo davanti ai piccoli numeri. Invece dobbiamo concentrarci sulla parola “Impatto” e iniziare a leggere i fenomeni con le lenti d’ingrandimento delle esternalità positive prodotte invece che dei soldi investiti”.