Il 3 giugno Alibaba, quotata al NYSE, “valeva” 307 miliardi di dollari. A distanza di 19 giorni ne “vale” 367: più della nemica storica cinese Tencent, passata nel frattempo da 330 a 339 miliardi; più di Exxon Mobil, a quota 345 (337); più di Johnson & Johnson, anche se di poco, a quota 363 (350). Era decima per capitalizzazione al mondo ed è passata al settimo posto: con una sola impresa “non digitale”, la Berkshire Hathaway di Warren Buffett a quota 418 (410), che la separa dalle top 5 “digitali” statunitensi: Apple, Alphabet-Google, Microsoft, Amazon e Facebook, nell’ordine.
Che cosa è accaduto? Che il suo fondatore e leader Jack Ma ha annunciato un tasso di crescita dei ricavi, per i prossimi 12 mesi, pari a quasi il 50%: un incremento più da startup che da impresa di grandi dimensioni quale essa è ormai diventata.
A cosa è dovuto un successo così rilevante? La tesi del Financial Times, in un articolo recente, è che il successo è legato alla crescente capacità di Alibaba – favorita in questo (aggiungo io) da una normativa sulla privacy molto più lasca che in Occidente – di utilizzare, incrociandoli fra loro, i dati che essa raccoglie nei business correlati in cui è presente: nell’ecommerce in senso proprio, nell’entertainment, nella finanza (pagamenti e risparmio gestito), nella logistica e nel cloud.
Un analista di Jefferies offre una interessante sintesi: “Alibaba is evolving into a big data conglomerate”. I dati vengono messi a disposizione degli operatori commerciali che vendono attraverso le piattaforme di Alibaba, che li girano alle imprese manifatturiere, che – producendo sulla base di previsioni sempre più accurate sull’evoluzione della domanda – possono ridurre al minimo la formazione di surplus o le rotture di stock, con un impatto positivo sui costi e sulla qualità del servizio dell’intera filiera.
Si andrà verso il monopolio, almeno sul mercato cinese, di Alibaba? Ritengo che più probabilmente si andrà verso un oligopolio, perché le altre grandi del digitale cinese – Tencent in primo luogo, Baidu e JD.com (che ha Tencent nel suo azionariato) – si stanno muovendo anch’esse a tutto campo in quella che può essere vista come una vera e propria “guerra dei dati”.
► VIDEO – CHE COSA FA ALIBABA IN ITALIA
Si andrà verso uno scontro titanico fra Alibaba e Amazon? Le intenzioni dichiarate di Alibaba sono di portare la guerra sul suolo statunitense, pagando come pegno a Trump una serie significativa di investimenti in loco. Ma molta parte della guerra si svolgerà presumibilmente, nei prossimi anni, nelle aree – a partire dall’India – ove le prospettive di crescita sono elevate e i livelli di penetrazione dei contendenti ancora molto bassi. E non va dimenticato che lo scontro sarà caratterizzato da regole diverse nei differenti teatri di guerra: diverse per la presenza più o meno consistente dei retailer tradizionali, diverse per le normative più o meno protettive che i governi locali applicheranno.