Un approccio culturale, formazione adeguata ma anche investimenti, capitali e leggi adeguate: è questo il mix di elementi necessario per trainare il sistema economico del nostro Paese verso un approccio di circular economy. Un mix emerso durante Re-think, evento organizzato dall’associazione Tondo, fondata e presieduta da Francesco Castellano, all’Università Cattolica di Milano, in cui esperti dell’economia circolare, aziende e startup si sono confrontati su come orientare le proprie attività verso una maggiore sostenibilità ambientale. Che cosa è emerso? “There is not a planet B” ha detto Paola Maugeri, che ha raccontato la sua esperienza di vita a impatto zero. Per questo è necessario fare dell’economia circolare una realtà di fatto e non fermarsi alle teorie. Anche perché l’economia circolare può avere un impatto positivo non solo sull’ambiente ma anche sul fronte prettamente economico: presto le idee collegate alla circular economy diventeranno trend e opportunità per sviluppare nuovi business.
Economia circolare: approccio culturale e formazione
Formazione e approccio culturale sono fondamentali per diffondere l’economia circolare. Per questo Climate KIC, community europea che si occupa di clima e cambiamento climatico, organizza il climathon, hackathon a livello mondiale di 24 ore aperto a tutti. “L’obiettivo – ha spiegato Angelica Monaco di Climate KIC – è promuovere soluzioni innovative per combattere il cambiamento climatico. In 24 ore cittadini, startup e chiunque voglia partecipare deve cercare di rispondere alla sfida posta da ogni singola città”. Il prossimo climathon si terrà il 25 ottobre.
Anche Alessandra Vischi di ASA (Alta Scuola per l’Ambiente) ha sottolineato l’importanza della formazione, che deve partire dalle scuole e dalle università perché in futuro molti nuovi lavori saranno “green jobs”. Per questo stanno nascendo master specifici sulla circular economy, nei quali i manager dell’economia circolare studieranno non solo elementi di business e di tecnologia ma anche aspetti legati alla cultura e alla sensibilità verso tematiche di questo tipo. Del resto, “I manager di domani devono essere pronti a un futuro in cui l’economia sarà circolare” ha detto Andrea Trisoglio di Fondazione Cariplo, sottolineando come “la circular economy è nelle corde del territorio in cui operiamo, cioè la Lombardia”.
Economia circolare: investimenti, open innovatione e startup
Nonostante il grande interesse verso la curcular economy, “investire su progetti di circular economy non è semplice, perché non sempre ciò che è circular costa meno” ha puntualizzato Davide Turco di Indaco Ventures, il più grande fondo italiano di venture capital. Del resto, molto spesso ciò che è nuovo attrae ma crea anche “paura” negli investitori. E, a rimetterci, sono spesso le startup, portavoce di idee innovative che però non possono crescere senza investimenti.
Tuttavia, non mancano nel nostro Paese esempi di realtà che stanno puntando sulle startup della circular economy: all’Innovation Center di Intesa Sanpaolo a Torino c’è un’unità dedicata alla circular economy, “perché questo tema è uno degli nostri asset dal 2015” ha detto Stefano Martini dell’Innovation Center di Intesa Sanpaolo. “Le nostre attività comprendono la divulgazione della cultura dell’economia circolare ma anche percorsi di open innovation sia per supportare le startup che si occupano di tematiche legate alla circular economy, sia per favorire il business di aziende che collaborano con noi. Inoltre la nostra banca ha messo a disposizione un plafond di 5 miliardi di euro per supportare le aziende che lanciano progetti sulla circular economy”.
Seppure spesso diffidente, il venture capital fa la sua parte. “Le startup basate su modelli di economia circolare e finanziate da venture capital sono 3mila in tutto il mondo. La maggior parte sono in nord Europa, in particolare in Germania: Berlino è una culla per questo tipo di startup; seguono Inghilterra e Svezia” ha detto Stefano Peroncini di FARE Venture.
