Scenari

Quel che i manager dimenticano delle rivoluzioni in corso

Clima, crescita demografico, tecnologie: come le imprese stanno rispondendo ai cambiamenti? «Non sfruttando ancora le potenzialità delle tecnologie distruttive», ha risposto Umberto Bertelè in occasione del Top Management Forum. Che ha “svelato” anche grandi opportunità

Pubblicato il 21 Nov 2014

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Cambiamenti climatici, crescita demografica, boom delle nuove tecnologie: questi le rivoluzioni globali da cui partire per tracciare e guidare nella giusta direzione il futuro delle aziende. Rohit Talwar, founder e Ceo di Fast Future Research, e Chaney Ho, presidente di Advantech Co, hanno sottolineato come i cambiamenti della società tutta debbano essere la base per le future strategie aziendali. È successo durante la sessione plenaria del Top Managemente Forum, tenutosi a Milano il 20 novembre.

Come le imprese possono prosperare in un mondo di continue “rivoluzioni”? E ancora come questi repentini e radicali cambiamenti modificheranno management e sviluppo organizzativo? “I nuovi trend della rete, – commenta Talwar – se usati con criterio, possono cambiare radicalmente l’approccio al mercato. Il crowdfunding, per esempio, è uno strumento utile per testare il prodotto prima di metterlo sul mercato”.

Per quanto riguarda le tecnologie i due relatori si sono concentrati sul concetto di intelligenza artificiale in senso lato, dal cloud, all’internet delle cose: “Per guardare al futuro bisogna iniziare a sfruttarle a due scopi precisi: ridurre l’impatto ambientale e raggiungere un più ampio numero di consumatori”. L’azienda, però, deve anche prepararsi dal punto di vista dell’organizzazione e della gestione di questi nuovi mezzi.

Hanno approfondito proprio il tema della strategia e della gestione aziendale gli altri due relatori, Umberto Bertelè, presidente onorario del Mip, e Alessandro Saviotti, fondatore di Knowità. E, proprio legato alla questione della crescita demografica, si è detto che la sfida sarà sul low cost: “Nei prossimi anni ci saranno due miliardi di nuovi consumatori al mondo (dati Luxottica), quindi un ampio margine di nuovi prodotti lanciabili”, commenta Bertelè. Anche e soprattutto attraverso le nuove tecnologie disruptive, già ampiamente diffuse, ma non ancora abbastanza sfruttate dai marchi: da Whatsapp, al crowdfunding, passando per l’e-commerce. “Non muoiono le vecchie strategie e modalità organizzative –continua – ma le aziende devono aggiornarsi affiancandole alle nuove”.

Saviotti ha concluso con un intervento sulla strategia aziendale che lui chiama Strategy Execution: “Non basta avere una strategia – dice – quello che conta è l’esecuzione della stessa, non solo la sua pianificazione”. E questa è fatta di due parti fondamentali: quella materiale (hardware), composta da processo e strumenti, e quella immateriale (software), fatta da cultura aziendale e leadership.

Le nuove tecnologie sono state protagoniste anche negli incontri pomeridiani. Con esempi di aziende che hanno vinto grazie alle logiche del web. Aziende digitali (come Airbnb, che in cinque anni è passato da vendere una stanza al giorno a una ogni due secondi, Uber, Gopro e Zalando), ma anche “tradizionali”: Alberto Barli, Chief Innovation & Development Officer di Amplifon ha esposto il modello impiegato dall’azienda negli USA per catturare i baby boomers. “Siamo passati da una logica di ricerca online nazionale a una locale creando 1300 minisiti ad hoc per tutti i nostri negozi – racconta – e profilando le ricerche per parole chiave localizzate perché abbiamo appreso che in ogni stato americano le persone cercano sul web in maniera differente”. Insomma, un approccio digitale per arrivare al contatto diretto e all’appuntamento con il potenziale cliente.

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