Se sei su TikTok, da martedì 9 febbraio (non a caso giorno del
Safer Internet Day) dovrai certificare nuovamente la tua data di nascita. Questa la scelta che questa piattaforma social ha preso per dare seguito al provvedimento con il quale il Garante della Privacy ha chiesto di verificare l’età delle persone registrate alla piattaforma. Inoltre, Tik ok ha garantito che metterà in campo anche una campagna di sensibilizzazione per i genitori e algoritmi in grado di verificare l’età degli utenti.
È una buona notizia? Lo è. Come ha dichiarato Guido Scorza, componente del collegio del Garante per la Privacy, “è un punto d’inizio”. Un buon punto di inizio, a mio avviso, in sé e soprattutto perché evidenzia una serie di punti di metodo utili per mettere meglio a fuoco il rapporto tra istituzioni e piattaforme, che possono aiutarci a orientare il nostro atteggiamento verso di esse:
1. Il “miglioramento” dei social passa dal dialogo serrato tra istituzioni e piattaforme. Un dialogo non morbido ma forte, serrato e tecnicamente accorto, per evitare che nuove soluzioni aprano nuovi problemi, magari senza nemmeno risolvere i vecchi.
2. Le nuove regole per tutelare i cittadini si fanno CON le piattaforme e non velleitariamente CONTRO di esse. Non per sudditanza, ma perché è il modo più rapido per intervenire, in attesa di farlo con leggi ragionevoli e non velleitarie. A questo riguardo è importante la pressione dell’opinione pubblica e dei media. Chiamasi realismo.
3. Una regolamentazione per legge è meglio sia di carattere sovranazionale. A tal proposito, il 15 dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato il Digital Service Act. Anche questo è un punto di inizio.
4. In attesa della legge, le Autorità possono esercitare un ruolo di interlocuzione con le piattaforme per spingerle nella direzione di una nuova assunzione di responsabilità.
5. Responsabilità è la parola chiave. Vale per le piattaforme, vale per le istituzioni, vale anche, se non soprattutto, per le famiglie e per tutti noi. Come stare online dipende non dipende da un algoritmo, ma unicamente dal comportamento individuale.
Questo è il punto chiave per evitare ogni tipo di sterile moralismo. Serve un di più di responsabilità. Il tragico evento di Palermo della bimba morta per una sfida su TikTok ci ha nuovamente messo davanti a una evidenza: nativi digitali non sono competenti digitali, come ricordavo
la settimana scorsa nel dialogo con Rosy Russo. Sta a noi adulti accompagnarli nella loro vita digitale, esattamente come facciamo negli altri ambiti della vita materiale.
Soggetti educativi e ultimamente anche aziende, hanno preparato indicazioni utili su TikTok e sui compoortamenti online, proprio perché la responsabilità riguarda tutti e non ne possiamo fare a meno. Perché la tecnologia è solida(le) se noi siamo solidi. Dobbiamo imparare a esserlo.