Dopo 15 anni Roberto Cingolani lascia l‘Istituto Italiano di Tecnologia. Il centro di ricerca, a Bolzaneto Genova, è in qualche modo una sua creatura, visto che a partire dal 2005 ha lavorato al suo avvio e poi al suo consolidamento come punto di riferimento nelle tecnologie più avanzate. Il 23 luglio le dimissioni, accolte dal consiglio dell’istituto che ha designato come successore Giorgio Metta, a partire dall’1 settembre. Cingolani, che passa a Leonardo come chief technology e innovation officer, lunedì 5 agosto ha salutato i “suoi” ricercatori con un discorso breve ma denso di messaggi, rivolti all’interno ma anche al mondo esterno, dove l’attività dell’Istituto non è sempre stata sostenuta come sarebbe stato necessario. “Adesso bisogna lavorare per l’Italia”. Ecco il testo del saluto di Roberto Cingolani pubblicato su OpenTalk, il magazine dell’Istituto.
Questa è la prima vota che scrivo un discorso, dato che normalmente improvviso. Ma volevo lasciarvi alcuni messaggi e volevo essere certo che fossero scritti da qualche parte, perché possano essere conservati. Così magari li riascolterete nuovamente fra 15 anni e farete una verifica dei fatti.
Roberto Cingolani: le sfide dell’Istituto Italiano di Tecnologia
Decidere di lasciare IIT è stata una decisione difficile. IIT è una fantastica realtà di ricerca scientifica. Quello che siamo riusciti a realizzare in dodici anni non ha eguali nel mondo. La prima sfida è stata, appunto, crearlo, nonostante un sistema poco amichevole, se non addirittura ostile certe volte.
Ma ce l’abbiamo fatta! Oggi IIT è considerata dalla comunità scientifica una realtà eccezionale nel campo degli istituti di ricerca di tutto il mondo.
Ma come abbiamo fatto? Perché abbiamo lavorato duro, siamo stati intellettualmente onesti, abbiamo adottato un approccio visionario e siamo stati giusti e meritocratici.
La sfida che ci attende è quella di mantenere questo stato di cose, ma migliorarne la qualità. Il sogno è quello che in dieci anni IIT possa essere conosciuto come un’eccellenza nel mondo della ricerca non sono dagli addetti ai lavori, ma anche da chi non fa parte del mondo scientifico. Un patrimonio per l’Italia, non un semplice istituto di ricerca.
Per questo motivo ho pensato che fosse tempo di lasciare il timone a qualcuno più giovane e più in gamba di me. Inoltre era il momento di uscire dalla comfort-zone, quel luogo di connessione non tangibile fra i figli di IIT (tutti voi) ed il padre (ovvero me). Nonostante sia stato a lungo la forza motrice ed il catalizzatore per IIT per un lungo periodo di tempo, sono certo che nel lungo periodo avrei finito per essere una limitazione, come spesso capita quando le istituzioni vengono identificate con un individuo e non viceversa.
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«Così l’Italia può diventare una superpotenza dell’innovazione»
Questi quindici anni sono stati straordinari ed i risultati sono tangibili. Nessuno può contestarne gli esiti. Ma è ora di girare pagina e passare al secondo livello.
Cingolani: l’IIT non è stata un’esperienza fine a se stessa
Dovrete provare che IIT non è stato un’esperienza fine a se stessa. Abbiamo raggiunto un punto di non ritorno e tutti voi potrete crescere ancora, diventare più competitivi, più attrattivi e più forti. Potete diventare modelli, dare l’esempio e superare i vostri limiti. Se un limite esiste, esiste solo dentro voi stessi, quindi sorpassatelo e basta.
Per farlo siate lungimiranti, guardate avanti, non smettete di chiedervi quali siano i problemi e quali le soluzioni possibili.
Lottate contro la burocrazia inutile e lottate contro la mediocrità e contro l’ipocrisia. Non dimenticate di essere scienziati globali in una comunità globale. Ma soprattutto aiutate e supportate i più giovani.
Grazie davvero ragazzi. È stato un onore lavorare con tutti voi. Addio.