INDUSTRIA BELLICA

Robot killer, è allarme: perché i big della robotica hanno scritto all’Onu

I ricercatori stanno sviluppando armi autonome in grado di scegliere un bersaglio senza essere guidate da un essere umano. 116 esperti internazionali hanno sollecitato l’Onu a occuparsi dei rischi che potrebbero comportare: “Con loro conflitti armati di ampia portata”. Anche l’Italia tra i firmatari dell’appello

Pubblicato il 23 Ago 2017

robotarmi

Nell’era della robotica gli esseri automatizzati potrebbero non solo sostituire gli umani in compiti relativi al lavoro industriale o alla vita quotidiana, ma rischiano di diventare pericolose armi di distruzione di massa. È con questo timore che 116 esperti internazionali di robotica, tra cui Elon Musk, hanno scritto una lettera aperta alle Nazioni Unite.

“Le armi autonome letali – si legge nella missiva, firmata anche da italiani – minacciano di diventare la terza rivoluzione nel comparto bellico. Se saranno sviluppate, i conflitti armati verranno combattuti ad un livello più ampio che mai e con una tempistica più veloce di quanto gli esseri umani possano comprendere. Saranno armi del terrore, armi che dittatori e terroristi useranno contro la popolazione innocente o armi hackerate in modo da funzionare come non dovrebbero. Non abbiamo molto tempo per agire. Quando questo vaso di Pandora verrà aperto, sarà difficile richiuderlo”.

In altre parole all’orizzonte potrebbero esserci i robot killer capaci di stragi inaudite e di vastissima portata. Il robot assassino è un tipo di arma autonoma in grado di scegliere e seguire un bersaglio senza essere guidato da un essere umano. Ancora questi robot non esistono, ma sono in corso di sviluppo.

I firmatari della lettera all’Onu sono originari di varie parti del mondo e si definiscono esponenti di “aziende che costruiscono tecnologie di Intelligenza Artificiale e robotica, le quali potrebbero essere rivisitate e riproposte al fine di sviluppare armi autonome”. Tra loro c’è Elon Musk, il visionario imprenditore padre di PayPal e co-fondatore di Tesla Motors, l’accademico Toby Walsh e James Chow della cinese Ubtech. Ci sono poi Mustafa Suleyman, uno dei creatori della compagnia DeepMind che appartiene a Google, Igor Kuznetsov, fondatore e direttore della società russa NaviRobot, e Alexey Yuzhakov e Oleg Kivokurtsev, fondatori della russa Promobot. Nella lunga lista appare anche l’Italia con Alessio Bonfietti, founder e CEO di MindIT, e Angelo Sudano, founder e CTO di ICan Robotics. Altri nomi italiani: Massimiliano Versace, founder, CEO e Presidente di Neurala Inc, USA; Alberto Rizzoli (con Simon Edwardsson), co- founder e CEO di AIPoly, USA.

Il testo comincia ricordando che la Conference of the Convention on Certain Conventional Weapons (CCW) dell’Onu – Convenzione entrata in vigore nel 1983 con lo scopo di vietare o limitare l’uso di alcune armi convenzionali considerate eccessivamente dannose o con effetti indiscriminati – ha deciso di creare un gruppo di esperti governativi sulle arme letali: il Group of Governmental Experts (GGE) on Lethal Autonomous Weapon Systems. I 160 esperti assicurano : “Molti dei nostri ricercatori e ingegneri sono ansiosi di offrire consulenza tecnica alle deliberazioni del GGE”. Inoltre suggeriscono che alla presidenza del GGE venga messo l’ambasciatore dell’India Singh Gill. Soprattutto sollecitano il gruppo di lavoro a “lavorare duramente per trovare modalità per prevenire la corsa a questo tipo di armi, proteggere i civili da un utilizzo sbagliato ed evitare gli effetti destabilizzanti di queste tecnologie”.

Il motivo della lettera è un mancato appuntamento. Il primo incontro del GGE si sarebbe dovuto tenere giorni fa, ma è saltato a causa di un piccolo numero di Stati che non ha pagato le contribuzioni dovute all’Onu. Perciò i firmatari sollecitano a “raddoppiare gli sforzi in vista del primo meeting del GGE programmato per novembre”.

I robot sono al centro dell’Industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale che renderà le fabbriche totalmente interconnesse e automatizzate, ma sono destinati a sostituire gli umani anche in altre professioni: segretarie, fattorini  infermieri, giornalisti.  Macchine automatizzate sempre più complesse e affidabili hanno già  varcato il confine delle grandi fabbriche e stanno invadendo il settore del commercio e della piccola industria.

Dal 2000 in poi gli scienziati hanno cominciato a produrre robot destinati a scopi sociali. Tra questi ci sono Harry, il primo umanoide in grado di camminare della Toyota (2005), disegnato per suonare realmente la tromba; RoboThespian (UK, 2016), primo robot con sembianze umane ad essere commercializzato, un androide che recita e che ha partecipato a film e commedie, oltre a celebrare un matrimonio in Cina; Kodomoroid (Giappone, 2014), lettrice di notizie per Miraikan, il Museo Nazionale Giapponese delle Scienze emergenti. Quando è stata creata, la giornalista Kodomoroid era considerata uno degli androidi più realistici del mondo.

Nell’era della robotica gli esseri automatizzati potrebbero non solo sostituire gli umani in vari compiti relativi al lavoro industriale o alla vita quotidiana, ma rischiano di diventare pericolose armi di distruzione di massa. È con questo timore che 116 esperti internazionali di robotica, tra cui Elon Musk, hanno scritto una lettera aperta alle Nazioni Unite.

