Paola Pisano, Ministro per l’innovazione: quel che resta del 2019 e da dove ripartire nel 2020

Paola Pisano tira le somme dell’anno che sta per finire e anticipa i temi del 2020: dalla revisione del decreto smart road ai settori su cui investire, dall’identità digitale al 5G e all’open innovation nella PA. E rivela un suo sogno: un unicorno italiano che nasca durante il suo ministero

Pubblicato il 11 Dic 2019

Paola Pisano, Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione

È certamente uno dei personaggi del 2019 e di lei sentiremo parlare molto nel 2020: su Paola Pisano, Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, il secondo secondo ministro dell’innovazione nella storia repubblicana d’Italia dopo l’esperienza di Lucio Stanca nel quinquennio 2001-2006, ci sono molte aspettative per la trasformazione digitale del Paese, nonostante le polemiche politiche sul Piano Innovazione scoppiate alla vigilia di Natale.

La chiamano “la signora dei droni” ma a lei il nomignolo non piace. “Ho fatto tante altre cose e si parla solo di droni” ironizza (Docente universitaria, ha sviluppato a Torino, dove è stata assessore all’innovazione, molti progetti legati al 5G e alla guida autonoma, ndr). L’abbiamo incontrata alla finale di GoBeyond, la call di SisalPay. E con lei abbiamo stilato un bilancio del 2019 e individuato i temi di cui sentiremo parlare il prossimo anno.

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Fondi: 34 milioni nella manovra di bilancio

“Abbiamo chiesto un budget di 34 milioni all’interno della manovra di bilancio. Una parte la dedicheremo alle assunzioni. Oggi siamo una ventina e dobbiamo diventare 100 il primo anno, 200 il secondo e 300 il terzo, di profili molto alti. Li abbiamo già iniziati a definire, per strutturare il ministero in modo snello con procedure digitali semplificate e che siano di esempio anche per gli altri ministeri. L’altra parte del budget invece sarà investita sui progetti, sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione e l’innovazione nel Paese” ha detto il ministro. Che non a caso ha lanciato sui profili social l’idea di l’idea di una call per farsi aiutare dai giovani talentuosi nella trasformazione digitale del Paese. E invita i giovani a inviare curriculum e a rimanere in Italia “perché serve tutto il Paese per cambiare le sorti del Paese”.

I tempi? “Il 31 dicembre si chiude la manovra di bilancio, il 1° gennaio si inizia a lavorare” taglia corto. E se i fondi non dovessero arrivare? “Allora sarà necessaria una lunga riflessione politica: vogliamo davvero diventare una smart nation o no?”.

Paola Pisano: 3 cose da fare nel 2020 per l’Italia digitale

Dopo aver lanciato il nuovo sito del Ministero dell’Innovazione, innovazione.gov.it, definito il punto di riferimento per l’innovazione e la trasformazione digitale in Italia, il ministro spiega quali sono i 3 progetti principali per l’anno che verrà.

Identità digitale unica per il cittadino, “attraverso la quale il cittadino potrà accedere ai servizi della pubblica amministrazione e a tutti i servizi, speriamo anche, del sistema privato” spiega il ministro. Questo comporterà sicuramente una diminuzione dei costi della PA. Oggi, infatti, tutte le homepage in cui vengono chieste user e password vengono fatte da provider esterni: “In questo modo invece, con l’identità unica, sarà gestita direttamente dal ministero e quindi si abbatteranno i costi. Inoltre si semplificherebbe ovviamente la vita del cittadino. È questa la Governance dello Stato: proprio come lo Stato dà l’identità fisica al cittadino con la carta di identità elettronica, così darà anche l’identità digitale”. In questo video pubblicato sul suo profilo Facebook, Paola Pisano spiega come funziona:

IO. È  un’applicazione attraverso la quale il cittadino ha accesso a tutti i servizi digitali della PA: può vedere le scadenze dei documenti, può pagare multe e tasse. Servizi che oggi fa cercando sui vari siti delle pubbliche amministrazioni fino ad arrivare fisicamente allo sportello.  Ecco come funziona:

Pago PA: il pagamento dei servizi deve essere digitale. Attraverso l’identità digitale si entrerà nell’applicazione che si chiama IO grazie alla quale il cittadino avrà accesso a tutti i suoi servizi e potrà pagare utilizzando PagoPA, inserendo il codice della carta di credito come fa oggi per qualunque servizio privato.

Paola Pisano: Settori e tecnologie su cui investire

“Investiremo molto sulla mobilità, autonoma, connessa ed elettrica perché questa è la mobilità del futuro; investiremo sulla robotica, che racchiude al suo interno molte tecnologie dall’intelligenza artificiale al cloud alla gestione dei dati; e poi sulla cybersecurity perché una società non può essere una società digitale e tecnologicamente avanzata se non è sicura”. Tra i settori di interesse anche biotecnologie e spazio.

