Non solo banchi a rotelle: la scuola del presente e del futuro ha a disposizione una serie di strumenti innovativi, dai videoproiettori interattivi ai monitor touch, dalle stampanti 3D a vari tipi di arredi che possono aiutare a migliorare la didattica. L’importante è sapere che questi strumenti esistono, saperli usare e soprattutto capire in quali occasioni sono necessari e in quali invece potrebbe addirittura rallentare l’apprendimento. L’innovazione negli ambienti scolastici, insomma, deve essere personalizzata. E soprattutto non può essere calata dall’alto o imposta dall’esterno, ma deve passare attraverso l’interazione tra strumenti informatici e ambienti.
Lo spunto di riflessione è il banco a rotelle, protagonista della riapertura dell’anno scolastico 2020/2021 caratterizzato dalla pandemia da coronavirus. Pensato in funzione anti-Covid19 per mantenere il distanziamento tra gli alunni, il prodotto tarda ad arrivare negli istituti: a luglio è stato pubblicato il bando per ordinare fino a 1,5 milioni di banchi monoposto tradizionali e fino a 1,5 milioni di sedute attrezzate di tipo innovativo. Bando chiuso ad agosto con le effettive assegnazioni. Obiettivamente c’è stato poco tempo per poter consegnare il prodotto.
Ma è davvero uno strumento di innovazione nella didattica? “Lo è, ma non per la didattica tradizionale” commenta. parlando con EconomyUp, Stefano Ghidini, amministratore delegato di C2, gruppo di Cremona attivo dal 1996 nel settore dell’informatica, che studia e realizza ambienti innovativi per scuole ed aziende, integrando soluzioni digitali con prodotti tecnologici. Da circa un anno C2 ha aperto Innovation Center a Cremona, Brescia e presso la sede di Microsoft a Milano con lo scopo di far sperimentare a presidi e insegnanti (ma anche agli studenti) i prodotti innovativi e le nuove tecnologie. “I banchi con le rotelle nascono per un lavoro collaborativo – sottolinea Ghidini – non per lezioni frontali: servono cioè a far sì che in breve tempo una classe possa dividersi in piccoli gruppi per lavorare su determinati argomenti. L’opposto del motivo per cui sono stati adottati dalle nostre scuole. Inoltre, per le loro ridotte dimensioni, non vanno bene per il disegno tecnico: non c’è spazio sul banco per un album da disegno”.
Scuola, l’innovazione tecnologica per la didattica
Al di là dell'”affaire banchi”, il Covid19 potrebbe rappresentare anche per la didattica, così come per altri settori, una spinta a procedere sulla strada dell’innovazione tecnologica. Da qualche tempo l’evoluzione tecnologica ha consentito ai docenti di poter utilizzare nuove soluzioni mirate a trasformare il loro metodo didattico rendendolo più efficace. La didattica a distanza ha dato il suo rilevante contributo durante il lockdown, il ritorno sui banchi di scuola può vedere intensificata l’integrazione tra strumenti digitali e presenza fisica. In questi ultimi tempi ci si sta muovendo tra Monitor Touch e videoproiettori interattivi, per non parlare delle “vecchie” ma ancora usate Lim.
Il videoproiettore interattivo
Appeso a una parete dell’aula, proietta immagini in grandi dimensioni come in una sorta di grande touch pad. Toccando la zona proiettata, il docente è in grado di interagire con il computer e ogni elemento all’interno del videoproiettore diventa interattivo. Funziona con lo stesso principio di un normale proiettore, ma possiede una telecamera installata parallela alla lampada che punta sullo schermo e rileva la posizione della penna. In alcuni modelli viene anche rilevata la posizione delle dita.
