La prima cosa che colpisce all’arrivo a Helsinki durante la settimana di Slush è che in aeroporto le file non sono alle partenze, ma agli arrivi.
Per evitare terribili code al gelo finlandese del tardo autunno davanti al polo fieristico, gli organizzatori di quella che secondo molti operatori è diventata l’occasione di incontro annuale più significativa in Europa nel mondo del tech (quest’anno a cavallo fra novembre e dicembre), hanno infatti pensato di prevedere il ritiro dei badge già in aeroporto, ottenendo così anche il doppio risultato di fare conoscere la fiera anche a chi si trova nella capitale finlandese per altri motivi e di immergere subito i partecipanti nell’atmosfera unica di Slush.
Slush 2023, i numeri dell’evento tech di Helsinki
Per alcuni i numeri in questo ambito sono quasi tutto, e allora è giusto partire da quelli: 5.000 startup, 3.000 investitori, 300 testate giornalistiche, padiglioni in rappresentanza della maggior parte dei Paesi europei e una infinità di side events che per molti hanno più valore della partecipazione stessa alla fiera, fino a spingersi sino ad Helsinki senza il carissimo biglietto (sotto data supera il migliaio di euro) per entrare nell’enorme padiglione, ma limitandosi a frequentare il maggior numero di eventi collaterali possibili, con la certezza di divertirsi molto e la speranza di creare occasioni di business.
Slush è come una matrioska, il primo strato è Helsinki
Slush può considerarsi una matrioska, quelle bambole che cambiano volto ad ogni strato.
Il primo, quello esterno e visibile a tutti, è la città di Helsinki che è raramente al centro del mondo in uno specifico ambito e quindi da una parte vive per Slush in quei giorni, e dall’altra aggiunge fascino ed unicità all’esperienza dei partecipanti. Da questo punto di vista, c’è poco paragone con l’impatto di una enorme iniziativa come VivaTech nell’economia delle attività parigine, o persino del Web Summit su Lisbona.
Slush, una fiera caratterizzata dal buio
Il secondo livello è la fiera vera e propria, che colpisce subito per una caratteristica che altrove sarebbe quasi inconcepibile: all’interno dell’enorme edificio c’è un buio pesto, spezzato solo dalle luci dei vari stand ma senza alcun tipo di illuminazione centrale.
Perdersi fra i padiglioni, che pure quest’anno erano meno che in passato, equivale a fare davvero una passeggiata nel futuro e a potersi confrontare con alcuni fra i più brillanti founders e tra gli investitori di maggiore successo al mondo. In questo scenario, rimane quasi sullo sfondo una programmazione di interventi e conferenze senza pari nei cinque palchi principali all’interno dei quali si alternano, fra gli altri, primi ministri, imprenditori visionari e investitori che hanno contribuito a cambiare il mondo.
Non possono mancare una zona relax (naturalmente al buio), dove è comune vedere qualcuno che si è appisolato, né la quasi inaccessibile “Investor lounge”, nella quale ognuno fra i principali fondi globali ha un banchetto dove ricevere partner passati, presenti e futuri.
I padiglioni nazionali e l’interesse per l’Italia
Un ulteriore livello è quello dei padiglioni nazionali, che possono avere molteplici ruoli a seconda di come vengono interpretati dagli allestitori. Gli stand possono svolgere mera rappresentanza o animare attività di approfondimento verticale e di presentazione delle startup nazionali, come ad esempio il padiglione Italia, che è ben presto divenuto il centro di gravità per i moltissimi operatori italiani presenti quest’anno.
Occasioni come Slush sono troppo importanti per essere sprecate, in particolare da un ecosistema in rimonta come il nostro, ed è fondamentale utilizzare le 36 ore scarse della fiera per fare emergere in modo chiaro e netto quanto potenziale ci sia in Italia.
Seguendo una tendenza che si può ormai ritenere consolidata, anche in questa occasione l’interesse dimostrato da parte degli operatori internazionali nei confronti del nostro Paese è stato evidente, segno che non vi sono più pregiudiziali ma che anzi la percezione che l’Italia possa essere uno dei centri di sviluppo del tech nei prossimi anni è opinione sempre più condivisa anche all’estero.
L’ultimo livello di Slush: centinaia di side events
C’è poi un ulteriore livello, che di fatto è una sublimazione degli altri tre. Nel tardo pomeriggio la fiera chiude i battenti, e li apre…la città di Helsinki. Nel corso della settimana e nonostante in teoria Slush duri solo il giovedì e il venerdì, vengono organizzati centinata di side events, utili per posizionarsi per chi organizza e per aprire o rafforzare rapporti per chi partecipa. Come sempre in questi casi, c’è la grande, e un po’ stucchevole, corsa per trovare gli accessi ai party più imperdibili ed esclusivi, dove si presume ci sia il mix ideale fra divertimento e contatti potenziali.
La combinazione fra i vari livelli e la partecipazione dei migliori operatori del settore rende Slush un appuntamento annuale più unico che raro, che ha anche avuto il grande merito di fornire un posto centrale nella mappa dell’innovazione europea a un Paese relativamente periferico come la Finlandia.
Come in ogni ambito, per crescere è necessario confrontarsi con i migliori e da questo punto di vista l’ecosistema italiano ha finalmente smesso di guardare gli altri dal basso in alto, anche grazie a una presenza di filiera significativa in quello che può a buon diritto definirsi il principale appuntamento europeo in ambito tech.
Kiitos Helsinki, e all’anno prossimo!