Nell’ottobre del 2020, in piena pandemia, l’Italian Proptech Network (Politecnico di Milano, DABC) ha chiesto ai propri membri quale sia stato l’impatto del covid19 sullo sviluppo del loro business. Il 65% degli intervistati ritiene che la pandemia abbia impattato negativamente, diminuendo il numero di clienti e di potenziali incarichi e opportunità. Poco più del 10% ritiene sostanzialmente nullo l’impatto della pandemia; e il 24%, infine, che le contingenze abbiano influito molto positivamente, svolgendo un ruolo decisivo per la crescita dell’azienda.
Naturalmente molto dipende dal tipo di soluzione e dal modello di business delle realtà interessate; tuttavia è verosimile attendersi, una volta lasciate alle spalle le difficoltà e tornati ad una sostanziale normalità, che il settore farà registrare una vera e propria impennata. Sia in termini di volume di business, sia di nuovi ingressi nel settore (non poche sono le realtà in attesa che la situazione volga al meglio).
Parallelamente bisogna infatti anche registrare una fortissima attenzione dell’industria immobiliare; specialmente, proprio con riferimento all’ultimo periodo. I principali operatori del Real Estate, nell’ultimo anno, hanno dovuto fare i conti con un vero e proprio tsunami; basti pensare all’asset class “per antonomasia”, ossia agli uffici (a reddito) ovvero a conduttori che mediamente dichiarano che in futuro, in pianta stabile, necessiteranno di un 30% di spazio in meno.
Molte erano le tematiche tecnologiche già all’ordine del giorno, per i professionisti del real estate; d‘altro canto gli stessi prodotti edilizi e gli “asset class” stavano già risentendo dell’influenza dei nuovi servizi e delle nuove prassi indotte dal mondo digitale. Basti citare, tout court, l’e-commerce e i riverberi nel segmento Retail e Logistic, piuttosto che l’avvento di Airbnb per le catene alberghiere/ricettive o lo smart working (“lavoro agile”) nello stesso segmento Office.
I finanziamenti a livello globale ricevuti dalle Proptech (in miliardi di dollari)
(Fonte: Venture Scanner)
Tutte questioni che la pandemia ha accelerato e che richiamano la necessità di immaginare nuovi approcci e strumenti, sostanzialmente digital based. Proprio quelli che il Proptech potrebbe offrire e che stanno inducendo i principali player del real estate a scovare nuove opportunità di joint e partnership, anche con piccole realtà con soluzioni pronte, piuttosto che a costruirseli direttamente, in casa, internalizzando apposite figure che abbiano dimestichezza col mondo IT; sia per risolvere eventuali problematiche gestionali interne, sia per potenziare i propri servizi già strutturati, sia per organizzare una offerta completamente nuova (naturalmente, a seconda del tipo di attività e del posizionamento nella value chain del settore immobiliare di riferimento).