Abbiamo due figli maschi di 16 e 13 anni. Quindi sappiamo come sia molto più complicata la vita di noi genitori e dei nostri figli causa l’avvento degli smartphone. Una nuova sfida (con la “d”, mi raccomando) che si aggiunge alle tante che oggi fanno parte del compito educativo che ci spetta e che abbiamo voluto.
Sul Corriere della Sera di lunedì Walter Veltroni ha presentato la traduzione italiana del saggio di Jonathan Haidt, che indica nei social la causa principale del disagio degli adolescenti e dei giovani. Leggerò il saggio in uscita in Italia il 10 settembre…tuttavia mi rimane il dubbio che additare i social come responsabili unici delle fatiche delle nuove generazioni possa diventare un alibi per scaricare altrove fatiche e compiti di noi genitori, fatiche e compiti che comprendono l’educazione al buon uso dello smartphone ma anche molto, molto di più.
Per ora mi limito a suggerire che sarebbe molto più utile se media (e politica) diffondessero la consapevolezza che in tema di educazione al digitale non siamo all’anno zero. Da diverso tempo ci sono numerose iniziative che operano per formare i ragazzi a una convivenza sana e proficua con smartphone e social e che cercano di coinvolgere nel modo adeguato i genitori.
Ne ho fatto un primo elenco qualche mese fa:
Sono azioni e iniziative che consentono a noi genitori di non sentirci da soli e di recuperare il nostro ruolo di guide. Tutto questo a partire, naturalmente, dai nostri comportamenti…perché i figli (come ricorda sempre quel grande educatore che è Franco Nembrini) fanno una sola cosa: ci guardano.
Il discorso sarebbe lungo. Forse possiamo trovare la soluzione in.una formula matematica?
La formula della giusta e utile convivenza social/minori potrebbe essere:
Presenza (la P maiuscola è voluta) dei genitori
+ leggi/regolamenti
+ educazione civica digitale a scuola
+ responsabilizzazione delle piattaforme.
Una formula soddisfacente?
Lo scopriremo solo vivendo. Nel frattempo, buon ritorno a scuola.