Monitor touch
I Monitor Interattivi, naturale evoluzione touch screen avanzata delle lavagne multimediali, sono tra le soluzioni di ultima generazione più richieste. Un monitor touch è più piccolo rispetto a un video proiettore interattivo per quanto riguarda la superficie proiettabile, ma ha una definizione più elevata. Sarà dunque adatto a classi più piccole e poco consigliabile per aule da 30 o più studenti.
LIM
Introdotta nel 2006 e ancora oggi richiesta, la LIM, lavagna interattiva multimediale (LIM), sta tuttavia cominciando ad essere superata dagli strumenti citati sopra. Il dispositivo consente di scrivere usando pennarelli virtuali. Essendo collegata ad un personal computer permette il mantenimento del classico paradigma didattico concentrato sulla lavagna, per quanto predisposto all’integrazione multimediale, con accesso alla rete telematica policentrica (Internet) e la possibilità d’utilizzare qualsiasi software didattico.
Soluzioni di intelligenza artificiale per le presenze
Da tempo l’intelligenza artificiale viene utilizzata con successo nella scuola, principalmente nell’ambito di alcuni strumenti che aiutano a sviluppare competenze e sistemi di test. Le soluzioni di AI possono anche aiutare a rendere le aule più accessibili, soprattutto per chi parla una lingua differente o per chi ha disabilità visive o uditive. La creazione di “contenuti intelligenti”, (guide digitalizzate dei libri di testo ecc.) viene già utilizzata a tutti i livelli, dalle scuole elementari a contesti professionali e aziendali. Sono diverse le applicazioni, anche gratuite, per l’apprendimento di lingue straniere o il miglioramento della scrittura che sfruttano anche meccanismi di gamification.
Per quanto riguarda in particolare l’emergenza Covid19 – e la necessità di monitorare presenze e spostamenti all’interno degli edifici – C2 sta lavorando a una software che lancerà la prossima settimana per verificare a livello statistico le presenze degli studenti all’ingresso, in classe, nei corridoi. Grazie all’Ai sarà possibile verificare eventuali rischi e segnalare l’allarme.
Scuola e innovazione: il caso C2
Soprattutto per quanto riguarda le applicazioni di intelligenza artificiale, C2 intrattiene collaborazioni con varie startup innovative. “Inutile fare nomi perché sono tutte ugualmente valide” dice Ghidini. “Spesso inventano cose bellissime e non hanno a chi raccontarle. Noi siamo in grado di portarle in un mercato a cui altrimenti non avrebbero accesso. Stiamo poi valutando se aprire noi stessi una startup, per questo stiamo cercando risorse umane in grado di aiutarci ad innovare ulteriormente”.
Specializzata in informatica, C2 – che ad oggi ha un fatturato di circa 40 milioni di euro e una sessantina di dipendenti – ha deciso alcuni anni fa di guardare al mondo della scuola e all’innovazione nella didattica. “Abbiamo girato il mondo con presidi e insegnanti e ci siamo resi conto che, per usare le tecnologie nella scuola, era necessario cambiare gli arredi. Per esempio, ci siamo accorti che, se anche i 30 studenti di una classe venivano dotati di 30 notebook, facevano più fatica a lavorare se l’aula aveva una determinata configurazione degli arredi non adatta a quel tipo di utilizzo. Da lì abbiamo sviluppato software innovativi, siamo diventati ricercatori ed advisor”.
Durante il lockdown C2 ha fatto formazione gratuita a più di 300mila insegnanti tutta in Italia da remoto, su richiesta del ministero dell’Istruzione, per l’utilizzo delle piattaforme Microsoft Office 365 e Google – Gsuite.
Tra i banchi a rotelle, però, non ci saranno quelli commercializzati dall’azienda cremonese. “Nel bando era prevista una penale per chi ritardava le consegne, abbiamo ritenuto di non poter rispettare i tempi. In realtà c’è stato un ritardo generale. Ma fare le cose di corsa non è innovazione. Preferiamo mantenere il nostro buon rapporto con le scuole e proseguire sulla strada intrapresa da anni”.