CASE STUDY

Startup, quando l’open innovation diventa uno strumento di crescita industriale e di valore per la società



Indirizzo copiato

Dall’AI Digital Role Play alla gestione delle comunità energetiche rinnovabili: così SkillGym e HexErgy sono cresciute grazie al “modello” di Open Italy e Foundation Open Factory di ELIS. Ecco le loro storie

Pubblicato il 27 mar 2024



open italy, concept startup e open innovation, lampadina che decolla come un razzo
Immagine di HAKINMHAN da Shutterstock

La startup è, per definizione, un’impresa ad altissimo rischio. Lo sviluppo di un progetto imprenditoriale in chiave di co-innovazione diventa in quest’ottica un’attività sempre più importante, soprattutto quando fornisce anche un supporto concreto al business. Come accade nel modello di ELIS Innovation Hub, che prevede la misurazione dei risultati delle soluzioni ma anche l’impatto sociale. Vediamo due casi di imprese “accelerate” da ELIS Innovation Hub: da una parte SkillGym, che ha preso parte a Open Italy, programma di corporate venture client, e a Foundation Open Factory, che svolge percorsi di co-innovazione attraverso lo sviluppo tecnologico in chiave di impatto sociale sul territorio; dall’altra HexErgy, che ha partecipato a Zero, l’acceleratore cleantech lanciato da CDP Venture Capital Sgr – Fondo Nazionale Innovazione, Eni, Consorzio ELIS e LVenture Group, con il supporto dei corporate partner Acea, Maire Tecnimont e Microsoft.

SkillGym, perché siamo entrati nell’Open Italy di ELIS

“Non siamo proprio la classica startup da garage. Siamo attivi già da qualche anno e supportiamo con i nostri tool una cinquantina di clienti, tra cui diverse aziende di taglio corporate, servendo circa mezzo milione di utenti nel mondo”. A parlare è Matteo Malatesta, Head of Revenues di SkillGym. La startup, fondata a Chiasso nel 2012, propone una piattaforma AI Digital Role Play nata per facilitare i processi di formazione e sviluppo del personale attraverso la pratica di conversazioni supportata dell’Intelligenza Artificiale. SkillGym è stata premiata nell’ambito dei Learning Technologies Awards 2023 di Londra come miglior tecnologia emergente a livello globale per la formazione, dopo aver già ricevuto nel 2021 il riconoscimento internazionale Global Edtech Startup Award.

Perché una realtà così ben avviata ha deciso di intraprendere un percorso di co-innovazione come quello proposto da Open Italy, che ovviamente pone una serie di vincoli e scelte obbligate?

“Impossibile non citare il fattore visibilità: entrare a far parte di un progetto del genere vuol dire accede all’ecosistema delle 58 aziende partner del Consorzio ELIS”, risponde Malatesta. “Un ambiente a mio avviso unico, dove l’opportunità di rispondere a esigenze di business concrete consente di pensare e realizzare grandi cose. Ci eravamo avvicinati a ELIS tre anni fa, partecipando al terzo giro dell’iniziativa Open Italy, e già allora riuscimmo a sviluppare una serie di proof of concept insieme a Leonardo e Terna prima e a Reale Mutua poi. Allo stesso tempo siamo entrati in contatto con altre realtà da cui sono scaturiti nuovi progetti, sempre in chiave open innovation, tra cui quello con Iren”.

In ambito Foundation Open Factory, SkillGym ha poi collaborato con Zico, in un progetto promosso da Fondazione Caritro, Fondazione Cariparo e Fondazione Cariverona, che aiuta i giovani a crescere attraverso percorsi di orientamento, formazione e autoimprenditorialità. Per dimostrare l’efficacia della gamification come strumento innovativo utile a implementare e migliorare lo sviluppo delle persone, Zico si è rivolta a Skillgym per dare vita a una nuova modalità di supporto ai giovani nell’orientamento al mondo del lavoro, disegnando un percorso olistico capace di coinvolgerli più attivamente e ottenendo risultati concreti e misurabili.

“Uno dei motivi che ci hanno spinti a prendere parte all’Open Italy di ELIS è che l’approccio con cui è costruito il programma costituisce un unicum a livello mondiale. Posso dirlo con cognizione di causa, avendo visto come funzionano le cose in Silicon Valley. Parlo di microattività e sfumature di progetto che insegnano a gestire i rapporti con le corporate, le quali hanno dinamiche, dimensioni e velocità completamente differenti da quelle di una startup. Una grande azienda deve predisporre mille tavoli per approvare un’iniziativa, mentre da noi basta una conversazione a quattr’occhi. Ecco, i project manager di ELIS fungono da trait d’union e smussano gli angoli per far convergere mondi così diversi”.

Il rapporto con le corporate: bisogna essere come l’acqua

Secondo Malatesta, infatti, per conciliare due mentalità per certi versi agli antipodi c’è bisogno di un elemento terzo capace non solo di mettere a fattor comune le rispettive visioni ma anche di indirizzare il confronto verso una prospettiva win-win. I momenti di attrito sono infatti all’ordine del giorno: “Penso, per esempio, al processo di data protection e risk assessment che dovevamo istituire a quattro mani insieme a uno dei partner corporate”, racconta il manager di SkillGym. “Noi puntavamo a una procedura più snella, la controparte aveva invece bisogno di una serie di passaggi che a nostro avviso avrebbero potuto minare l’applicabilità del modello. Il PM di ELIS da una parte ci ha rassicurato, comportandosi come un vero e proprio coach, dall’altra ha convinto i nostri interlocutori a sperimentare un ritmo diverso di lavoro, riuscendo a portare avanti il progetto nei tempi stabiliti. Capacità e flessibilità, sono queste le doti principe di un PM. Che, parafrasando Bruce Lee, ci ha trasmesso la filosofia del ‘be water, my friend’: bisogna essere come l’acqua, stare in una tazza di tè e, all’occorrenza, farsi uragano”.

