Amazon avrà bisogno dei droni molto più di quanto si possa pensare. È il parere della testata tecnologica Business Insider (BI), che ha riflettuto sul futuro utilizzo da parte del big dell’e-commerce americano di questi oggetti volanti a pilotaggio remoto saliti da qualche tempo alla ribalta tecnologica internazionale.
Il caso è scoppiato a dicembre scorso quando il ceo di Amazon, Jeff Bezos, ha annunciato in un’intervista televisiva in prima serata su una grande rete statunitense la messa a punto di un sistema di consegne attraverso droni chiamati “ottocotteri”, in grado di distribuire in meno di mezz’ora pacchetti da due chili nel raggio di 16 chilometri. Un progetto che, stando a Bezos, dovrebbe essere operativo “entro 4-5 anni”.
Immediatamente sono emersi commenti e anche perplessità sulla fattibilità del progetto. Non solo: secondo alcuni commentatori si sarebbe trattato “soltanto di pubblicità”.
Ma la realtà è un’altra: Amazon procede spedita verso la sperimentazione dei droni. Prova ne è che sta testando, svela BI, l’ottava e nona generazione dei suoi droni nel laboratorio di ricerca e sviluppo a Seattle.
Questo perché, spiegano gli esperti, il gigante del commercio elettronico si sta rendendo conto di quanto l’uso degli Unmmaned Vehicles possa essere in grado di incrementare il suo business, innanzitutto riducendo i costi.
Nel 2013 Amazon ha avuto costi di consegna pari a 6,63 miliardi di dollari. Negli ultimi tre anni il costo netto è stato di 8,8 miliardi, una cifra che i dirigenti vorrebbero poter tagliare.
Ancora è difficile dire se i droni potranno essere una valida alternativa, perché è una tecnologia ancora nuova su cui nessuna altra azienda impegnata nelle vendite ha finora scomesso. Tuttavia secondo Colin Lewis di RobotEconomic l’utilizzo di droni potrebbe ridurre a 2 dollari il costo vivo di ciascuna consegna per Amazon, mentre attualmente la media è tra i 2 e gli 8 dollari.
Va anche menzionato il lato “verde” della faccenda. Usando i veicoli aerei a pilotaggio remoto invece dei camion si riducono le emissioni di anidride carbonica, come ha più volte sottolineato Bezos.
Un altro motivo per cui Amazon punta sui droni è che sono in grado di stimolare la curiosità e l’interesse dei clienti. Sapere che si può avere un pacco consegnato in 30 minuti da un oggetto dall’aria futuristica, dicono gli analisti, può scatenare la corsa all’acquisto, giusto per provare l’esperienza.
Ma c’è dell’altro. In uno studio del 2013 Amazon ha dimostrato che più le consegne sono veloci, più le vendite aumentano. In un test fatto con i consumer Prime (quelli di prima classe, per intenderci) è stato rillevato che il solo mostrare un’icona in cui si promette la consegna di un pacco per il giorno stesso aumenta le probabilità di acquisto dal 20 al 25%, nonostante poi la maggior parte dei clienti finisca per scegliere la consegna per il giorno dopo.
Purtroppo per Amazon al momento il volo di droni è semplicemente proibito in Usa. Mentre in Italia a febbraio è stato emanato il primo regolamento in materia, la Federal Aviation Administration (Faa), ente federale Usa, ha dichiarato che, in base a linee guida emanate lo scorso 7 novembre, non intende consentire alcun volo commerciale privo della guida di un essere umano. Soltanto gli hobbisti possono far volare piccoli unmanned aircraft systems (sUAS) all’aperto. Il 9 luglio scorso Amazon ha presentato ufficiale richiesta alla Faa per poter sperimentare i propri droni all’aperto.
Di fatto la Faa ha annunciato l’intenzione di emanare un piano per la “integrazione sicura” dei droni a scopi commerciali entro il 30 settembre 2015. Una volta emanate le regole, saranno sottoposte a pubblico commento, poi riviste ancora finché non saranno promulgate definitivamente. Amazon, insomma, dovrà ancora aspettare. Ma nel frattempo si sta attrezzando. (L.M.)