TECNOLOGIA SOLIDALE

Quando la tecnologia aiuta a dare una seconda chance

Dare una seconda possibilità a chi è in carcere e decide di voler cambiare il suo destino: è l’obiettivo di Universo Cooperativa, che ha creato classi di informatica in diversi penitenziari italiani, tra cui Bollate dove c’è la prima classe femminile al mondo. Ne parliamo con il fondatore Lorenzo Lento

Pubblicato il 20 Ott 2023

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“Cari Amici vicini e lontani, Buon Natale!”

Tranquilli, non mi sono sbagliato, anche perché non siamo nemmeno in Avvento…questo è l’incipit della email che in prossimità del Natale Lorenzo Lento manda da una ventina d’anni a chi segue….

“…a chi segue l’attività che svolgo in ambito intramurario. Devo dire che passano gli anni, cambiano i tempi, cambiano i luoghi, ma la mia convinzione e determinazione nel cercare di dare una seconda possibilità a chi è in carcere e decide di voler cambiare il suo destino diventano sempre più forti.”

Lorenzo Lento, lei è di origine calabrese, ha 64 anni, vive a Milano da oltre 40. Diplomato geometra, a Milano ha frequentato le scuole serali e così si è appassionato all’informatica ed è diventato docente e libero professionista. Nel 2000 ha avuto l’intuizione…

“Sì. Ero diventato uno dei primi docenti certificati della Cisco Academy d’Italia e mi sono detto che, se ero riuscito a imparare io, tutti potevano imparare a gestire una rete informatica. Tutti, ma proprio tutti.”

Quindi a quel punto lei ha l’occasione di incontrare i dirigenti dell’amministrazione penitenziaria e propone di creare una classe Cisco Academy nel carcere maschile di Bollate, carcere che era già all’avanguardia per tante altre iniziative.

“Devo dire che all’inizio era difficile pensare che studenti come i carcerati di Bollate fossero portati per queste materie e poi il percorso della Academy è lungo e difficile…”

Ciò nonostante, direi che qualcuno si è appassionato, visto che da allora non vi siete fermati più e nel corso degli anni i suoi studenti sono riusciti a conquistare le prime certificazioni importanti…

“Non è stato facile. Per nulla. Però diversi miei studenti carcerati hanno tenuto duro. Numerosi sono diventati miei amici, molti mi considerano non solo un “prof” ma anche un punto di riferimento per reintegrarsi nella società”

Il suo studente più noto è Luigi Celeste, il primo detenuto al mondo a certificarsi in Cisco CCNA Security. La storia di Luigi la si può leggere nel libro “Non sarà sempre così”, ma la sua vicenda è un punto di svolta anche per lei…

“Luigi ha fatto 43 esami complicatissimi e ha superato al primo colpo un test finale che la maggior parte delle persone deve rifare almeno due volte. È stato come fare il pieno di autostima, per tutti e due. Lì ho deciso di aprire una cooperativa, Universo Cooperativa sociale, per facilitare il percorso di inserimento lavorativo e lui è stato il primo assunto. Dopo diverse esperienze lavorative, Luigi è stato responsabile della protezione della rete informatica di una multinazionale italiana e ora lavora come super specialista di sicurezza informatica in un’agenzia dell’Unione Europea”.

La bellissima vicenda a lieto fine di Luigi Celeste potrebbe però essere una eccezione e non la regola…

“Quando nel 2016 ho firmato il protocollo di intesa con il Ministero della Giustizia per espandere il modello Bollate in altre carceri, il Ministro della Giustizia Orlando mi chiese conferma della recidiva zero…

E lei cosa gli ha risposto?

“Gli ho detto che non era solo un dato statistico. Gli oltre 1.000 studenti che sono passati nelle mie classi li conosco uno ad uno e so che nessuno di loro ha mai fatto ritorno in carcere. Io, noi, accompagniamo gli ex detenuti, come nella ricerca di un lavoro, non li lasciamo soli al loro destino.”

Dal 2016, grazie a quel protocollo, al supporto di Cisco, alla disponibilità di Fondazioni e singoli privati, Lei ha aperto altre classi: a Secondigliano, Monza, Torino, Regina Coeli, Rebibbia.

