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Open innovation, una guida per le piccole e medie imprese

L’innovazione aperta non è esclusiva della multinazionali. Anche le Pmi possono e devono farla. Lo sostiene un libro a più mani edito da Business Expert Press, che raccoglie strategie, tecniche e strumenti, dai broker di tecnologie al crowdsourcing, dal trasferimento tecnologico agli “spin-up”

Pubblicato il 01 Mar 2016

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Le piccole e medie imprese (Pmi) devono approcciare l’open innovation in maniera differente rispetto alle aziende di dimensioni più grandi applicando metodologie e principi che sono illustrati nel libro di cui parliamo in questo articolo. Libro che rappresenta una vera e propria guida pratica sull’innovazione aperta espressamente pensata per imprenditori e dirigenti di realtà medio-piccole. Con questo volume gli autori forniscono strategie, tecniche, e ‘trucchi del mestiere’ per far sì che l’approccio a un sistema (o modello di business) innovativo aperto sia profittevole e nel contempo crei un valore aggiunto a lungo termine per l’impresa che lo utilizza. Nel libro sono descritti alcuni degli strumenti che gli autori ritengono essenziali, quali: i broker di tecnologie, le aste (per la proprietà intellettuale), il cosiddetto crowdsourcing, il trasferimento tecnologico, e lo ‘spinup’, cercando di proporre il tutto in maniera utile per chiunque sia già nel business, chi lo stia iniziando, o chi sia in cerca di ulteriore materiale per corsi di studio o formazione.

Open Innovation Essentials for Small and Medium Enterprises è la guida pratica all’utilizzo del paradigma dell’innovazione aperta con particolare attenzione a tutto il panorama di imprese spesso non citate nella letteratura accademica o nei case study: le piccole e medie imprese. In questo libro gli autori, tra cui due dei quattro sono italiani, e soci di Innoventually, spiegano le metodologie, gli strumenti e i trucchi del mestiere per far sì che anche aziende di dimensioni più modeste, possano utilizzare un approccio aperto nell’innovare.

Il libro si apre con la introduzione generale che spiega ciò che significa open innovation, un po’ di storia e qualche breve anticipazione sui contenuti che il lettore troverà nei capitoli successivi. Gli autori affrontano quattro argomenti chiave, tra loro certamente sovrapposti e consecutivi, e che sono appunto essenziali per innovare, crescere e competere, ma in modo ‘aperto’.

Molti sono i metodi per creare un flusso di nuove idee, ma certamente uno importante, ci dice Luca Escoffier,

è il brokerage di IP (Intellectual Property) e le modalità con cui appunto acquisirne, una tra tutte l’asta. Giusto per citarne un paio: la iBridge Network, o la più famosa Enterprise Europe Network (iniziativa della Commissione Europea) sono portali dove è possibile cercare le tecnologie di cui su può avere bisogno.

E poi cosa faccio una volta che trovo la tecnologia? Certamente per introdurla nel modello di business, o più semplicemente nel nuovo prodotto, bisogna mettere in moto un processo di trasferimento tecnologico. Qui è Phyllis Speser che spiega come trasferire la tecnologia (più o meno matura che sia), e soprattutto come valorizzarla e trarne profitto. Phyllis indica un processo per gradi con delle metriche precise per capire se appunto la tecnologia è quella che stiamo cercando e che ci permetterà di creare valore.

Spesso però l’offerta tecnologica non è l’unica cosa di cui si può usufruire, si può infatti utilzzare la cosiddetta saggezza delle masse, il crowdsourcing, per risolvere i problemi e accelerare il processo di innovazione. Qui è Adriano La Vopa che spiega come bisogna prepararsi per utilizzare il sapere, le esperienze e il ‘cervello’ di chi non lavora per noi, fornendoci degli esempi concreti di un processo per step successivi per sfruttare al meglio questo immenso bacino di innovatori.

Infine, Daniel Satinsky, introduce al nuovo concetto di spin-up, un modo alternativo e più veloce rispetto al modello basato sull’impiego delle start-up. Lo spin-up è un modo per monetizzare le opportunità che possono scaturire da una convergenza di un approccio aperto e il grande numero di tecnologie disponibili agli stadi iniziali (early stage). In uno spin-up l’obiettivo non è far crescere una tecnologia, un prodotto, e poi una volta raggiunto il punto di valore massimo, fare una exit; bensì è un modo di capitalizzare in tempi brevi partendo dallo sviluppo di una tecnologia particolarmente promettente, facendo sì che lo spin-up venga acquisito appunto in fase di “maturazione”.

A questo punto la panoramica è completa e il viaggio è appena cominciato e questo libro è la chiara dimostrazione che ogni impresa può accelerare e che l’open innovation non è prerogativa solo delle grandi multinazionali.

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