Optosensing, dal Sud la tecnologia che usa la fibra per “leggere” il territorio

Un team della Seconda Università di Napoli vince il Premio per l’Innovazione con un sistema in grado di “interrogare” la fibra ottica per dedurre temperatura e deformazione nel terreno. Così si scoprono perdite nei viadotti o rischi-frana

Pubblicato il 15 Nov 2013

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Usare la fibra ottica per monitorare il territorio e il sottosuolo, scongiurando frane, crolli o perdite all’interno dei viadotti. È un tecnologia innovativa made in Italy, anzi made in Sud, che ha conquistato il podio, nella sezione ‘Industrial’, al Premio Nazionale per l’Innovazione (Pni) svoltosi quest’anno nell’ambito del Festival della Scienza di Genova.

È la Seconda Università di Napoli (Sun) ad aver lavorato già da alcuni anni a questa tecnologia che consente di utilizzare la fibra come sensore: in pratica usando una sorgente laser opportunamente modulata e trattata è possibile “leggere” la fibra in modo da dedurre le condizioni di temperatura e deformazione delle infrastrutture e nel terreno. Così si scoprono cedimenti strutturali nei viadotti, perdite nelle condutture o rischi-frana. E tutto in modo più efficace rispetto ai sistemi di monitoraggio tradizionali, che prevedono la collocazione di una miriade di sensori puntuali. Al contrario, in base a questo sistema, la fibra diventa una sorta di “sistema nervoso” di un’infrastruttura, agile e di dimensioni contenute, che può contribuire a rivelare lo stato di salute del sottosuolo evitando l’adozione di altri sistemi troppo complicati o invasivi.

Il progetto di Sun è stato selezionato tra i 55 vincitori delle Start Cup, competizioni regionali per le Università. Ed è anche l’unico primo classificato nell’ambito delle 4 sezioni (ICT, Agrofood and Clean Technologies, Life Sciences e, appunto, Industrial) ad essere stato “partorito” nel Sud Italia.

I docenti della Sun hanno sperimentato questa tecnologia nel corso degli anni nell’ambito di vari progetti di ricerca universitari: oggetto della sperimentazione viadotti, binari ferroviari, territori in cui sono avvenute frane, zone vulcaniche come i campi Flegrei.

Poi, dopo anni di lavoro, qualche mese prima del Pni (che assegna 15mila euro soltanto a team costituitisi come imprese) i ricercatori hanno deciso di dare vita a Optosensing, spinoff accademico della Seconda Università di Napoli.

“È composto per l’80% dal team universitario – spiega Luigi Zeni, ordinario di Elettronica al Dipartimento di Ingegneria della Sun – e per il 20% da una piccola società campana, Hpsystem.it. L’idea imprenditoriale – continua – nasce dalla integrazione delle competenze scientifiche acquisite, durante anni di ricerca, dai professori e ricercatori nello sviluppo di sistemi a fibra ottica per misure continue di deformazioni e temperatura, e il know-how di Hpsystem.it nella progettazione, ingegnerizzazione e realizzazione di sensori e sistemi dedicati al monitoraggio in ambito geotecnico-strutturale”.

Oltre a Zeni, che è il founder, gli altri componenti di Optosensing sono Aldo Minardo, Luciano Picarelli, Romeo Bernini, Maurizio Mirabile, Mohamed Tewfik e Barbara Ellena.

Optosensing ha avviato una partnership con Saipem per il monitoraggio delle condutture del gas e degli oleodotti, con un test già concluso a Fano. E ci sono già alcuni progetti in cantiere. La dimostrazione che, in fatto di innovazione, il Sud non resta a guardare.

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