Premio Nazionale Innovazione, il 5 e 6 dicembre è in programma a Roma l’appuntamento annuale con la competizione fra startup provenienti dalle università italiane (qui si può seguire la diretta live dell’evento). In questo intervento per EconomyUp Paola M.A. Paniccia, presidente di PNICube che la promuove e Delegata allo Sviluppo delle Imprese, Start-up e Spin-off per l’Università di Roma Tor Vergata, analizza l’importanza della ricerca accademica che riesce a diventare impresa, diffondendo conoscenze e innovazione nel sistema economico.
Oggi più che mai la valorizzazione delle conoscenze rappresenta una sfida cruciale e in continua evoluzione. Università ed Enti Pubblici di Ricerca (EPR) sono al centro di un cambiamento epocale, volto a tradurre il sapere in soluzioni concrete per la società. Azioni e politiche mirate stanno promuovendo progettualità tecnico-scientifiche che guardano oltre i confini della ricerca accademica, integrandosi in una prospettiva di terza missione: il dialogo continuo con la società per generare impatto sociale e innovazione sostenibile.
In questo contesto, una visione ecosistemica è fondamentale. Solo attraverso la cooperazione tra mondo accademico, imprese, istituzioni e cittadini è possibile affrontare problemi complessi come quelli legati alla sostenibilità. Puntare su scoperte scientifiche di frontiera e innovazioni deep tech non significa solo progredire tecnologicamente, ma anche creare un futuro in cui il sapere diventi il motore di cambiamenti positivi e duraturi.
È proprio questa la missione del Premio Nazionale per l’Innovazione (PNI), la più grande e capillare business plan competition d’Italia, che ogni anno trasforma idee di valore in imprese capaci di fare la differenza.
Premio Nazionale per l’Innovazione, i numeri di un ecosistema
Il PNI non è solo una competizione, ma un ecosistema che valorizza il patrimonio scientifico e tecnologico del nostro Paese.
Da oltre due decenni, si pone come catalizzatore di idee e progetti di startup innovative ad alto contenuto di conoscenza, selezionando progetti che nascono dai laboratori di ricerca delle Università e degli enti di ricerca pubblici e privati, che hanno il potenziale di affrontare sfide globali, in primis quelle legate alla sostenibilità.
Oggi e domani alla Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata va in scena la 22esima edizione di questa “Coppa Campioni” tra startup innovative deep tech provenienti da 18 regioni italiane: un’iniziativa unica in Europa e in Italia, come unico è il percorso generativo del PNI, promossa dalla “rete delle reti” PNICube e organizzata nell’ambito dell’ecosistema regionale dell’innovazione Rome Technopole.
77 i progetti d’impresa innovativa deep tech in gara, vincitori delle 17 Start Cup regionali, veri e propri circuiti virtuosi per l’innovazione e il trasferimento tecnologico attivi in 18 regioni d’Italia, con un coinvolgimento di oltre 400 attori dell’innovazione al lavoro insieme ai 56 associati della rete PNICube. Una straordinaria “rete delle reti” al servizio del futuro, che aggrega oltre l’80% delle università pubbliche italiane.
Con una media di quasi 50 startup innovative nate ogni anno dal 2003, il PNI ha contribuito a creare più di 1.100 nuove imprese, il 60% delle quali è oggi attivo sul mercato. Numeri che dimostrano quanto l’Italia sappia essere un terreno fertile per l’innovazione, se adeguatamente supportata.
Studenti, ricercatori e imprenditori: il nuovo modello delle università
Negli ultimi anni, le università italiane hanno abbracciato un nuovo modello di apertura verso il mondo esterno. Accanto alla didattica e alla ricerca, la cosiddetta “terza missione” pone al centro l’impatto sociale, con un dialogo costante tra accademia, imprese, pubblica amministrazione e società civile.
Questo approccio ha portato a una maggiore sensibilità di studenti e ricercatori verso i temi della sostenibilità, e in particolare della salvaguardia del pianeta. Il loro coinvolgimento nella creazione d’impresa è cambiato profondamente, perché profondamente è cambiata l’università.
Non più “torri d’avorio”, le università riprogettano sistematicamente programmi formativi, attivando corsi di auto imprenditorialità, rafforzando servizi di consulenza e di mentoring, realizzando spazi fisici e laboratori di co-working dedicati ai giovani per favorire lo sviluppo di idee innovative e dare forma alle visioni di futuro che nascono nelle aule e nei laboratori, trasformandole in soluzioni concrete per un mondo più sostenibile.
Collegare ricerca e industria: la sfida del PNI
Un elemento distintivo del PNI è proprio la capacità di creare ponti tra il mondo accademico e quello industriale. Grazie a PNICube, migliaia di giovani talenti hanno avuto l’opportunità di intraprendere un viaggio verso l’imprenditorialità innovativa, ricevendo supporto e visibilità per le loro idee. Il PNI offre un palcoscenico per mettere in contatto startup, investitori e istituzioni, facilitando l’accesso a finanziamenti e infrastrutture di ricerca avanzata, con l’obiettivo di abbattere le barriere che ostacolano le startup nell’attrarre investimenti.
La finale del PNI è un momento di confronto e crescita per tutto l’ecosistema dell’innovazione italiana. I progetti finalisti sono la testimonianza concreta di come ricerca, imprenditorialità e sostenibilità possano convergere per rispondere ai bisogni della società.
Con 22 anni di storia, il Premio Nazionale per l’Innovazione ha dimostrato che il talento e la creatività dei nostri giovani, se adeguatamente valorizzati, possono rappresentare il motore del cambiamento. Non si tratta solo di creare nuove imprese, ma di gettare le basi per un futuro più inclusivo, tecnologicamente avanzato e sostenibile.
Roma si prepara dunque ad accogliere questo importante evento. Perché il PNI non è solo una competizione: è la dimostrazione che l’Italia può e deve scommettere sulla conoscenza per costruire un domani migliore.