“A Bollate c’è anche la prima classe femminile di studentesse detenute al mondo e abbiamo appena iniziato a Rebibbia.”

A Firenze avete aperto una Academy presso l’istituto per minori. Non crede che loro potrebbero essere degli studenti più predisposti, rispetto agli adulti?

“Abbiamo iniziato anche un corso presso il carcere minorile Beccaria di Milano, dove il docente è Luca, condannato all’ergastolo, che grazie allo studio in carcere è diventato esperto network e docente Cisco. Dal punto di vista teorico, certamente sì, i giovani dovrebbero essere più ricettivi. Da quello pratico è la motivazione che fa la differenza. E la motivazione non ha età. Quando arrivano, mi dicono “io non conosco i computer, li ho sempre e solo rubati.”. Però quando superano la porta chiusa che lei ha visto quando è venuto a Bollate e che separa le nostre aule dal resto del carcere e superano il colloquio di ammissione, sanno che stanno prendendo un impegno per la vita. La loro.”

Voi proponete corsi di informatica di diverso tipo, creando così occasioni di crescita personale e opportunità di lavoro. Come fate con i detenuti che pur avendo ottenuto una certificazione non possono allontanarsi dal carcere?

“Ci aiuta Axians, azienda che supporta le imprese nella transizione digitale, che assume i detenuti in carcere e supporta la nostra cooperativa nel realizzare un NOC (Network Operations Center) per dare lavoro da remoto in carcere ai detenuti certificati.”

Lento, dopo tutti questi anni di attività, possiamo dire che lei è una star? È Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica, nominato dal presidente Mattarella, Cristiana Capotondi ha raccontato la sua storia e quella di due detenuti che hanno frequentato i suoi corsi nel documentario “Second Chance”…

“Non mi faccia ridere. Sono solo un povero cristo, un essere umano che ha avuto una intuizione e che ha trovato altri esseri umani, a partire da Francesco Benvenuto di Cisco, che hanno condiviso questa mia intuizione e hanno saputo coinvolgere istituzioni, imprese e realtà del terzo settore.”

Sa che lo scorso giugno il CNEL e il ministero della Giustizia hanno stabilito un accordo per realizzare un progetto strategico per promuovere il lavoro e la formazione in carcere quali veicoli per il reinserimento sociale delle persone private della libertà?

“È una buona notizia per tutti noi che siamo già all’opera. Siamo consapevoli che il bisogno è tanto, siamo solo all’inizio del lavoro che serve per restituire al carcere la sua funzione di luogo che dia una seconda occasione a chi ha sbagliato. L’unico limite è il pregiudizio.”

Finiamo con una domanda. Lorenzo, come possiamo sostenere la sua attività?

“Facendo cadere i pregiudizi. Da vicino ogni persona è un essere umano, con i suoi errori e con i suoi difetti, grandi e piccoli. Dobbiamo aiutare chi ce la vuole mettere tutta per rifarsi una vita. Far lavorare le persone che hanno dimostrato di volersi impegnare, superando esami di certificazioni importanti o semplicemente dandosi da fare in lavori anche più umili. Solo il lavoro può ridare dignità alla persona, nei confronti della propria famiglia, nei confronti della società. Potete sostenermi offrendo colloqui lavorativi per poter far lavorare i miei studenti che, vi assicuro, si impegnano anche di più di chi non ha mai sbagliato, per dimostrare di meritare la fiducia.”

In questi giorni tristi per la nuova guerra innescata dall’atto terroristico di Hamas, la vicenda di Lorenzo Lento e degli studenti è un segno di speranza e di come la tecnologia possa essere solidale anche in carcere. Lo abbiamo raccontato più volte qui e dieci mesi fa durante l’undicesima edizione di Tecnologia solidale, mostrando come anche i luoghi di pena possono diventare luoghi nei quali cercare una seconda possibilità per la propria vita. Cercare, peraltro, è l’anagramma di carcere.

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Antonio Palmieri
Antonio Palmieri

Antonio Palmieri, fondatore e presidente di Fondazione Pensiero Solido. Sposato, due figli, milanese, interista. Dal 1988 si occupa di comunicazione, comunicazione politica, formazione, innovazione digitale e sociale. Già deputato di Forza Italia

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