Anche con questo atteggiamento, per una startup collaborare con una corporate rimane comunque una sfida tutt’altro che semplice. “Bisogna armarsi di molta pazienza ed essere disposti a dialogare con una quantità incredibile di team che spesso non si parlano tra loro”, rivela Malatesta. “Un consiglio per trovare la giusta sintonia? Proporre semplicità, pragmatismo e soprattutto scalabilità: garantire la replicabilità di un modello di business, di un prodotto o di un servizio attraverso processi economici e semplificati è il primo passo per ottenere attenzione”.

La storia di HexErgy: imparare a misurare l’efficacia

HexErgy, la startup fondata nel 2023 in provincia di Campobasso da Luca Di Narzo e Nicolas Marrugo Cardenas, aveva a che fare con tutt’altro tipo di aspirazioni e potenziali criticità. “Offriamo una piattaforma all-in-one basata su blockchain e intelligenza artificiale, che abilita una gestione innovativa delle comunità energetiche rinnovabili”, spiega Di Narzo. Il progetto è stato selezionato da Elis per partecipare all’acceleratore cleantech Zero.

“Il lavoro fatto con Elis ci è servito soprattutto per definire indicatori accurati, sistemi pratici che ci consentissero di misurare l’efficacia di alcune soluzioni su cui ci stavamo concentrando, e rispetto alle quali non eravamo ancora riusciti a sviluppare contezza adeguata. È stato così avviato un processo di self-assessment svolto a quattro mani per verificare che parametri e perimetri individuati fossero corretti, e devo dire che non sono mancate le sorprese”, ammette Di Narzo.

“Ci siamo resi conto che forse l’impatto che avevamo previsto era sovrastimato, e che d’altra parte esistevano margini di miglioramento che non avevamo considerato: per esempio la possibilità di coinvolgere attivamente i consumatori, fornendo consigli d’uso che permettessero di aumentare l’efficienza complessiva dell’ecosistema. È risaputo che molte persone usano gli elettrodomestici più energivori la sera. Per risparmiare. Ma quando si parla di comunità energetiche che sfruttano fonti rinnovabili, bisogna pensare in controtendenza: è meglio consumare di più nei momenti in cui si producono maggiori quantità di energia, e quindi nelle ore diurne”.

Il proof of concept e il ruolo del PM di ELIS

Al di là degli aspetti teorici e delle attività di assessment, il programma di accelerazione si è rivelato fondamentale anche per avviare un proof of concept dai risvolti estremamente concreti. “Elis si è resa protagonista di un progetto che prevede l’installazione di impianti fotovoltaici nel proprio headquarter, così da testare sul campo, insieme ad Acea, l’applicativo della nostra piattaforma”, spiega Di Narzo, che sottolinea come in entrambi i casi l’approccio proposto dai PM di Elis abbia giocato un ruolo essenziale nel dettare e soprattutto nel far rispettare i tempi. “In un marasma di cose da seguire, quando un team è piccolo e deve gestire tante attività, qualcosa di importante può passare in secondo piano”, osserva Di Narzo. “Dover rispettare milestone inserite in un rigido cronoprogramma ci ha permesso invece di essere sempre puntuali sulle tappe del lavoro svolto insieme”.

L’innovazione oltre il business: il caso della scaleup Finapp

“Noi vogliamo promuovere la cultura dell’innovazione in modo ampio, sulle filiere e sui distretti, economici e non”, ricorda Luca Profico, responsabile sviluppo innovazione territoriale di ELIS Innovation Hub, che ha lavorato a stretto contatto con SkillGym ed HexErgy durante i programmi di accelerazione.

“Stiamo cercando di scalare il modello di Foundation Open Factory includendo realtà che riescano a ibridarsi, portando cioè al livello successivo un bagaglio tecnico e culturale in grado di generare una ricaduta a cavallo degli ambiti profit e non profit, stimolando in altre parole la creazione di soluzioni pensate dal mondo corporate ma applicabili a contesti sociali”.

Un ulteriore esempio di questo approccio è la scaleup Finapp, spin-off dell’Università di Padova che ha progettato e brevettato sonde CRNS di nuova generazione che utilizzano i raggi cosmici per misurare la presenza di acqua. “L’applicazione nasceva con l’intento di supportare le operazioni di sicurezza aeroportuale condotte con metal detector e scanner”, spiega Profico, “ma è stata declinata pure nei settori dell’agricoltura di precisione e del controllo del dissesto idrogeologico. Nello specifico, abbiamo intercettato insieme ad Anas e alla provincia di Belluno la necessità della Protezione civile di implementare nuovi strumenti per prevenire frane e alluvioni lungo la Statale 51 Alemagna, che va da Longarone a Cortina”.

Nell’ambito del progetto Cortina Smart Road sono in corso test di due sonde CRNS in grado di monitorare in tempo reale, su larga scala e in profondità, il contenuto d’acqua all’interno del terreno e della neve, e di lanciare un’allerta in caso di situazioni di potenziale rischio idrogeologico con 48 ore di anticipo.

“Il continuo confronto tra attori tecnologici innovativi, grandi aziende ed enti pubblici consente di creare soluzioni che generano a loro volta benefici per le comunità, oltre che per il business”, chiosa Profico. “Elis lavora insieme alle startup, in modo sartoriale, proprio per comprendere i vantaggi delle nuove tecnologie e collegarli ai bisogni emergenti non solo del mercato, ma anche della società e delle specifiche realtà territoriali”.

Articoli correlati

Articolo 1 di 4