È un anno complicato il 2024 per l’Open Innovation. Nel mondo e anche in Italia.
Il tema resta sulla bocca di tutti, ma molte aziende stanno ridimensionando la propria azione. Paradossalmente, proprio quelle che erano partite per prime e che erano additate come modelli da seguire.
Il 2023 non è difatti stato un buon anno in genere (contrazione economica, tensioni internazionali, tassi di interesse alti…). Il 2024 porta con sè budget ridimensionati. E quando si chiedono sacrifici all’azienda non si fanno eccezioni. E quindi vengono colpite anche aree come quelle di corporate venturing e open innovation che sono strategicamente importanti e marginalmente impattanti sul conto economico (cosa possono pesare tagli nell’ordine di poche centinaia di migliaia di euro per aziende di oltre cinquanta miliardi di fatturato?).
Circa un mese fa avevamo commentato la decisione di SAP (il colosso tedesco del software) di chiudere SAP.IO, l’unità di open innovation del gruppo (50 persone, sparse su una dozzina di location su quattro continenti) e quella di Walmart di sospendere le attività del proprio tech incubator Store No. 8: due casi spesso presi come modelli di riferimento a livello internazionale che avevano dimostrato capacità di produrre risultati significativi. Il Venture Studio di SAP, a fronte di investimenti nell’ordine di 50-60 milioni aveva prodotto una decina di nuove aziende che hanno complessivamente apportato un miliardo di nuove revenue.
All’onda dei tagli dell’Open Innovation nel frattempo si sono aggiunte altre aziende. Come succede di solito abbastanza in silenzio (tanto le aziende comunicano in pompa magna il lancio di nuovi programmi, quanto sono discrete nel seppellirli). Le notizie vengono dalle conversazioni con alcune delle persone che ci lavorano che, a seguito di queste decisioni, vengono a trovarsi sul mercato e che pertanto ci contattano per informalmente informarci di cosa sta per succedere e chiedere consiglio su dove poter andare a ricollocarsi (ebbene sì, dare supporto e consiglio a innovation executives viene abbastanza naturale visto che nel tempo si creano relazioni personali con molti di questi).
Open innovation, i settori colpiti dal taglio dei budget
Quali sono i settori colpiti a questo giro di taglio dei budget?
Beverage
Nel settore Beverage (ove dalle nostre parti resta molto attivo Pelliconi guidato dal bravo Matteo Mingardi) registriamo la “chiusura” di due fondi.
• ZX Ventures, l’investment arm del gigante belga AB InBev, avviata nel 2015 con circa 25 aziende in portafoglio tra cui l’online delivery service Rappi e il coffee brand Super Coffee.
• AC Ventures, la corporate venturing unit della messicana Arca Continental, uno dei principali bottler di Coca Cola, che termina le proprie attività dopo sei anni. Qui va segnalato che Arca Continental era diventata uno degli LP nel recente sustainability fund da oltre 130 milioni di dollari lanciato da Coca Cola’s lo scorso anno.
Automotive
La tedesca ZF, produttrice di componenti per auto e camion, sta valutando di chiudere l’unità di CVC ZF Ventures che era stata avviata nel 2016 e che ad oggi aveva fatto sette investimenti diretti in startups e 4 in fondi di VC.
Telco
Come molte aziende del settore telecomunicazioni, Verizon era stata uno dei primi a muoversi e il suo fondo Verizon Ventures ha un portafoglio di oltre 150 startup. Qui non si parla di chiusura totale ma di un significativo ridimensionamento (il team di 12 persone è ora ridotto a quattro) e il passo dei nuovi investimenti negli ultimi due anni è molto rallentato.
Perché i tagli nell’Open Innovation?
Come già detto, decisioni come queste sono spesso figlie della fase di contrazione economica che stiamo vivendo.
ZF deve tagliare i costi per ridurre i 12 miliardi di debiti. Quindi, come comunicato a Wirtschaftswoche, vogliono prioritizzare investimenti in tecnologie che producano ritorni a breve. In Arca Continental parlano di dubbi da parte del nuovo CEO sul profilo di liquidità e di rischio degli investimenti in CVC.
Per quanto nei periodi di debole crescita o di contrazione, tagliare o rallentare l’investimento in innovazione è comprensibile, rimane una scelta dannatamente miope e insensata. Perché il loro impatto strategico è alto mentre quello economico resta marginale sul conto economico. Ha più un significato “politico” che razionale (è sempre difficile tagliare in modo selettivo).
Ma quando si prendono decisioni per ragioni politiche sono spesso sbagliate.
La realtà è che ci vuole grande lungimiranza strategica per continuare ad investire in innovazione quando le condizioni esterne non sono favorevoli.
Le aziende migliori sono quelle che lo fanno. Dall’ultimo Open Innovation Outlook di Mind the Bridge pubblicato a gennaio (ne avevo parlato qui) era emerso come un gruppo di aziende (il top 30th percentile) stabilmente continuasse ad aumentare i propri investimenti in innovazione. Quelli sono gli esempi da seguire. Perché oltre ad essere leader di mercato oggi lo saranno anche domani.
Mentre chi taglia il futuro ha in genere vita breve (a prescindere dall’EBITDA di oggi).