Iter legislativo

PA, innovazione è (anche) trasparenza. E la parola entra in Costituzione

Approvato in Commissione un emendamento alla riforma costituzionale promosso dall’Intergruppo per l’Innovazione che introduce il principio di trasparenza nella PA. Vargiu (Sc), primo firmatario: “Rivoluzione silenziosa che porterà a digitalizzazione più incisiva”

Pubblicato il 12 Gen 2015

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Pierpaolo Vargiu, Scelta Civica per l'Italia, primo firmatario dell'emendamento che introduce il principio di trasparenza nella Costituzione

Le parole sono importanti e a volte è sufficiente una sola parola per fare la differenza: la parola in questione è “trasparenza”. Molto usata, talvolta abusata, ma se per la prima volta il principio della trasparenza nella Pubblica Amministrazione si accinge ad entrare nella Costituzione, appare chiaro che ne potrebbero derivare cambiamenti di grande portata per il Paese.

Pochi giorni fa è stato approvato in Commissione alla Camera un emendamento alla legge di revisione della Costituzione, attualmente in itinere, che riscrive l’articolo 97 della nostra Carta. Gli occhi di chi guarda a questa vasta riforma costituzionale sono solitamente tutti puntati sul Senato, che potrebbe non essere più elettivo, ma dalle pieghe del poderoso incartamento spunta la parolina che punta a spingere la PA verso digitalizzazione più incisiva e adozione degli open data.

I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento, l’imparzialità e la trasparenza dell’amministrazione” si legge nella nuova versione dell’articolo 97, scaturita dall’emendamento promosso dall’Intergruppo parlamentare per l’Innovazione di cui primo firmatario è Pierpaolo Vargiu (Scelta Civica per l’Italia), presidente della Commissione Affari Sociali di Montecitorio insieme con i deputati Anna Ascani, Lorenza Bonaccorsi, Francesca Bonomo e Maria Chiara Carrozza (Pd), Antonio Palmieri (FI) e Stefano Quintarelli, Adriana Galgano e Andrea Mazziotti (Sc).

Nell’ordinamento degli uffici – prosegue il nuovo testo – sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”.

Cosa cambia? Per ora niente, perché la legge di revisione della Costituzione sta ancora percorrendo il suo lungo e non certo facile cammino. Ma in nuce ci sono le potenzialità per parlare di “una rivoluzione silenziosa tra le pieghe di questa riforma costituzionale. Finalmente il principio della trasparenza nella Pubblica Amministrazione – dice Vargiu – entra in Costituzione, obbligando i pubblici uffici a cambiare la propria organizzazione per garantire un rapporto sano e orizzontale tra lo Stato e i cittadini”.

“Con l’approvazione della nostra proposta – prosegue il presidente della Commissione Affari sociali – viene sancito un principio destinato a durare per decenni e implicitamente si spinge la PA a cambiare e a innovarsi verso una digitalizzazione più incisiva e verso l’adozione degli open data”.

Vargiu puntualizza: “Qualcuno avrebbe detto che stiamo aprendo la Pubblica Amministrazione come una scatoletta di tonno, a noi invece interessa far arrivare più informazioni ai cittadini, non solo su come vengono spesi i soldi, e ci interessa anche responsabilizzare chi lavora nella PA, incentivando comportamenti degni di chi opera nel settore pubblico e quindi per tutta la collettività. Solo con la trasparenza poi riusciamo a frenare corruzione e illegalità. Non ci saranno più zone d’ombra se tutto viene alla luce”.

Il deputato preannuncia che, dopo la PA, “toccherà alla trasparenza in Parlamento. Abbiamo fatto qualche passo in avanti proponendo la sperimentazione dell’abolizione della carta nei lavori delle Commissioni, il cuore dell’attività parlamentare”.

Il percorso della legge è però ancora agli inizi. Dopo l’approvazione alla Camera, il nuovo testo passerà al Senato, poi sarà necessario un ulteriore passaggio nelle due Camere.
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono infatti adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni, che ciascuna Camera adotta con un intervallo non inferiore a tre mesi rispetto alla data della prima, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda deliberazione.

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