Paola Pisano: le idee per far crescere le startup italiane

Cosa serve per far crescere le startup in Italia? “Prima di tutto una politica che semplifichi la vita allo startupper: questo è un altro emendamento che abbiamo chiesto alla manovra di bilancio che è il diritto a innovare e quindi la possibilità di sperimentare qualunque tipo di  innovazione all’interno del nostro territorio” dice il Ministro Pisano. “Serve poi che gli startupper siano supportati negli asset innovativi e serve l’incontro tra domanda e offerta di innovazione. Se da un lato c’è una startup che produce innovazione dall’altro ci deve essere una grossa azienda, un hub, un ecosistema dove la startup inizia a entrare, a crescere e a creare il suo modello di business”. Il tutto senza perdere di vista l’estero e il “rapporto con gli altri Paesi perché la startup deve pensare a livello globale e non solo al mercato italiano e noi dobbiamo supportarla in questo” continua il ministro. E ribadisce: “Le startup non si supportano solo con finanziamenti o semplificando l’accesso ai finanziamenti, ma servono condizioni perché possano sperimentare in deroga l’innovazione, incontrare la domanda di innovazione, fare lo scalingup e, perché no, diventare unicorno. Sarebbe fantastico se nascesse un unicorno con me alla guida del Ministero per l’Innovazione!”. In quest’ottica l’open innovation risulta fondamentale: “Vorremmo fare in modo che anche le aziende parastatali inizino a guardare alle startup come erogatori di servizi. Il che significa cambiare il processo di procurement di competenze e tecnologie”.

Open innovation nella pubblica amministrazione

Può essere il Governo stesso recettore di startup? “Ci stiamo provando. È una delle operazioni che vogliamo fare, portare l’open innovation nella PA. Questo significa semplificare il processo di procurement. Ad oggi la PA compra tecnologie e servizi innovativi attraverso Consip: in media per avere quel servizio da quando si fa la gara passano 100 giorni se il servizio è poco costoso, se il servizio supera il milione passano moti più giorni, fino a 6, 10, 12 mesi. Capite che questo non è il ritmo dell’innovazione. Inoltre una volta che i Comuni e le PA hanno acquistato la tecnologia poi non sanno che cosa farsene o non sanno applicarla nel modo corretto. Riuscire a fare open innovation significa per noi pre-commercial procurement, quindi definire un bisogno, avere una startup o impresa innovativa che trova la soluzione e poi poterla acquistare. Per noi è fondamentale”.

Progetto mobilità e decreto Smart Road (da rivedere)

“Abbiamo un progetto che si chiama Urban Area Mobility che riguarda l’utilizzo dei droni per la mobilità in città. I droni, come altre tecnologie, ad esempio i sensori, possono essere utilizzati anche per il monitoraggio delle infrastrutture e per il supporto nella gestione di situazioni critiche” dice il ministro Pisano. Per quanto riguarda invece il decreto smart road, “Stiamo collaborando con il Ministero dei Trasporti per cercare di modificarlo. Ad oggi solo un’azienda, Vislab, ha fatto domanda per i test dell’auto a guida autonoma. Il che significa che non ha funzionato: se in un anno solo un’azienda fa domanda per le sperimentazioni c’è qualcosa che non va. Stiamo rivedendo il decreto smart road e stiamo lavorando in sinergia con l’osservatorio perché la mobilità innovativa è uno dei nostri temi e ha per noi estrema importanza”.

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5G a che punto è in Italia

Secondo Paola Pisano, quello che 5G non è un problema tecnologico ma del modello di business: “La cosa importante è capire chi pagherà questi servizi e chi li userà. La parte tecnologica è pronta, ma c’è un problema di business e bisogna iniziare a studiarlo” dice. Una tecnologia davvero strategica per il Paese: “Supporta il real time e la grossa massa di dati tipica del futuro. Pensate alla medicina a distanza, all’automazione industriale, all’interazione uomo-macchina, alla guida autonoma: tutti questi servizi hanno bisogno di real time e hanno bisogno di una nuova grande massa di dati. Per questo servirà il 5G” conclude.

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Il Piano di azione 2025

A fine dicembre il ministro Pisano ha presentato il Piano di azione del 2025, un documento programmatico con le strategie per i prossimi anni (qui puoi leggere la versione completa). Come riporta CorCom, sono tre le sfide principali:

  • Prima sfida: creazione di una società digitale con alcune azioni chiave: il rilancio dell’identità digitale, il domicilio digitale per tutti, fino al lancio di IO, l’app per i servizi pubblici, che permette a chiunque di interfacciarsi con tutti i servizi pubblici attraverso un unico canale;
  • Seconda sfida: costruzione di un Paese innovativo, in grado di produrre tecnologia e innovazione Made in Italy;
  • Terza Sfida: sviluppo inclusivo e sostenibile. L’obiettivo principale di questa sfida – riporta CorCom – è che l’innovazione sia al servizio delle persone e non lasci indietro nessuno. Tra le azioni, l’iniziativa Repubblica Digitale porterà alla creazione di “un hub di formazione” contro il digital divide, mentre l’istituzione di un AI Ethical LAB-EL stabilirà principi guida etici per un corretto utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.

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Concetta Desando
Concetta Desando

Due menzioni speciali al premio di giornalismo M.G. Cutuli, vincitrice del Premio Giuseppe Sciacca 2009, collaboro con testate nazionali.

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