Anche in Italia non mancano esempi di startup della circular economy che sono cresciute e che spesso hanno intrapreso percorsi di open innovation con grandi aziende. “Orange Fiber è una startup che ricava tessuti dagli scarti delle arance e che oggi ha avviato un percorso di collaborazione con Ferragamo” ha ricordato Renato Galliano del Comune di Milano. Comune che sta scommettendo sulla circular economy con progetti sulla costruzione di nuove aree urbane green, riciclo dei rifiuti, sharing mobility e mobilità elettrica e anche sostenendo, attraverso bandi e incubatori, startup che lanciano progetti sulla circular economy.
Tra le nuove imprese attive nel settore, è interessante il percorso di “una startup toscana che a Rapallo ha lanciato, insieme a Ferrovie dello Stato e Gruppo Sirti, un oggetto di design che tratta energie rinnovabili favorendo la mobilità sostenibile” ha raccontato Luciano De Propris di Open Italy.
“L’economia circolare non è un trend, ma sarà lo standard del futuro. Tutta l’economia è destinata a spostarsi verso questo nuovo paradigma: non esisterà più un’economia lineare in nessun settore”, ha spiegato Giovanni De Lisi, founder di Greenrail, startup che ha ideato un sistema per creare traverse ferroviarie innovative ed ecosostenibili con materiale riciclato. E che ha già ottenuto commesse milionarie negli Stati Uniti: “Eventi come Re-Think sono fondamentali per due motivi: da una parte aiutano i player dell’economia circolare a capire cosa gli altri stanno facendo nel campo, per creare eventuali partnership. E dall’altro, rivolgendosi a una platea universitaria, ispirano ragazzi e ragazze a rimboccarsi le maniche lanciando nuove idee e progetti”.
Enel X e il suo impegno per città sostenibili
Tante le big company, PMI e startup che hanno raccontato le loro attività nell’economia circolare, all’interno dei tavoli di discussione che si sono alternati durante Re-think (con tre focus su nuovi materiali, città e innovazioni tecnologiche). Tra questi, Nicola Tagliafierro, Head of sustainable product development per Enel X, l’azienda di livello globale che persegue modelli di business nell’ambito dell’economia circolare.
Tagliafierro ha raccontato l’impegno di Enel X per accrescere la buone pratiche di sostenibilità ambientale nelle città: “Innanzitutto, la mobilità elettrica: il nostro obiettivo è di installare quante più postazioni di ricarica possibili, per incentivare i consumatori a comprare veicoli elettrici. Una seconda strada è l’illuminazione pubblica, con il classico palo della luce che diventa smart: aumenta e riduce l’intensità luminosa, a seconda delle esigenze, mentre controlla l’ambiente. Nella fornitura di energia, poi, Enel X è leader nel Demand Response, che aiuta l’operatore di rete a bilanciare in ogni momento la domanda e l’offerta di energia”.
Economia circolare: a che punto siamo in Italia
Studio e ricerca, diffusione della cultura della circular economy, un premio rivolto alle startup dell’economia circolare e anche un report nazionale che scatta una fotografia sulla circular economy nel nostro Paese: è quanto fa Circular Economy Network, di cui Fabrizio Vigni è a capo. Il prossimo report sarà presentato a marzo, ma durante Re-Think Vigni ci ha anticipato qualche dettaglio, diventato spunto cu cui riflettere. “Se parliamo di circular economy, l’Italia non è messa male: siamo tra i migliori in Europa per efficienza nell’uso delle risorse, tra i migliori per tasso di circolarità e tra i migliori per riciclo industriale” ha detto Vigni. Tuttavia non mancano i “ma” sui quali riflettere: “Questi risultati sono il frutto di felici combinazioni più che di una strategia consapevole dell’importanza dell’economia circolare. Abbiamo imparato a fare di necessità virtù solo perché poveri di alcune materie. Inoltre alcuni dati ci dicono che stiamo rallentando e che altri Paesi stanno correndo più di noi, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti. Infine, spesso nel nostro Paese l’economia circolare è bloccata da procedure burocratiche e normative confuse” ha concluso Vigni. Puntualizzando: “Per camminare in Italia, l’economia circolare ha bisogno delle gambe di imprese, lavoratori, finanziatore ma anche di politiche pubbliche”.