La seconda settimana di giugno Digital360 va in Borsa, listino AIM, come forse qualcuno di chi ci segue sa già. Approfitto di questa occasione speciale per raccontare in modo sistemico – a 360 gradi appunto – il progetto imprenditoriale – e culturale – che sta alla base del nostro Gruppo. L’ho fatto spesso in queste ultime settimana – parlando ad analisti, investitori e fondi – e credo possa essere di interesse per tutti coloro che sono coinvolti nella grande trasformazione digitale che riguarda tutta l’economia e la pubblica amministrazione.
Un progetto “unico”, è la definizione del nostro Nomad, l’angelo custode che ci accompagna in questo importante passaggio verso il mercato dei capitali e che si chiama CFO SIM. Perché Digital360 fa qualcosa di abbastanza originale in Italia e ha invece alcuni benchmark interessanti a livello internazionale, negli Stati Uniti in particolare.
Ma che cosa facciamo? Prima di rispondere a questa domanda devo necessariamente fare una premessa: il mercato dell’“innovazione digitale” (includo in questa espressione, qualsiasi innovazione basata sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dall’ERP all’Internet of Things, dal Cloud ai Big Data) è il più grande mercato generalista da cui tutte le imprese e le pubbliche amministrazioni si stanno approvvigionando – e lo faranno sempre di più in futuro: vale 70 miliardi (stime Assinform-Osservatori Digital Innovation). Ma in questo mercato esiste una asimmetria informativa permanente: chi compra ne sa sempre meno di chi vende. Ecco: Digital360 nasce e cresce nella terra di mezzo tra domanda e offerta di innovazione digitale per agevolare l’incontro fra le due parti e, di fatto, la trasformazione digitale di tutto il sistema economico del Paese. Per questo abbiamo definito Digital360 una piattaforma di matchmaking, che agevola l’incontro tra domanda e offerta di innovazione digitale.
Questo modello ha avuto subito un grande riscontro dal mercato, come testimoniato dai nostri numeri: dal 2011 al 2016 il fatturato di Digital360 si è moltiplicato quasi per 10, passando da 1,4 milioni a 12,8 milioni di euro.
Come abbiamo fatto? Con un modello originale che punta a selezionare utenti interessati ai temi dell’innovazione tecnologica non con un algoritmo ma con contenuti e servizi di qualità. Digital360 è un ampio network di 40 portali specializzati in tutti gli ambiti dell’economia digitale (EconomyUp è uno di questi, ndr.) in cui sono pubblicati ogni mese più di 1200 articoli originali. Digital360 è anche un grande organizzatore di eventi – ne abbiamo organizzati oltre 500 l’anno scorso, tra workshop, conferenze e webinar – e un grande produttore e distributore di whitepaper (circa 600 l’anno scorso). L’obiettivo di tutti questi contenuti e servizi è aiutare il lettore (il decision maker di imprese e pubbliche amministrazioni) a capire meglio le molteplici dimensioni dell’innovazione digitale. Digital360 fa anche un passo in più ogni tanto: aiuta concretamente i decision maker che lo vogliono ad incontrare i fornitori (una vera e propria attività di lead generation). Ma non ci fermiamo qui: Digital360 ha anche un team di advisory che ha sviluppato diverse aree di competenza (da open innovation a smart working, da industria 4.0 a ICT contracts, da Source-to-pay a Data Driven Innovation) e aiuta così imprese e pubbliche amministrazioni a capire concretamente come possono sfruttare al meglio i vari ambiti innovativi per la loro digital transformation.
Per noi la mission è chiara: accompagnare i decision maker delle imprese e delle pubbliche amministrazioni nei processi di innovazione digitale. Lo facciamo favorendo l’incontro con l’offerta più avanzata ma anche affiancandoli per trovare le risposte migliori alle loro esigenze. Questa mission resta il fil rouge delle nostre strategie. Che cosa faremo per crescere ancora? Continueremo con le acquisizioni mirate, investiremo sulla nostra piattaforma tecnologica integrata, lanceremo nuovi portali verticali e lavoreremo per l’ingegnerizzazione del knowhow dell’advisory. Perché la vera sfida che ci attende è scalare verso il basso, andare verso il cuore del sistema economico italiano, quelle centinaia di migliaia di piccole e medie imprese che possono avere nella trasformazione digitale una decisiva opportunità di crescita e di sviluppo internazionale.
Vogliamo, e dobbiamo, vincere questa sfida perché riuscirci significherà aver aiutato l’Italia nella sua trasformazione digitale. Un impegno per il futuro non solo di un’impresa che ho contribuito a far nascere e adesso ho l’onore di guidare.