Dopo la nomina a capitale della Cultura europea 2019 ora Matera sembra voler concorrere a Capitale europea del premio in denaro più basso per l’innovazione nella PA. Il Comune della cittadina lucana ha avviato il 22 ottobre scorso il contest Open-Matera, proponendo ai partecipanti di sviluppare applicazioni e soluzioni innovative usando i dati pubblici messi a disposizione dal Comune stesso. Cittadini maggiorenni, microimprese, scuole e università hanno tempo fino al 21 novembre per concorrere. La vittoria, però, garantirà una soddisfazione più morale che materiale: il primo premio per la migliore applicazione consiste in 750 euro lordi, seguito dai 400 euro per il secondo arrivato e 200 per il terzo, sempre lordi. Stessi importi previsti per chi si piazzerà sul podio dei primi tre nella sezione “Visualizza” (sostanzialmente proposte di infografica), mentre per la sezione Contribuisci (si possono arricchire i dataset originari o segnalare errori) i riconoscimenti vanno dai 400 euro del primo piazzato ai 250 del secondo ai 150 euro del terzo.
In pratica Open-Matera chiede ai partecipanti di sviluppare un sito, un’applicazione per smartphone, un’infografica, uno storytelling o un video usando gli open data del Comune, ma anche di dare il proprio contributo a segnalare errori nei dataset dell’amministrazione municipale. E lo chiede ai cittadini europei, non solo agli abitanti di Matera: il bando è aperto a tutta l’Unione europea. A maggior ragione ci si domanda se uno sviluppatore di Parigi o di Monaco di Baviera sarebbe disposto a concorrere per un premio in denaro di questo importo. È vero che Matera si trova in un’area del Sud Italia notoriamente arretrata dal punto di vista economico. D’altra parte la recente designazione a Capitale della cultura europea, che ha scatenato in egual misura plausi e critiche, dovrebbe garantire alla città un discreto flusso di capitali. È già stata costituita una Fondazione che prevede 50 milioni di euro di investimenti nei prossimi anni. E a EconomyUp Giovanni Schiuma, docente di Gestione dell’Innovazione presso la Facoltà di Economia e commercio dell’Università della Basilicata e direttore dell’Innovation Insight Hub presso University of the Arts London, ha detto che questa è l’occasione per fare di Matera una “Creative Valley che coniughi cultura e tecnologia”, pure mettendo in guardia contro il rischio di fare “un circo di eventi”. E allora perché un premio così “minimal”?
“È questo il budget che il Comune aveva a disposizione” dice a EconomyUp Piero Paolicelli, Open Data manager del Comune. “Inoltre abbiamo fatto le debite proporzioni: Palermo ha lanciato un analogo contest mettendo in palio complessivamente 38mila euro, ma è una città di 700mila abitanti, noi siamo solo 60mila”. Inoltre Paolicelli tiene a specificare che verranno assegnati in tutto 9 premi (“Se avessimo deciso di darne solo tre, l’importo per ciascuno sarebbe stato maggiore”), che si tratta di un “primo esperimento” e che lo scopo principale è “fare informazione e formazione”.
A questo punto non sarebbe stato più elegante chiedere ai partecipanti di concorrere gratis, non prevedendo alcun tipo di remunerazione in danaro? “Il lavoro svolto va sempre riconosciuto – replica l’open data manager del Comune di Matera – e, calcolando 15 giorni di lavoro per sviluppare un’applicazione, ricevere circa 600 euro per due settimane di impegno non mi sembra poco”.
Resta il fatto che, in vista del 2019, Matera si sta dotando di una Fondazione milionaria. “Entrerà a regime a giugno dell’anno prossimo e non si occuperà di Open Data” precisa Paolicelli, pur specificando che, per la prossima edizione di Open Matera, gradirebbe la partnership finanziaria di altri soggetti tra i quali la Fondazione.
A suo dire il contest, seppure non ancora concluso, sta riscuotendo un successo di partecipazione e stanno arrivando proposte soprattutto da fuori Matera: Lombardia, Trentino, Liguria… “Per loro è più facile, sono più abituati a queste cose e magari impiegano pochi minuti per realizzare il lavoro da inviarci”. Anche alcune scuole elementari si stanno attrezzando per partecipare alla competizione. Il dirigente ammette però che non stanno partecipando le grosse aziende, ovviamente per motivi legati all’importo del premio.
Le applicazioni e le soluzioni sviluppate resteranno di proprietà dello sviluppatore, ma, in base al bando, dovranno essere liberamente scaricabili da tutti in forma gratuita per un periodo di sei mesi. “Se avessimo chiesto i diritti d’utilizzo avremmo dovuto pagare di più” conclude Paolicelli.