IL REPORT

Open Innovation Italia, il mercato dei servizi alle imprese vale 696 milioni e ha 900 operatori: ecco quali sono



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Lo studio, che esamina l’evoluzione dell’open innovation dalla prospettiva dell’offerta di servizi, individua 25 categorie di attori in grado di supportare le aziende. Predominano corporate innovation hub, società di consulenza, uffici di trasferimento tecnologico, centri di competenza e società professionali per la proprietà intellettuale. Nuovi trend: Corporate venture building e Startup Studio

Pubblicato il 22 feb 2024



Open innovation e e mercato dei servizi
Open innovation e e mercato dei servizi

Open innovation e mercato dei servizi in Italia: 5 categorie di service provider, ovvero i corporate innovation hub, le società di consulenza, gli uffici di trasferimento tecnologico, i centri di competenza e le società professionali per la proprietà intellettuale generano la quasi totalità (85%) dei 696 milioni di euro del mercato. Lo stima l’Osservatorio Italian Open Innovation Lookout 2024 della School of Management del Politecnico di Milano. Una stima conservativa, tuttavia, che quantifica solo l’attività delle 15 categorie di attori su cui sono disponibili dati di dettaglio, rispetto alle ben 25 individuate dall’Osservatorio attraverso un’indagine capillare basata su 905 organizzazioni mappate e ulteriori 153 risposte a survey e interviste di approfondimento, fino ad addivenire a un campione significativo di quasi 400 soggetti: è la prima volta, infatti, che si cerca di fotografare il fenomeno con valenza scientifica.

Open innovation e mercato dei servizi: il report

Il Report Italian Open Innovation Lookout 2024, presentato il 21 febbraio 2024 al Politecnico di Milano in un evento arricchito dal confronto tra ricercatori, professionisti e operatori del settore, è il risultato di una collaborazione tra il gruppo di ricerca Innovation & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano e il team Lab11, con il coinvolgimento attivo di aziende riconosciute tra i principali attori dell’innovazione collaborativa in Italia. Anche nel nostro Paese, infatti, crescono le applicazioni concrete di questo paradigma secondo cui le imprese, per creare valore e competere meglio, possono ricorrere a idee, strumenti e competenze esterne anziché limitarsi a risorse interne.

Un approccio che ormai coinvolge sia il settore pubblico sia quello privato, le grandi aziende come le PMI, che sempre più si appoggiano a partner esterni per abilitare le proprie attività di innovazione, dando vita a un mercato di servizi avanzati strutturato e professionalizzato.

Attori e modelli del mercato dei servizi di Open Innovation in Italia

“La nostra ricerca si propone di offrire una prima panoramica dettagliata degli attori e dei modelli che costituiscono il mercato dei servizi di Open Innovation in Italia, con l’obiettivo di ampliarla e tenerla aggiornata negli anni a beneficio di chi intende adottare questo approccio – spiega Federico Frattini, responsabile scientifico dello studio insieme a Josip Kotlar, anch’egli della School of Management del Politecnico di Milano, e ad Alberto Di Minin, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa -. Attraverso l’identificazione dei principali service provider, l’analisi dei modelli emergenti e la valorizzazione del mercato dei servizi possiamo fornire una prima guida per supportare imprese, manager e professionisti interessati a navigare questo ecosistema ancora poco noto”.

Le 25 categorie di service provider

“Sono 25 le categorie di service provider che abbiamo individuato in base ai principali servizi offerti: dall’assistenza nella ricerca di finanziamenti al coaching, al mentoring & tutoring, dalla co-creazione alla consulenza nella digital transformation o nell’innovazione, dalla formazione al networking, dallo scouting tecnologico e di startup all’idea sourcing. La piattaforma che abbiamo sviluppato – conclude Frattini – è frutto di contatti diretti tra domanda e offerta e tra i nostri obiettivi c’è proprio la promozione del dialogo tra i diversi attori coinvolti: nonostante il grande interesse, persistono barriere alla realizzazione di iniziative di innovazione aperta e la condivisione di strategie efficaci è cruciale per la loro implementazione”.

Dalle interviste infatti è emerso che, nonostante l’entusiasmo iniziale, molte aziende hanno trovato complesso ottenere benefici tangibili e questo ha guidato la ricerca verso l’esplorazione delle sfide legate all’implementazione dell’Open Innovation, identificando i fattori chiave per il successo: gestione della proprietà intellettuale, cultura organizzativa, disponibilità di risorse e influenza dei sistemi d’innovazione regionali e nazionali.

Resta quindi fondamentale supportare le imprese nell’adattarsi a un ecosistema in continuo cambiamento, definendone le dinamiche, promuovendo la collaborazione tra i diversi attori, suggerendo strategie efficaci e facilitando la transizione verso un modello di innovazione aperto. Parole chiave come sostenibilità, Deep tech, AI, sinergie pubblico-privato, crowd-control, capitale relazionale, informazione, PMI, governance e KPI sono emerse spesso nel confronto con gli operatori e rappresentano gli argomenti che dovranno guidare la ricerca nelle sue prossime edizioni.

Le nuove tendenze del Corporate Venturing: Venture Building e Startup Studio

Il report dedica poi un approfondimento al Corporate Venturing, ovvero l’azione imprenditoriale di aziende consolidate che investono in nuove iniziative o addirittura fondano imprese in settori, mercati o industrie già esistenti o emergenti, così da poter fruire di startup “su misura” in base alle proprie necessità di innovazione. Approcci come il Corporate Venture Capital e il Corporate Venture Clienting hanno dimostrato la loro validità, tuttavia stanno emergendo modalità di interazione ancora più agili: si tratta del Corporate Venture Building e dello Startup Studio, differenti dai modelli precedenti per il fatto che la nuova impresa creata è indipendente dall’azienda madre e dai suoi piani di sviluppo, ma coglie le opportunità date dai nuovi mercati e dalle tecnologie emergenti. Questo approccio consente di innovare con rapidità, sfruttando le sinergie con l’azienda madre ma mantenendo l’autonomia e la flessibilità necessarie ad adattarsi alle dinamiche di mercato. Sono emersi quattro modelli di Venture Building (Corporate Venture Builder, Venture Builder con approccio consulenziale, Venture Builder con approccio imprenditoriale, Startup Studio) che definiscono una nuova era della creazione d’impresa, con prospettive promettenti.

Oltre ai dati e alle interviste raccolti nel corso del progetto, l’Osservatorio si arricchisce delle prospettive dei partner: Enel, A2A, Eni, Pirelli, Sella, Barilla, Agos, CDP, Intesa Sanpaolo Innovation Center, Cariplo Factory, Opinno, Polihub, BINP-Poliba, Lventure, Bluethink, Pwc, Fashion Technology Accelerator, Ninesigma, Gellify, Startup Bakery, Hub Innovazione Trentino.

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