La pandemia ha cambiato il nostro modo di lavorare. L’esperienza del lavoro da remoto in questi ultimi due anni ha portato molti lavoratori a rivedere le proprie priorità e i valori da ricercare in un’azienda, ma ha evidenziato anche i limiti e le problematicità di modelli organizzativi basati unicamente sullo smart working. È il momento di andare oltre.
Accanto al bisogno di una maggiore flessibilità e modelli di lavoro che permettano un migliore rapporto tra vita lavorativa e privata, emerge al tempo stesso il bisogno di salvaguardare le relazioni tra colleghi e quell’engagement che è difficile ricreare in ambienti di lavoro unicamente digitali.
L’ultimo rapporto Work Trend Index di Microsoft – che ha coinvolto 31.000 persone in 31 Paesi, tra cui l’Italia – ha evidenziato il bisogno di rivedere gli spazi di lavoro tradizionali. Tra le tendenze emerse vi è proprio il desiderio dei lavoratori di creare modelli più flessibili: il 41% degli intervistati ha infatti dichiarato di voler passare al lavoro da remoto, o ibrido, nel prossimo anno.
Un’esigenza che si scontra con la volontà di molte aziende di lasciarsi alle spalle l’esperienza del lavoro da remoto: il 47% dei manager intervistati ha infatti dichiarato che la propria azienda prevede il completo ritorno in ufficio nel 2022.
L’ufficio, inteso nel senso tradizionale, sembra però aver perso gran parte della sua attrattività: il 33% dei lavoratori ibridi nel nostro Paese trova difficile capire quando e perché lavorare in ufficio. Allo stesso tempo, l’esperienza del lavoro da remoto ha sottolineato la difficoltà di mantenere alti livelli di engagement anche a distanza: il 54% dei lavoratori “ibridi” italiani, infatti, afferma di avvertire un maggiore senso di solitudine sul posto di lavoro rispetto al periodo pre-pandemia.
Non a caso, per il 49% dei dipendenti la vera sfida che il lavoro ibrido deve vincere è proprio quella dell’engagement. E per vincere questa sfida quasi la metà degli intervistati (il 46%) si dichiara aperto a sfruttare quelle tecnologie digitali che promuovono un’esperienza di lavoro immersiva anche a distanza.
In questo scenario ibrido, dove lavoro da remoto e in presenza dovranno convivere, anche l’ufficio deve diventare un luogo progettato per coniugare esigenze dei lavoratori e del management. Un luogo dove i confini tra la realtà fisica e virtuale diventano sempre meno nitidi: in poche parole, uno spazio phygital.
Esempi di uffici phygital
Un ufficio phygital è un luogo che integra i vantaggi di un ufficio tradizionale – quindi desk, sale riunioni, spazi di co-working – a strumenti digitali, che permettono di abbattere le distanze con clienti, colleghi e fornitori che non si trovano in presenza.
Anche se il tema è diventato particolarmente rilevante dopo l’avvento della pandemia, qualche azienda stava lavorando a questo nuovo concetto di ufficio in tempi non sospetti.
È il caso dello studio di design Perkins&Will che ha utilizzato il suo nuovo ufficio di New York (presso la Nomad Tower, a Manhattan) per costruire un modello di ufficio phygital. L’obiettivo era quello di creare un luogo di lavoro flessibile e sostenibile, analizzando l’impatto del nuovo ambiente lavorativo sul comportamento della forza lavoro e sulla cultura aziendale.
Proprio per adattarsi alle esigenze dell’azienda, la maggior parte delle infrastrutture all’interno dell’ufficio non è fissa, così da poter riconfigurare gli spazi secondo le esigenze. L’ufficio, inoltre, è dotato di sensori che forniscono dati su come, quando e quanto gli spazi vengono utilizzati, permettendo all’azienda di individuare quali elementi dell’ambiente sono particolarmente apprezzati o meno dai dipendenti e valutare strategie di efficientamento.
Inoltre, gli stessi dati consentono di adeguare la temperatura e l’illuminazione degli ambienti secondo il loro impiego, riducendo così l’impatto ambientale dell’ufficio. Telecamere e altoparlanti a parete e a soffitto completano gli ambienti, insieme a una struttura di conferenza “mobile”, che può essere spostata da un luogo a un altro.
Simili caratteristiche si possono ritrovare anche nel prototipo di ufficio realizzato da un’altra azienda americana, Building and Land Technology. La società di real-estate ha voluto creare un prototipo di ufficio che permettesse alle aziende di far tornare in presenza, in tuta sicurezza, parte della forza lavoro e, al tempo stesso, di creare uno spazio di collaborazione con colleghi e fornitori anche da remoto.
Il progetto ha visto la creazione, all’interno dell’ufficio, di un cubo, ovvero di una stanza dotata di tutta la tecnologia necessaria per interagire con le persone in presenza e virtualmente. Dispone di un grande schermo, altoparlanti di alta qualità per la sala conferenze e webcam che danno ai partecipanti virtuali la sensazione di essere proprio al centro dell’azione.
Le realtà phygital in Italia: gli uffici Phygiwork
Anche in Italia non mancano esempi di spazi pensati per favorire la collaborazione del team, indipendentemente dal luogo di lavoro. È il caso di Phygiwork, azienda che mette a disposizione luoghi di lavoro fisici on demand e integrati con tutte le tecnologie necessarie per il lavoro in presenza e da remoto.
Desk e stanze di lavoro fisiche, spazi di co-working e conference room a cui si integrano tutte le tecnologie digitali necessarie per collaborare anche a distanza.
Le soluzioni Phygiwork offrono la flessibilità di cui le aziende hanno bisogno per vincere la sfida del lavoro ibrido, con il valore aggiunto di avere un supporto tecnico a disposizione e altri servizi, la reception multilingue con invio e ricezione di pacchi e posta o il servizio di accoglienza ospiti.
La flessibilità si riflette anche nei costi: le soluzioni Phygiwork, infatti, sono disponibili con contratti flessibili e zero investimento iniziale.
Inoltre, per le aziende che hanno bisogno di un’esperienza personalizzata, Phygiwork mette a disposizione il suo team di specialisti per disegnare soluzioni su misura. Attualmente l’azienda offre tre soluzioni di uffici all-inclusive nella Capitale, per un totale di più di 15.000 Mq2.