Anche un’azienda chimica può scegliere la sostenibilità. Soprattutto un’azienda chimica. Ma, per farlo, ha bisogno di innovazione. Da queste premesse è scaturita Radici InNova, società di RadiciGroup, colosso internazionale nel settore dei prodotti chimici. Si tratta di una società consortile, senza scopo di lucro, che punta a sviluppare nuovi progetti di ricerca e innovazione per i settori della chimica, dei polimeri ad alte prestazioni, delle soluzioni tessili avanzate. Tutto questo rimanendo in linea con la strategia di sostenibilità del Gruppo. Come? Per esempio studiando metodologie per recuperare materiali in poliammide giunti a fine vita e utilizzarli in nuove applicazioni. “Siamo fortemente convinti che la chimica possa risolvere i problemi che in passato si sono generati, anche per mancanza di conoscenza e comportamenti non virtuosi” dice a EconomyUp Stefano Alini, CEO di Radici InNova. “Ora può fare molto nel campo della bonifica e della riduzione degli inquinanti. Non solo: se pensiamo ai materiali chimici per l’igienizzazione e la protezione delle persone, ci rendiamo conto che è una risorsa preziosa in tempi di emergenza sanitaria”. Ma vediamo meglio quali sono le attività del gruppo Radici, per poi approfondire le sue strategie di innovazione.
Che cosa fa Radici Group
Con circa 3.100 dipendenti, un fatturato di 1.092 milioni di euro nel 2019 e un network di unità produttive e sedi commerciali dislocate tra Europa, Nord e Sud America e Asia, RadiciGroup è tra i leader mondiali nella produzione di una vasta gamma di intermedi chimici, polimeri di poliammide, tecnopolimeri ad alte prestazioni e soluzioni tessili avanzate, tra cui filati in nylon, filati in poliestere, filati provenienti da recupero e da fonti bio, non tessuti e dispositivi di protezione in ambito sanitario.
Come funziona Radici InNova
Il progetto della società consortile (che riunisce cioè 8 consorziati), già in cantiere da alcuni anni, ha ricevuto il via ufficiale a dicembre 2019 ed è partito operativamente nel 2020. Il team è composto da una trentina persone, i laboratori principali sono localizzati a Novara, presso uno degli stabilimenti più grandi del gruppo, Radici Chimica. “Radici InNova – spiega Alini- nasce dall’esigenza di avere un’attività di ricerca e innovazione trasversale alle aree di business storiche del gruppo, che negli anni hanno portato avanti attività di ricerca incrementale, mentre ora si cercano nuovi processi e prodotti. Si è resa perciò necessaria una struttura dedicata all’innovazione che potesse mettere a fattor comune le varie competenze. L’obiettivo è inserirsi in nuovi mercati e cogliere nuove occasioni di business”.
Nello specifico, sono cinque le macro-aree su cui si focalizzano le attività di Radici InNova:
- Sviluppo di polimeri da fonte bio, quindi a ridotto impatto ambientale, con applicazioni in diversi settori, tra cui l’automotive e l’abbigliamento
- Produzione di intermedi chimici derivati da fonti naturali, utilizzati nella produzione di nylon, poliesteri e poliuretani e impiegati a loro volta in una vasta gamma di prodotti di uso quotidiano
- Sviluppo di soluzioni per l’economia circolare, al fine di allungare il più possibile la durata dei prodotti, riciclandoli a fine vita per nuovi usi (eco-design)
- Nuove opportunità di business, anche per prodotti già esistenti, come per esempio è avvenuto per il tessuto non tessuto prodotto dal Gruppo, che nel corso del lockdown è diventato l’ingrediente di base nella creazione di una nuova filiera Made in Italy per produrre camici e mascherine e far fronte così in tempi strettissimi all’emergenza sanitaria
- Ottimizzazione dei processi industriali, nella direzione di una sempre maggiore sostenibilità e di un miglioramento delle performance.
“A guidarci è la sostenibilità – sottolinea il CEO – centrale per tutti i progetti. Ne abbiamo diversi legati al riciclo: riciclo di tipo meccanico, chimico, per dissoluzione (cioè fisico, un lavaggio molecolare dei polimeri). Il focus è sull’economia circolare”. Da qualche anno questo modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile ha cominciato ad essere implementato da imprese e cittadini.
Ora anche Radici InNova sta sperimentando procedimenti che rendano possibile riutilizzare materiale a fine vita (post-consumer) per uso tessile e altro. Per esempio sta lavorando su vecchi air-bag: “Stiamo tentando, attraverso un processo di “lavaggio molecolare”, di recuperare il polimero mantenendo le performance di utilizzo per una seconda applicazione” spiega Stefano Alini. Risultato: da questo oggetto ritenuto inutilizzabile potrebbe nascere del filo per fare un tappeto. Allo stesso modo la società sta lavorando su capi di abbigliamento a fine vita. “Stiamo cercando soluzioni per separare la poliammide, quella che serve a noi, dagli altri materiali con cui si trova solitamente accoppiata. Spesso ci si trova davanti a rifiuti di cui non sappiamo cosa fare perché in fase di design del prodotto non si è ragionato sul suo fine vita. Noi promuoviamo il concetto di eco-design dove tutta la filiera diventa protagonista”.
Un altro progetto riguarda l’utilizzo di materiali disponibili per nuove applicazioni. Radici Innova è al lavoro per cercare di ottenere materiali compositi da utilizzare nel settore automotive, soprattutto nei trasporti e nell’aviazione. Partendo da un tessuto in fibra di vetro o carbonio, impregnato con un materiale polimerico e composto di strati, si ottiene un laminato con resistenza elevatissima, resistente come l’acciaio ma che pesa molto di meno. Utilizzare questo tipo di materiale nell’automotive vuol dire contribuire all’alleggerimento del mezzo di trasporto. E, se il mezzo è più leggero, consumerà anche meno CO2. Con benefici facilmente immaginabili per l’ambiente e il pianeta.
La società sta studiando anche nuove possibilità in campo medicale, in quanto RadiciGroup è attiva nella produzione di camici, calzari, copricapo che utilizzano il polipropilene, un tessuto non tessuto. “Stiamo lavorando – dice Alini – per arrivare a realizzarli con un unico materiale, in modo che possano essere agevolmente recuperati e rimacinati. Progettare prodotti monomateriale è alla base dell’economia circolare”.
A monte c’è la necessità di una misurazione oggettiva della riduzione dell’impatto ambientale. “Occorre sempre avere dei parametri per capire se un prodotto riciclato può avere un impatto più basso di uno non riciclato e di quanto” conclude il CEO.