Anche un’organizzazione nata nel secolo scorso per aiutare i minori in difficoltà ha bisogno di innovazione. Ne è un esempio Save the Children Italia, una delle poche realtà nel settore no profit con una divisione dedicata proprio all’innovazione. Da qualche tempo l’organizzazione fondata nel 1919 a Londra da Eglantyne Jebb, e oggi attiva in 116 Paesi con una rete di 30 organizzazioni nazionali, ha capito che, per crescere, è indispensabile innovare. Lo hanno compreso i vertici che guidano la federazione a livello internazionale, lo ha capito la struttura italiana, che, tra le altre cose, quest’anno ha lanciato una challenge per startup. “Vogliamo stringere alleanze per trovare soluzioni innovative e scalabili alle sfide che affrontiamo ogni giorno” spiega a EconomyUp Lorenzo Catapano, Head of Innovation, Digital Technology & Data.
L’innovazione in Save the Children
Partiamo proprio dal suo job title, che evidenzia un particolare approccio all’innovazione di Save the Children Italia. È inedito per il settore no profit?
Non posso parlare per tutto il settore, dalla limitata visibilità che ho di altre organizzazioni, ma posso dire ciò che vedo in quelle più grandi: ci sono, sì, persone che lavorano sull’innovazione, ma spesso questa è legata a specifiche aree, per esempio il marketing digitale. Noi, invece, abbiamo un approccio trasversale, con una divisione dedicata all’innovazione che riporta direttamente alla direzione. Gestiamo progetti che riconosciamo come innovativi, con un focus su processi e strumenti per mantenere un ambiente innovativo. Il focus prioritario della nostra area all’interno dell’organizzazione è infatti la creazione di qualcosa di nuovo su specifici ambiti di innovazione che ricadono nella nostra responsabilità. La nostra particolarità è riunire i vari ambiti dell’innovazione sotto un’unica responsabilità, concentrandoci sui processi. La nostra innovazione si integra nei processi aziendali, coinvolgendo esperti interni per creare progetti che siano gestiti in modo diverso rispetto alle pratiche consolidate e tradizionali.
Tutto questo avviene in Save the Children Italia. Come vi rapportate sui temi dell’innovazione con la parte internazionale?
Operiamo con autonomia all’interno della nostra federazione internazionale. A livello centrale, c’è un’attenzione crescente verso l’innovazione, con una riorganizzazione in corso per strutturare meglio quest’area. Ma il nostro modello di innovazione è più autonomo rispetto alla struttura internazionale. La parte internazionale di Save the Children non ci impone linee guida specifiche; piuttosto, promuove la condivisione di buone pratiche. E noi siamo una sorta di best practice italiana, siamo sicuramente uno dei membri più avanti sul fronte dell’innovazione.
La challenge per startup
Tra le varie iniziative, Save the Children Italia ha lanciato una Challenge per startup. Come è nata l’idea?
È avvenuto durante il lancio del paper Open Impact Innovation: modelli e collaborazioni per generare impatto sociale, attraverso un convegno a cui hanno partecipato ospiti importanti, tra cui l’Osservatorio Startup Thinking del Politecnico di Milano di cui siamo partner. In quel contesto è stata lanciata la challenge, promossa insieme a 40Jemz, una holding di investimento che fornisce advisory all’ecosistema del venture capital e investimenti di seed capital a startup ad alto potenziale. La nostra call è rivolta a startup che vogliano proporre soluzioni a favore dell’infanzia e dell’adolescenza.
Qual è l’obiettivo e quali sono i settori di attività?
La challenge ha l’obiettivo di trovare soluzioni innovative e visionarie che possano essere utilizzate all’interno dei nostri progetti per generare un impatto positivo sulla vita di bambini e ragazzi. 40jemz valuterà un investimento nelle startup più promettenti nelle aree di impatto individuate dalla nostra Organizzazione. I soggetti selezionati avranno anche l’opportunità di testare la propria soluzione nei nostri progetti e di ricevere mentorship dagli esperti tematici per migliorare il loro impatto. Gli ambiti in cui devono operare le startup sono educazione di qualità, protezione dei minori e inclusione sociale, riduzione della povertà e promozione della salute, diritti e partecipazione.
Come funziona il processo di selezione? Cosa deve avere una startup per attrarre la vostra attenzione?
Cerchiamo soluzioni che possano avere un modello di business sostenibile e applicabile ai nostri contesti. Parte del nostro processo di valutazione è capire se queste soluzioni sono adatte alle sfide che affrontiamo. Anche se una startup non rientra nei canoni di investimento di 40Jemz, potremmo comunque esplorare collaborazioni di diversa entità. Abbiamo lanciato la call il 20 giugno senza una scadenza rigida, proprio per mantenere aperta la possibilità di scoprire nuove opportunità. Stiamo promuovendo questa iniziativa attraverso articoli, incontri con acceleratori e altre attività di comunicazione.
Le priorità dell’innovazione in Save the Children
Può darmi un esempio delle priorità su cui state lavorando?
Una delle nostre priorità è migliorare l’apprendimento dell’italiano come seconda lingua per minori con background migratorio. Stiamo esplorando come le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale possano fungere da complemento ai corsi esistenti. Vogliamo utilizzare soluzioni digitali per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue, adattandoci alle esigenze specifiche dei nostri beneficiari. Cerchiamo di integrare metodologie che permettano ai ragazzi di mettere in pratica immediatamente ciò che imparano. In questo senso, stiamo dialogando con startup che operano nel campo delle tecnologie educative per capire come possiamo implementarle nei nostri programmi. Potrebbero nascere progetti pilota.
Avete già individuato una realtà specifica?
Sì, stiamo cominciando a parlare con più realtà interessanti, non tutte provenienti dalla challenge lanciata con 40Jemz. Speriamo che queste interazioni possano portare a collaborazioni fruttuose e innovative.
E cosa ci puoi dire delle candidature che avete già ricevuto?
Non è stata distribuita nessuna “Gemma”, ma alcune valutazioni sono ancora in corso. L’obiettivo è continuare a lavorare su progetti prioritari e collaborare con startup che possano offrire soluzioni innovative. Per esempio, per noi, l’area delle tecnologie educative è prioritaria, dato l’impatto significativo sulla formazione dei ragazzi.