La ricerca

Sharing economy, un italiano su tre vuole provarla

Da uno studio Ipsos commissionato da Airbnb e Blablacar emerge che il 75% dei cittadini conosce l’economia della condivisione e che il 31% è disposto a sperimentarla. Almeno una persona su dieci già ricorre a questi servizi. Il ricercatore: “La molla non è solo il risparmio, ma anche l’innovazione e l’etica”

Pubblicato il 02 Lug 2014

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Non date il merito (o la colpa) alla crisi. Almeno, non solo. Perché la sharing economy, ritornata in auge con l’avvento della recessione mondiale, più che un bisogno è diventata una scelta di vita. Un’alternativa che ti permette di viaggiare, spostarti, lavorare, fare acquisti spendendo meno e aprendosi agli altri. Un settore che ha preso piede anche in Italia, e che sembra desinato a rimanere.

Oltre a colossi come Airbnb e Blablacar nel nostro Paese è tutto un fiorire di piattaforme di economia collaborativa: secondo i risultati della ricerca Ipsos commissionata dai due servizi di alloggio e trasporto condiviso tra privati, l’86% del campione intervistato, formato da mille italiani dai 18 ai 64 anni, ha modificato le proprie abitudini di consumo e 2 su 3 hanno ridimensionato le spese.

Car e bike sharing, coworking e condivisione dell’alloggio, vacanze e non solo: questi i servizi che si sono affermati di più negli ultimi tempi. Nel complesso, una persona su tre (il 31% degli intervistati) si dice interessata a ricorrere alla sharing economy, l’11% si dichiara già utilizzatore, mentre il 27% che si è invece dimostrato orientato negativamente verso il fenomeno.

Solo una minoranza degli intervistati ritiene che l’economia collaborativa sia destinata a restare un fenomeno di nicchia: il 57% prevede infatti una forte diffusione del ride sharing, il 47% ritiene che l’house sharing crescerà nel prossimo futuro, mentre i settori che sembrano avere maggiori potenzialità sono quelli che riguardano la condivisione del luogo di lavoro e del mezzo di trasporto.

Il risparmio che deriva dall’uso di questi servizi viene visto solo come uno dei vantaggi: “Se da un lato la crisi e la necessità di far quadrare il bilancio familiare hanno certamente agevolato le pratiche di sharing, dall’altro la leva economica, pur preminente, non è la sola alla base della diffusione del fenomeno”, spiega Fabio Era, uno dei ricercatori a capo dello studio. “La novità e l’innovazione, la socialità ma anche la sostenibilità ambientale e l’etica implicite nella condivisione di beni e servizi, sono le determinanti emergenti, che possono sostenere la sharing economy una volta superata la crisi”.

Dalla ricerca è emerso infatti che il 75% degli intervistati ha sentito parlare di sharing economy e, tra coloro che conoscono questo fenomeno, il 67% lo identifica con beni e servizi (ride sharing, condivisione della propria casa, bike sharing, ecc.), mentre il 21% lo associa a un vantaggio economico. Il servizio più noto è Blablacar, già presente in 12 Paesi e con otto milioni di iscritti: il 46% degli intervistati ne ha almeno sentito parlare e anche chi non la conosce prende in considerazione l’idea di utilizzare l’app per viaggiare insieme: secondo la ricerca, meno del 30 per cento dice di non essere interessato al servizio, prevalentemente nella fascia di età 55-64 anni e al Nord.

I più favorevoli all’idea sono i 18-24enni, residenti perlopiù al Centro e al Sud. Non a caso tratte come Roma-Bari sono ormai tra le più popolari su Blablacar, con una partenza ogni pochi minuti. E le potenzialità sono enormi: “Il 96 per cento degli intervistati dichiara di utilizzare l’automobile almeno una volta a settimana”, commenta Olivier Bremer, country manager di Blablacar per l’Italia. “Una percentuale elevatissima che, unita al fatto che in media ogni auto viaggia con 2,5 posti liberi, dimostra quanto sia significativo il potenziale del ride sharing in Italia”.

Airbnb, piattaforma che permette l’affitto di una stanza o casa tra privati in 34 mila città e 190 Paesi nel mondo, è meno nota tra gli intervistati: solo il 4 per cento la conosce e l’ha utilizzata, ma a questi si somma un buon 64 per cento di quelli che non ne hanno sentito parlare ma che comunque la prenderebbero in considerazione. Meno di uno su tre non l’ha mai visitata perché non interessato o per mancanza di fiducia. E proprio la sicurezza è uno degli aspetti chiave su cui la società di San Francisco sta insistendo.

“Airbnb offre infatti una garanzia a chi mette a disposizione la propria casa, un servizio di assistenza clienti attivo 24 ore su 24, in 16 lingue per rendere la community il più sicura e affidabile possibile. Pagando attraverso la piattaforma inoltre, c’è la certezza di non andare incontro a brutte sorprese”, commenta Matteo Stifanelli, country manager Airbnb Italia. Poco più del 60 per cento guarda ad Airbnb come uno strumento per ottenere anche un vantaggio economico, ma una percentuale ancora più alta, il 66 per cento, dice di apprezzare nel servizio la possibilità di vivere i luoghi e la cultura del posto, oltre a sperimentare la bellezza e l’originalità degli alloggi. A dimostrazione che il risparmio da solo non basta.

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