L'INTERVISTA

Paolo Di Giorgio (Angelini Ventures): cosa abbiamo fatto nel primo anno di attività

Angelini Industries, 2 miliardi di fatturato, nell’ottobre 2022 ha lanciato il suo fondo di corporate venture capital. “Abbiamo investito solo sullo 0,5% delle startup valutate”, dice il CEO di Angelini Ventures. “Entro fine 2023 chiuderemo altre tre operazioni. È un momento di opportunità per gli investitori selettivi”

Pubblicato il 11 Ott 2023

Paolo DI Giorgio, CEO di Angelini Ventures

Angelini Industries investe in tecnologia e fa open innovation utilizzando lo strumento del corporate venture capital, con un veicolo dedicato guidato da Paolo Di Giorgio, CEO di Angelini Ventures, che abbiamo incontrato per fare un bilancio del primo di attività e che anticipa a EconomyUp la chiusura di nuovi investimenti entro la fine dell’anno.

Il gruppo industriale che opera nei settori salute, tecnologie industriali e largo consumo (è la casa del noto antidolorifico Moment, tra gli altri prodotti), con 5800 dipendenti in 21 Paesi e 2 miliardi di fatturato, nei prossimi 5 anni investirà 600 milioni sulla robotica, per l’automazione della logistica nella distribuzione e dell’e-commerce. Ed esattamente da un anno ha lanciato un fondo di corporate venture capital con una disponibilità di 300 milioni di euro, di cui 70 già impegnati in investimenti pianificati.

Angelini Ventures, come nasce il venture capital di una corporate

Ne parliamo con Paolo Di Giorgio, manager che arriva dalla ricerca accademica, con dottorato ad Harvard. “È stato lì che mi sono appassionato al mondo delle startup”, racconta. “Sono stato chiamato da Angelini per occuparmi di External Innovation, creando partnership con università e startup. Nel 2019, ho avuto l’opportunità di partecipare a un progetto focalizzato sul venture capital con Angelini Pharma – la branch farmaceutica del gruppo Industries, in collaborazione con il gruppo canadese Lumira Ventures.

Che cos’è l’Angelini Lumira Bioscience Fund e qual è la differenza con Angelini Ventures?
L’Angelini Lumira Bioscience Fund è un fondo avviato nel 2021 dalla collaborazione tra Angelini Pharma e il gruppo canadese Lumira Ventures per investire in realtà early stage che sviluppano prodotti farmaceutici per il trattamento di disturbi del sistema nervoso centrale e di malattie rare.

Dal successo di questa iniziativa e dalla volontà del gruppo Angelini Industries di aprirsi ad un’innovazione sempre più globale e con una vocazione ampia di supporto al futuro della salute, nel 2022 nasce Angelini Ventures, un veicolo CVC che porta a investimenti diretti in startup innovative e creazione di startup studio, mentre il fondo con Lumira Ventures è un veicolo di investimento separato a cui noi partecipiamo, che ha una gestione e obiettivi propri.

Angelini Ventures, il primo anno: investimenti, criticità e opportunità

Angelini Ventures ha compiuto il primo anno di attività. Quali sono stati i risultati raggiunti finora e quali obiettivi ha per il futuro?
Angelini Ventures è nato per esplorare le opportunità di diversificazione strategica per il gruppo, non solo per sviluppare la pipeline del pharma. Da quando abbiamo cominciato, siamo cresciuti notevolmente come gruppo e come team: dalle 5 persone dell’inizio alle attuali 12 attive in 7 città: Roma, Milano, Boston, Singapore, Berlino, Copenhagen, Ginevra. E presto saremo anche a Londra. Abbiamo già valutato circa 1500 opportunità e realizzato investimenti in due startup e partecipato alla creazione di due startup studio, ArgoBio Studio ed Extend, per accelerare il trasferimento tecnologico dal mondo accademico. Siamo al lavoro per chiudere altri due investimenti entro la fine dell’anno.

Quali sono le criticità e le opportunità emerse in questa prima fase?
Abbiamo appreso molto in questa prima fase, abbiamo visto un gran numero di aziende e investito solo in una piccola percentuale: abbiamo una traction rate dello 0,5%. Stiamo osservando un mercato in cui c’è un reset delle valutazioni anche nel settore biotech e digital health, quest’ultimo assai promettente dal punto di vista commerciale ma ancora immaturo nei business model.

Questa situazione rende difficile trovare capitali, ma offre molte opportunità per gli investitori selettivi. Dal nostro punto di vista, oltre a valutare l’impatto scientifico, che rappresenta il punto di partenza imprescindibile, poniamo sempre una forte enfasi sull’effettivo beneficio che le soluzioni da noi finanziate possono apportare alla vita dei pazienti.

È fondamentale che gli investimenti si concentrino su soluzioni in grado di affrontare problemi concreti e urgenti, sia nel campo terapeutico che digitale. Anche se una scoperta scientifica può essere rivoluzionaria, se non c’è un’applicazione pratica che migliora la vita dei pazienti, perdiamo interesse nell’investire in tale progetto.

La strategia di investimento e la relazione con il business aziendale

Qual è la strategia di investimento di Angelini Ventures?
Abbiamo un obiettivo strategico di lungo termine per il gruppo Angelini, ma guardiamo anche ai ritorni finanziari. Noi lavoriamo per supportare l’accesso a startup che possano essere target di acquisizione o di sviluppo per le aziende del gruppo, e allo stesso tempo cercare opportunità di diversificazione nel lungo termine. Investiamo in due macroaree: digital health e life science, con cinque segmenti specifici: biotech, digital health, connected medical device, digital diagnostic e therapeutics, piattaforme di cura ibride.

Com’è organizzata e gestita la relazione tra il fondo e il business aziendale?
Abbiamo una governance che prevede un dialogo costante con l’R&D, cercando di capire la loro strategia e valutando insieme le startup. Tuttavia, la scelta dei nostri investimenti è indipendente e guidata da una visione a lungo termine.

Il fondo ha investito prevalentemente all’estero, negli Stati Uniti e in Francia. C’è una strategia geografica?
No, Siamo molto opportunisti dal punto di vista geografico: investiamo lì dove troviamo imprese innovative con un potenziale di crescita significativo e una coerenza con le nostre strategie di business.

Quali sono gli investimenti fatti in Italia?
In Italia abbiamo investito su Serenis, una startup che ci è molto piaciuta, e su Extend, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico di CDP Venture Capital dedicato allo sviluppo di nuovi farmaci e terapie innovative. Continueremo a cercare nuove opportunità anche in Italia.

Tre nuovi investimenti in startup entro la fine del 2023

I dati dicono che a livello europeo gli investimenti CVC hanno avuto un brusco calo. Pensa che questa tendenza si replicherà anche in Italia?
Il mercato segue il trend del venture capital. C’è stato un calo di capitali raccolti, di quotazioni in Borsa e di acquisizioni ma è una fase che fa parte dei cicli classici dell’economia, che abbiamo già visto nel corso del tempo. Il momento che stiamo vivendo, che vede un calo significativo degli investimenti, può essere un’opportunità per i fondi che hanno capitali da investire. Penso che sia solo una fase e che nel giro di qualche anno vedremo un mercato che risale.

Per concludere, che cosa ha in serbo Angelini Ventures?
Abbiamo un annuncio a breve e probabilmente un altro paio di investimenti entro la fine dell’anno. Ma non siamo certo costretti a chiudere un deal entro il 31 dicembre per raggiungere un numero prefissato.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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