“Le armi autonome letali – si legge nella missiva, firmata anche da italiani – minacciano di diventare la terza rivoluzione nel comparto bellico. Se saranno sviluppate, i conflitti armati verranno combattuti ad un livello più ampio che mai e con una tempistica più veloce di quanto gli esseri umani possano comprendere. Saranno armi del terrore, armi che despoti e terroristi useranno contro la popolazione innocente o armi hackerate in modo da funzionare come non dovrebbero. Non abbiamo molto tempo per agire. Quando questo vaso di Pandora verrà aperto, sarà difficile richiuderlo”.

In altre parole all’orizzonte potrebbero esserci i robot killer capaci di stragi inaudite e di vastissima portata. Il robot assassino è un tipo di arma autonoma in grado di scegliere e seguire un bersaglio senza essere guidato da un essere umano. Ancora questi robot non esistono, ma sono in corso di sviluppo.

I firmatari della lettera all’Onu sono originari di varie parti del mondo e si definiscono esponenti di “aziende che costruiscono tecnologie di Intelligenza Artificiale e robotica, le quali potrebbero essere rivisitate e riproposte al fine di sviluppare armi autonome”. Tra loro c’è Elon Musk, il visionario imprenditore padre di PayPal e co-fondatore di Tesla Motors, l’accademico Toby Walsh e James Chow della cinese Ubtech. Ci sono poi Mustafa Suleyman, uno dei creatori della compagnia DeepMind che appartiene a Google, Igor Kuznetsov, fondatore e direttore della società russa NaviRobot, e Alexey Yuzhakov e Oleg Kivokurtsev, fondatori della russa Promobot. Nella lunga lista appare anche l’Italia con Alessio Bonfietti, founder e CEO di MindIT, e Angelo Sudano, founder e CTO di ICan Robotics. Altri nomi italiani: Massimiliano Versace, founder, CEO e Presidente di Neurala Inc, USA; Alberto Rizzoli (con Simon Edwardsson), co- founder e CEO di AIPoly, USA.

Il testo comincia ricordando che la Conference of the Convention on Certain Conventional Weapons (CCW) dell’Onu – Convenzione entrata in vigore nel 1983 con lo scopo di vietare o limitare l’uso di alcune armi convenzionali considerate eccessivamente dannose o con effetti indiscriminati – ha deciso di creare un gruppo di esperti governativi sulle arme letali: il Group of Governmental Experts (GGE) on Lethal Autonomous Weapon Systems. I 160 esperti assicurano : “Molti dei nostri ricercatori e ingegneri sono ansiosi di offrire consulenza tecnica alle deliberazioni del GGE”. Inoltre suggeriscono che alla presidenza del GGE venga messo l’ambasciatore dell’India Singh Gill. Soprattutto sollecitano il gruppo di lavoro a “lavorare duramente per trovare modalità per prevenire la corsa a questo tipo di armi, proteggere i civili da un utilizzo sbagliato ed evitare gli effetti destabilizzanti di queste tecnologie”.

Il motivo della lettera è un mancato appuntamento. Il primo incontro del GGE si sarebbe dovuto tenere giorni fa, ma è saltato a causa di un piccolo numero di Stati che non ha pagato le contribuzioni dovute all’Onu. Perciò i firmatari sollecitano a “raddoppiare gli sforzi in vista del primo meeting del GGE programmato per novembre”.

I robot sono al centro dell’Industria 4.0, la quarta rivoluzione industriale che renderà le fabbriche totalmente interconnesse e automatizzate, ma sono destinati a sostituire gli umani anche in altre professioni: segretarie, fattorini  infermieri, giornalisti.  Macchine automatizzate sempre più complesse e affidabili hanno già  varcato il confine delle grandi fabbriche e stanno invadendo il settore del commercio e della piccola industria.

Dal 2000 in poi gli scienziati hanno cominciato a produrre robot destinati a scopi sociali. Tra questi ci sono Harry, il primo umanoide in grado di camminare della Toyota (2005), disegnato per suonare realmente la tromba; RoboThespian (UK, 2016), primo robot con sembianze umane ad essere commercializzato, un androide che recita e che ha partecipato a film e commedie, oltre a celebrare un matrimonio in Cina; Kodomoroid (Giappone, 2014), lettrice di notizie per Miraikan, il Museo Nazionale Giapponese delle Scienze emergenti. Quando è stata creata, la giornalista Kodomoroid era considerata uno degli androidi più realistici del mondo.

Robot in mostra: come sono nati e come sono oggi per l’Industria 4.0

I robot saranno anche fattorini. Entro l’anno dovrebbero apparire sulle strade italiane i primi veicoli autonomi per servizi di consegne a domicilio. Sarà possibile grazie all’ecosistema Yape ideato da e-Novia, società specializzata in scouting di tecnologie e brevetti.

Retail, arriva il robot che consegna pacchi a domicilio in città

Ora sulla scena si stagliano i robot killer. Fino a questo momento, nella mente delle masse (non certo degli scienziati, che vi lavorano da tempo) erano più che altro una fantasia da film o libro di fantascienza. Basti pensare a classici come Star Wars, The Terminator, Robocop fino a serie tv più recenti come Black Mirror, Ex Machina o Humans. Ma il timore che questi esseri automatizzati vengano usati per scopi bellici si sta facendo sempre più concreto.

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