Uber sembrava “morta” in Italia, poi è arrivato un rinvio e sarà ancora operativa fino a nuovo pronunciamento. Ma comunque andrà a finire la vicenda italiana, in futuro potrebbero nascere nuove Uber nel nostro Paese e nel mondo che andranno a coprire un mercato ancora in buona parte da esplorare.
Dal 16 aprile l’applicazione della startup più valutata al mondo sarebbe dovuta diventare fuorilegge: lo ha stabilito una sezione di un Tribunale di Roma, bloccando l’utilizzo dell’app per chiamare un’auto a noleggio da smartphone. Motivo: “concorrenza sleale” nei confronti dei tassisti. Una decisione che ha suscitato clamore in Italia ma anche negli Stati Uniti, dove l’azienda è stata co-fondata nel 2009 da Travis Kalanick: la testata Mashable ha significativamente titolato: “Dimenticatevi il bando di Uber a Austin (Texas): ora è proibita in un’intera nazione”.
Poi venerdì 14 aprile il tribunale di Roma ha accolto la richiesta di sospensiva dell’ordinanza che richiedeva l’interruzione dei servizi di mobilità Uber. “Siamo molto felici di poter comunicare a tutti i driver e agli utenti di Uber in Italia che potranno continuare ad utilizzare l’applicazione fino alla pronuncia del Tribunale sul nostro reclamo” ha detto Carlo Tursi, general manager di Uber Italia.
(QUI tutte le tappe di come si è arrivati al blocco di Uber in Italia)
Certamente Uber ha incontrato e sta incontrando una serie di ostacoli sul suo cammino, come spiega in questo articolo Umberto Bertelè, docente universitario e autore di “Strategia”. Ma il mercato che copre è ancora così limitato a livello internazionale che non si può non ipotizzare, nel medio periodo, una sua naturale espansione.
È quanto emerge da questo grafico pubblicato da Statista che riporta i risultati di una ricerca, condotta da Dalia Research a dicembre 2016 e febbraio 2017 su oltre 43mila persone in 52 Paesi, relativa all’utilizzo delle app for mobility services, applicazioni per servizi di mobilità. Nello studio sono state incluse tutte le app del ride-hailing (sostanzialmente “chiamata” di taxi o auto a noleggio) ma anche quelle per noleggiare in proprio auto, bici o per condividere corse in auto con estranei.
Come si vede il tasso di adozione di app per la mobilità a livello mondiale non è così diffuso come si potrebbe pensare. In testa alla classifica delle persone che hanno usato almeno una volta un’applicazione per la mobilità ci sono a sorpresa (ma non troppo) i cinesi: in Cina lo ha fatto oltre un abitante su due. Più sorprendente il dato che arriva dal Messico, al secondo posto con il 46% dei messicani che hanno usato queste app. Terzo posto per la Russia, seguita (chi l’avrebbe detto?) dalla Spagna, la prima europea della lista. A seguire il Brasile. Gli Stati Uniti sono soltanto al sesto posto, una posizione inusuale per quella che è la patria di Uber, del competitor Lyft e di tante altre realtà tecnologiche della Silicon Valley. Settima la Gran Bretagna, tallonata da Canada, Francia, India e Germania. Italia non pervenuta tra le prime undici.
“Se le mobility app sono la norma in città quali San Francisco e New York – commenta Statista – c’è ancora molto spazio per la crescita di servizi come Uber nel mondo, dato che in molti mercati il tasso di adozione delle app per la mobilità è ancora sotto il 50 per cento. Persino negli Stati Uniti solo il 30 per cento della popolazione tra i 14 e i 65 anni ha usato un’app per noleggiare, condividere o chiamare un’auto”.
A sottolineare le potenzialità di crescita del mercato è anche The Economist, che scriveva in questo articolo datato settembre 2016: “Nel breve periodo Uber è in pole position per guidare la rivoluzione grazie al suo predominio nel ride-hailing, quella parte del mercato dei trasporti che registrerà la crescita più elevata. Oggi questo comparto rappresenta meno del 4% di tutti i chilometri percorsi all’anno a livello globale ma, secondo la banca Morgan Stanley, crescerà fino al 25% entro il 2030”.
Negli ultimi mesi, per il colosso di San Francisco la situazione si è rapidamente evoluta verso nuove complicazioni e grattacapi. Ad oggi non tutti sono così sicuri che la società continuerà a dominare il ride-hailing. Ma, dai dati a nostra disposizione, sembra altamente probabile che, nonostante Uber continui a rischiare il blocco in Italia, potrebbe (dovrebbe) esserci spazio in futuro per nuove Uber, o realtà analoghe o contigue, non solo nel nostro Paese ma in tutto il mondo. Alcune ce ne sono già, altre stanno nascendo e nasceranno. Con buona pace dei tassisti italiani, che peraltro, stimolati dalla concorrenza con Uber, hanno lanciato loro applicazioni come IT Taxi, MyTaxi e AppTaxi. Ma non resterenno sicuramente le sole.