Dopo avere parlato di ESG nel precedente articolo, è il momento di scrivere su un altro tema “inevitabile” quando si parla di sostenibilità: gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, o SDG (Sustainable Development Goals). Ma mentre nei confronti degli ESG mi sono permesso di sollevare qualche critica, nei confronti degli SDG l’adesione è totale: non sono solo un’occasione per integrare la strategia dell’azienda in quella più ampia che l’umanità deve adottare per progredire in modo equo e virtuoso. Gli SDG sono il migliore framework a cui fare riferimento e vanno intesi come il sistema “superiore” di riferimento per la definizione degli obiettivi, delle strategie e dei piani di azione delle imprese orientati alla sua sostenibilità.
Affermo anche che questa adozione è già sufficiente per incamminarsi nella direzione del “business for good” in quanto genera di per sé le condizioni per la creazione del valore economico, umano, sociale ed ambientale che è alla base di questo concetto. Non per nulla in questi anni gli SDG hanno goduto di un livello crescente di notorietà, sia in generale che nel mondo delle imprese. Sfido chiunque a non avere visto oramai infinite volte questa tabella.
I diversi approcci verso gli SDG
Le imprese che hanno accolto la richiesta delle Nazioni Unite di farli propri e integrarli nelle proprie strategie sono nel frattempo diventate sempre di più. E di fatto non esiste un report di sostenibilità che non li citi. Il fatto che siano citati vuol dire però che sono adeguatamente considerati? Non proprio o non ancora. Di fatto anche nei confronti degli SDG le imprese possono adottare approcci diversi e cioè, ai loro estremi:
- partire da ciò che già si fa e “riferirlo” agli SDG che vengono toccati in modo positivo, così svolgere il proprio bel compitino e con esso fare bella figura nei confronti dei propri stakeholder;
oppure
- analizzare a fondo gli SDG (non solo i 17 macro ma tutti i 169), cercare di capire in che modo si impatta sugli stessi e poi farli propri, impegnandosi a migliorare il proprio impatto e contribuire all’aspirazione universale ad un mondo più giusto ed equo, a cui corrisponda una vita dignitosa per tutti e un utilizzo misurato e consapevole delle risorse del pianeta. Quindi un mondo più sostenibile, per le generazioni di oggi e di domani.
Inutile dire che il primo approccio è davvero limitativo mentre il secondo può aprire orizzonti straordinari su come l’impresa può contribuire al raggiungimento di questi obiettivi. Peraltro, il perseguimento degli SDG può anche rappresentare un’opportunità per le imprese, da due prospettive diverse.
I benefici
La prima prospettiva che permette di godere di benefici oggettivi riferendosi agli SDG nella definizione delle proprie strategie, è quella di prevenire l’impatto negativo che sull’impresa può avere l’evoluzione legislativa qualora non ci si adegui precocemente a quanto le norme presto proporranno.
La seconda sta nell’ottenimento di vantaggi competitivi fondati sulla capacità di corrispondere meglio alle istanze sociali ed ambientali che provengono dai cittadini e dai mercati, e al forte stimolo all’innovazione che queste comportano.
Inoltre, attraverso l’uso di un modello superiore e di un linguaggio comune e noto, il riferimento agli SDG permette di inquadrare i propri sforzi in una cornice “alta” oltre che di chiarire bene in quale direzione l’impresa vuole creare valore umano, sociale ed ambientale. E grazie a questo l’impresa può diventare appetibile per quei talenti che in questo tipo di imprese vogliono lavorare e per quei clienti che con queste imprese vogliono avere a che fare.
Gli SDG in azione
Detto questo, come lo si fa concretamente? Serve ovviamente buona volontà ma anche metodo e da questo punto di vista viene in soccorso delle imprese uno strumento straordinario e cioè l’SDG Compass, creato dal Global Compact delle Nazioni Unite. Come affermato nel documento stesso: “L’obiettivo dell’SDG Compass è di guidare le imprese nel processo di allineamento delle loro strategie agli SDG, così come misurare e gestire il loro contributo”.
Una delle caratteristiche dell’SDG Compass è di riferire l’identificazione degli obiettivi specifici dell’impresa a tutta la sua catena del valore, il che, come affermato in questo articolo, è davvero fondamentale se si vuole essere “seri” nell’affrontare il tema del proprio impatto. Nel libro “L’Impresa for good” dedico un capitolo proprio a esemplificare come questo può avvenire, cioè, in sintesi:
1. identificare le fasi della catena di valore dove l’impresa genera gli impatti sociali e ambientali più importanti;
2. distinguere gli impatti sociali/ambientali positivi da quelli negativi che l’impresa genera per ciascuna delle fasi della catena di valore;
3. identificare l’SDG al quale l’impatto positivo o negativo è associato;
4. definire l’azione concreta attraverso la quale si aumenterà l’impatto positivo o si mitigherà impatto negativo sull’ SDG.
Misurare il proprio impatto sugli SDG
Ma agire senza misurarsi è come camminare un po’ zoppi, e per evitarlo il Global Compact delle Nazioni Unite ha affidato a B Lab (l’organizzazione non profit che guida il movimento delle B Corp) il compito di creare un sistema di misurazione che permetta alle aziende di identificare il proprio impatto sugli SDG, denominato SDG Action Manager . L’SDG action manager è uno strumento di misurazione organico e completo della performance di impatto sugli SDG delle imprese. E per come è concepito l’SDG Action Manager non solo misura la performance ma spiega come l’impresa può agire per migliorare il proprio impatto, diventando quindi uno strumento di indirizzo strategico ed operativo. Dulcis in fundo: l’SDG Action Manager è gratuito e qui c’è un video tutorial che spiega come affrontarlo. Sembra troppo bello per essere vero ma è così, quindi il lettore curioso può iniziare a esplorarlo senza esitazioni.
In sintesi: il framework degli SDG è completo e nello stesso tempo legittimato ad essere considerato come la migliore bussola a disposizione delle imprese per capire cosa c’è da fare e orientare i propri sforzi di conseguenza; gli strumenti esistono e sono efficaci; al lettore è lasciata la buona volontà!