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Quando un imprenditore dovrebbe evitare di investire in startup: un’analisi rischi-ricompense

Investire in startup può apparire come una via rapida per l’innovazione e la crescita, ma gli imprenditori con aziende già consolidate dovrebbero considerare attentamente i rischi. Ecco un elenco di criticità ed ostacoli

Pubblicato il 09 Ott 2023

Investire in startup

In un contesto imprenditoriale dinamico e in rapido mutamento, l’attrattiva di investire in startup può essere forte.

Spesso sentiamo parlare di Open Innovation e suggeriamo alle imprese che possono e dovrebbero utilizzare idee esterne così come le idee interne per innovare sia a livello di modello di business ed organizzativo sia tecnologico. Questa pratica è divenuta sempre più rilevante in contesti aziendali complessi e interconnessi ed è una delle ragioni più interessanti per investire in startup.

In qualche caso però le ragioni possono essere altre e soprattutto essere quelle sbagliate.

Ultimamente sto assistendo a diversi imprenditori che cercano di diversificare il loro portafoglio investendo in startup perché insoddisfatti o stanchi del loro business corrente. È un fenomeno da analizzare e potenzialmente problematico perché si stanno in realtà assumendo un rischio molto alto, soprattutto se non sono adeguatamente preparati per le specifiche sfide delle startup.

Per gli imprenditori che hanno già un’impresa stabile, investire in una startup rappresenta una decisione che merita un’attenta riflessione.

In questo articolo, esploreremo i motivi principali che dovrebbero scoraggiare un imprenditore di tale calibro dall’investire in startup.

Investire in startup come “fuga dalla realtà”

La mancanza di entusiasmo per il proprio business può portare ad una sorta di “fuga dalla realtà” tramite l’investimento in nuove iniziative imprenditoriali. Tuttavia, questo è un comportamento reattivo più che proattivo, e raramente risolve i problemi esistenti nell’impresa principale. Prima di avviare qualsiasi iniziativa di open innovation, è essenziale assicurarsi che vi sia un allineamento stretto con gli obiettivi strategici dell’azienda.

Cosa serve per investire in una startup e gestire l’investimento

Focus

La gestione di un’impresa esistente richiede un impegno costante e un focus strategico. Investire in una startup potrebbe distogliere risorse e attenzione da obiettivi strategici a lungo termine, come la crescita organica o l’innovazione interna.

Allineamento

Le startup operano in un ambiente ad alta variabilità e possono richiedere un cambio di strategia repentino. Questo può non essere in allineamento con la strategia aziendale dell’investitore, causando conflitti e inefficienze.

Investire in una startup: complessità operativa

Governance e Sovraccarico Operativo

La gestione di un’impresa esistente richiede un impegno costante e un focus strategico. Investire in una startup, aumentando ulteriormente il carico di lavoro e lo stress, potrebbe distogliere risorse e attenzione da obiettivi strategici a lungo termine, come la crescita organica o l’innovazione interna.

Mancanza di Competenze Specifiche

Gestire una startup richiede un set di competenze molto differente da quello necessario per gestire un’impresa tradizionale. Questa mancanza di esperienza può facilmente tradursi in scelte d’investimento inadeguate e, di conseguenza, in perdite finanziarie.

Sinergie

Al contrario di quanto comunemente percepito, le sinergie tra una startup e un’impresa tradizionale sono difficili da realizzare. Le differenze in termini di cultura aziendale, processi e operatività possono ostacolare una collaborazione efficace.

Investire in una startup: rischio finanziario

Liquidità

Se la motivazione dietro l’investimento è la difficoltà economica dell’attività principale, questo può creare seri problemi di liquidità. Le startup richiedono spesso iniezioni di capitale che potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo e l’espansione della propria azienda esistente.

Inoltre, la liquidità di tale investimento è in genere bassa e c’è l’alta probabilità che non riesca a generare rendimenti nel breve termine, aggravando così le difficoltà finanziarie dell’imprenditore.

Rateo di Insuccesso

La tendenza a investire in startup in periodi di insoddisfazione può portare a sottovalutare i rischi, comportando una maggiore esposizione a potenziali fallimenti.

Le statistiche mostrano che una larga percentuale di startup fallisce entro i primi cinque anni. Investire in una startup rappresenta, quindi, un rischio finanziario elevato, specialmente se confrontato con l’investimento in attività più mature e stabili.

Conclusione

Sebbene l’investimento in startup possa apparire come una via rapida per l’innovazione e la crescita, gli imprenditori con aziende già stabilite dovrebbero considerare attentamente i rischi associati.

L’Open Innovation è una strategia potente ma complessa che richiede una pianificazione e un allineamento strategico, una selezione accurata dei partner, una governance robusta e una gestione efficace del processo al fine di sfruttare al meglio le opportunità offerte da questo paradigma innovativo.

Per contro l’investimento in una nuova impresa potrebbe non solo esporre a rischi finanziari significativi, ma anche distogliere risorse e attenzione da obiettivi strategici più coerenti e realizzabili. Pertanto, la decisione di investire in una startup dovrebbe essere fatta con un’analisi critica dei rischi e dei benefici, tenendo conto della situazione unica dell’impresa esistente.

Soprattutto, se un imprenditore non trova più soddisfazione nel proprio business, la soluzione più saggia potrebbe non essere quella di investire in startup, ma piuttosto di cercare di affrontare le cause sottostanti del proprio malessere. Questo potrebbe includere la ristrutturazione del business, la consultazione con esperti del settore, o persino la vendita dell’impresa, piuttosto che disperdere energie e risorse in nuovi, e rischiosi, investimenti.

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Andrea Arrigo Panato
Andrea Arrigo Panato

Dottore Commercialista e Revisore Legale, ha maturato una particolare esperienza nella gestione ordinaria e straordinaria d’impresa. È docente presso le scuole di specialità in Procedure Concorsuali e Risanamento d’impresa e in Finanza Aziendale e presso la Scuola di Alta Formazione Luigi Martino dell’Ordine di Milano. Autore di “Restartup. Le scelte imprenditoriali non più rimandabili” (EGEA).

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