STARTUP INTELLIGENCE

Quanto costa l’open innovation: le aziende investono solo lo 0,1%, ma attenzione ai costi nascosti

L’ammontare degli investimenti esplicitati in Inbound Open Innovation in Italia si assesta per il 2021 intorno allo 0,1%, una quota ancora troppo esigua. Ma esistono costi nascosti legati allo sforzo culturale e organizzativo per un cambio di paradigma tutt’altro che scontato

Pubblicato il 22 Apr 2022

Open innovation, i costi

In un periodo di forte crisi e discontinuità l’esigenza di innovare e cambiare rapidamente ha portato molte imprese a guardare verso stimoli e opportunità provenienti dall’esterno, cercando anche di ridurre i tempi necessari per la creazione di nuove relazioni. Anche nel nostro Paese l’adozione di approcci di Open Innovation cresce e diventa una pratica sempre più diffusa all’interno delle imprese italiane, soprattutto in quelle di grande dimensione. Nel contempo l’ecosistema di attori da cui le imprese traggono stimoli e spunti di innovazione si riconfigura portando alla ribalta nuovi interlocutori, in primis startup e università, a fianco di quelli tradizionali come i fornitori e i consulenti.

Secondo le ricerche dell’Osservatorio Startup Intelligence, l’81% delle grandi imprese in Italia ricorre all’Open Innovation, prediligendo le azioni di Inbound Open Innovation per incorporare stimoli esterni di innovazione. Anche le iniziative di Outbound, per esternalizzare stimoli di innovazione interna, aumentano, segno della crescita di maturità rispetto al fenomeno. Dai dati spicca la maggior intensità di azioni portate avanti dalle grandissime impre­se, con più di mille dipendenti, ad esempio con un grande utilizzo di startup intelligence, call4ideas/startup e hackathon e, lato Outbound, Platform Business Model, attività che sono usate anche per obiettivi di visibilità ma che possono avere costi elevati di realizzazione. Nel caso delle PMI il ricorso ad azioni di Open Innovation scende al 42% delle imprese, dato che, sebbene fortemente cresciuto nell’ultimo biennio, sconta la mancanza di risorse da parte delle PMI.

Dalla ricerca dell’Osservatorio Startup Intelligence emerge tuttavia come in Italia le imprese dedichino all’Open Innovation risorse ancora marginali. Se confrontato con il fatturato, l’ammontare degli investimenti esplicitati in Inbound Open Innovation si assesta per il 2021 intorno allo 0,1% (l’investimento in Ricerca&Sviluppo oscilla invece tra 1% e 20%). Lo stesso risultato appare se il dato viene confrontato con il budget ICT, rispetto al quale quello in Open Innovation non raggiunge il 4%. Questi valori decrescono al crescere della dimensione aziendale, indicando un fattore di leva o di massa critica nello sviluppare il paradigma di Open Innovation che potrebbe favorire proprio le aziende più grandi.

Ma i costi dell’Open Innovation non sono sempre espliciti.

L’Open Innovation viene spesso menzionata come pratica per ridurre i costi dell’innovazione. L’opportunità di sfruttare soluzioni e flussi di conoscenza anche esterni all’impresa può certamente accelerare i tempi di sviluppo e ridurre i costi per mantenere all’interno competenze e asset. Tuttavia “fare” Open Innovation presuppone una profonda revisione dei meccanismi interni dell’impresa ed esistono costi nascosti dell’Open Innovation legati allo sforzo culturale e organizzativo per un cambio di paradigma tutt’altro che scontato: dalla revisione di processi interni di innovazione e di supporto (ad esempio il procurement o il performance management) alla creazione di nuovi ruoli e nuove attività finalizzate alla creazione, gestione e sfruttamento di un nuovo ecosistema, e alla sua integrazione con i processi dell’azienda.

Di quanto affermato ne è la riprova il numero di persone mediamente dedicate all’Open Innovation evidenziato dai dati della Ricerca, a tutti i livelli organizzativi e spesso non full time, per spingere la trasformazione culturale, favorire il cambiamento e l’engagement della popolazione aziendale a 360 gradi.

Dagli studi di caso della Ricerca emerge, in contrapposizione ai budget ridotti, come le performance legate all’adozione di Open Innovation inizino ad essere significative anche nel nostro Paese, prospettando che questo modello possa sempre più diffondersi con la crescita dei relativi investimenti. Anche per le PMI questo è un mindset accessibile e importante da percorrere, come partner di innovazione a fianco delle grandi imprese. Sono queste alcune delle sfide nei confronti delle quali ci impegniamo con le attività dell’Osservatorio Startup Intelligence per favorire lo sviluppo dell’Open Innovation nel Paese.

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Alessandra Luksch
Alessandra Luksch

Direttore dell'Osservatorio Startup Thinking degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

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