OPEN INNOVATION

Open call Acea per gli innovatori della smart city: ecco le tre sfide

ACEA, in collaborazione con EY, lancia Re-SHApCeA, un’open call aperta a corporate, startup, università, PMI innovative e centri di ricerca. Tre i temi: smart city, infrastrutture e nuovi luoghi per il lavoro. Ecco come partecipare

Pubblicato il 29 Mar 2022

La call di Acea e EY per le smart city

Fare open innovation non è prerogativa esclusiva delle startup. Partendo da questo presupposto, ACEA, in collaborazione con EY, lancia Re-SHApCeA, un’open call per ripensare le smart city aperta a corporate, startup, università, PMI innovative e centri di ricerca.

Qui si potrà rivedere l’evento di presentazione della call

L’obiettivo è reperire idee innovative che, partendo da visioni differenti, permettano di trovare soluzioni per migliorare la qualità della vita e garantire servizi ottimali ai cittadini nella trasformazione delle città in smart city.

Come sottolinea Silvia Celani, Head of Innovation, “ACEA crede nell’open innovation e la promuove con un ecosistema integrato che, oltre a programmi interni come l’Innovation Garage, include collaborazioni con attori esterni atte a favorire il ‘lateral thinking’ attraverso hackathon, workshop e open call”.

“Affiancare ACEA in questo percorso importante per disegnare le città del futuro è motivo d’orgoglio”, dice Giovanni Perrone, Innovation Consulting Leader di EY. Aggiungendo come “la sostenibilità sarà uno dei fattori più importanti nella selezione idee che arriveranno dalla call”.

I tre temi della Open Call di ACEA ed EY

L’open call verte attorno a idee incentrate su tre sfide tematiche che fanno parte dei piani di sviluppo di transizione ecologica e, di conseguenza, digitale: “Un nuovo modello di Smart City”, “Infrastrutture, Edifici e Reti” e “New WorkPlace & Workforce Model”.

Come e perché partecipare all’open call: i premi

Fino al 29 aprile, startup, PMI innovative, corporate, università e centri di ricerca nazionali pubblici e privati, potranno partecipare presentando una o più idee innovative rispetto ai temi dell’open call, da inserire sulla piattaforma EY Cognistreamer dopo aver completato il processo di registrazione.

Il percorso proseguirà con la valutazione delle idee ricevute nelle tre macroaree, un percorso di accelerazione di due settimane e, infine, un Pitch Day nella seconda metà di maggio che si concluderà con la premiazione dei vincitori. In palio ci sono 10.000 euro così suddivisi: primo premio: 5mila euro; secondo premio: 3mila; terzo premio: 2mila

La prima sfida: “Un nuovo modello di Smart City”

Come da tema, la prima challenge riguarda soluzioni per agevolare un nuovo rapporto con l’ambiente, oltre a migliorare diversi aspetti come la gestione e riutilizzo delle risorse, la valorizzazione delle energie rinnovabili e l’agricoltura rigenerativa.

Nel panel dedicato al tema durante l’evento di presentazione della call la ridefinizione delle smart city è stata affrontata sotto diversi punti di vista, mettendo al centro la mobilità sostenibile e, di conseguenza, MaaS (Mobility as a Service)mobilità integrata per “vendere” spostamenti ecosostenibili con un singolo biglietto. Obiettivo che necessita di infrastrutture tecnologiche ma può determinare la riconversione al verde degli spazi urbani come i parcheggi, oltre a migliorare la qualità della vita dei cittadini.

È inoltre emerso come nel progettare i servizi siano fondamentali la connettività e l’accessibilità (quindi un’infrastruttura digitale), nonché il monitoraggio dei dati attraverso sensori e la loro analisi, per guidare i processi decisionali calati sulle specificità dei territori e delle loro comunità.

Stefano Songini, Head of Investor Relations & Sustainability di ACEA, ha illustrato la visione di smart city riferita a Roma: una città da suddividere in piccoli distretti urbani autosufficienti dove, anche nel post-pandemia, ci saranno hub di co-working che ridurranno ulteriormente gli spostamenti.

La seconda sfida: “Infrastrutture, Edifici e Reti”

La seconda sfida ha come titolo “Infrastrutture, Edifici e Reti”, e riguarda le infrastrutture fisiche (incluse quelle “critiche”) in termini di monitoraggio, valorizzazione, difesa, creazione e supporto, oltre alle modalità di interazione con edifici sempre più smart. Il panel si è focalizzato dunque sull’obiettivo n° 9 dell’agenda 20/30 dell’ONU, e sull’importanza delle reti anche per le telecomunicazioni evidenziata dall’esplosione della domanda di traffico a inizio pandemia.

Essenziale il concetto di resilienza, con Massimo Bonato – Amministratore Delegato Areti, Gruppo ACEA – ad evidenziare come per le reti elettriche di Roma questo concetti significhi affidabilità, quindi continuità nel servizio e la riconfigurazione delle reti in tempi strettissimi, introducendo una gestione nuova, flessibile e sostenibile per garantire il miglior servizio agli utenti anche attraverso l’analisi dei dati.

Marco Daviddi – West Europe Strategy & Transaction Leader di EY – ha rilevato che “l’immobile diventa il crocevia dove reti diverse e potenzialmente integrate vanno a condensarsi”. Così inteso, ovviamente, presenta “sfide e opportunità che solo recentemente hanno catturato l’attenzione di operatori e investitori” per le tecnologie a servizio degli edifici e di chi li occupa.

Gli immobili, invece, possono ricoprire un ruolo attivo nel futuro delle smart city anche rispetto alla sostenibilità grazie all’autosufficienza energetica, oltre ad essere utili per la raccolta capillare di dati da utilizzare poi nei processi di decision making.

La terza sfida: New WorkPlace & Workforce Model

Il terzo e ultimo tema della call affronta le nuove dinamiche lavorative – accelerate dalla pandemia da Covid-19 -, e la call “richiede” soluzioni per agevolare un percorso innovativo rispetto a flessibilità e gestione della forza lavoro.

Ivan Vigolo – Group Chief Innovation & Information Officer di ACEA – ha chiarito come dopo la prima ondata della pandemia e il conseguente lockdown, la tecnologia è stata interpretata principalmente “come elemento abilitante” in ambito lavorativo. Da qui la decisione di “fare progettualità” e realizzare un unico punto in cui trovare tutti gli strumenti facilmente: “Un’agorà che consente ai dipendenti di lavorare everytime ed everywhere in una bolla che li interconnette”.

La pandemia ha di fatto spinto verso un miglioramento delle qualità dei servizi collaborativi in ambito lavorativo, senza però toccare aspetti cruciali come la facilità di fruizione degli strumenti e le relazioni fisiche negli uffici. Elementi di cui tenere conto nel progettare i nuovi ambienti lavorativi, per evitare i rischi e cogliere le opportunità del lavoro da remoto senza tralasciare la ridefinizione della “nuova” connessione tra persone e aziende.

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Federico Bandirali
Federico Bandirali

Giornalista pubblicista dal 2014 e growth hacker dal 2017 con master presso Talent Garden, durante gli studi in comunicazione ho iniziato a collaborare con testate cartacee generaliste dal 2006. Dopo aver scritto articoli in diversi ambiti (cronaca, politica, esteri, economia e sport) e abbandonato il cartaceo, mi sono sempre più focalizzato su tecnologia e innovazione, branded journalism e storytelling aziendale. Nel 2016 ho scritto un libro: una case history relativa alla partnership tra Intesa Sanpaolo ed Expo Milano 2015 poi ripresa da atenei statunitensi.

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