Il 10 novembre entra ufficialmente in vigore il nuovo regolamento europeo del crowdinvesting. Dopo l’intervento dell’avvocato Umberto Piattelli, che ha spiegato che cosa cambia per investitori e imprese, pubblichiamo un contributo di Alberto Bassi. Il CEO della piattaforma di equity crowdfunding BacktoWork segnala le opportunità che si apriranno con il regolamento, ma anche qualche criticità.
Il nuovo Regolamento Ue sui servizi di crowdfunding per le imprese fornisce una disciplina uniforme europea, con il duplice obiettivo di ampliare il mercato accessibile e di garantire un minimo livello di tutela per gli investitori e di funzionamento del mercato interno. Ma quali sono le opportunità di un “mercato unico” europeo del crowdfunding? E quali le sfide?
Dopo un iter di oltre 2 anni, nell’ottobre del 2020 il Parlamento Europeo ha approvato il Regolamento relativo ai fornitori europei di servizi di crowdfunding per le imprese (Regolamento UE 2020/1503). Si tratta dell’avvio di una nuova disciplina uniforme che comincia ad allineare le regole per il settore in tutta Europa. Ciò apre molte opportunità e scenari per noi operatori del crowdinvesting, in primis perché, ad oggi, le regolamentazioni di ogni Stato membro sono molto diverse tra loro. L’Italia è stata precursore con il regolamento Consob del 2013 ed è uno dei Paesi con la regolamentazione più chiara e approfondita. Altri, come la Germania o la Francia, in cui in termini di investimenti il crowdfunding è più maturo, non hanno il medesimo livello di regolamentazione.
L’obiettivo del nuovo regolamento europeo è assimilare tutte le norme dei singoli Stati e facilitare l’attività cross-border di raccolta e investimento tra Paesi. Verifiche e documentazioni dovranno essere equiparate ovunque e da novembre 2021 le piattaforme di crowdfunding dovranno aderire alle nuove norme, per accreditarsi in Europa, proprio come si fa in Italia dal 2013 con il Regolamento Consob.
Nuovo regolamento crowdfunding: le opportunità
L’apertura del mercato metterà gli operatori di ogni Paese davanti alla necessità di strutturarsi maggiormente per cogliere le opportunità offerte dal nuovo scenario, anche attraverso partnership internazionali tra piattaforme. Più il mercato cresce, più gli operatori saranno strutturati. Non è un caso che in una piazza matura come quella britannica le due maggiori piattaforme di crowdinvesting, Crowdcube e Seedrs, abbiano tentato a fine 2020 una fusione, operazione che poi non si è concretizzata per problematiche di concorrenza riscontrate dall’autorità, ma che era volta ad un consolidamento dei due più grandi player internazionali proprio per essere pronti ad uno sviluppo internazionale. Altro esempio è quello di Republic, operatore americano che ha da poco annunciato un round da 150 milioni di dollari volto anche ad una espansione oltre i confini americani.
Ritengo che fusioni tra grandi piattaforme siano da prevedere e auspicare anche in Europa per rendere il mercato meno frammentato e più sostenibile per chi in questo business opera da anni.
Il nuovo regolamento potrà essere un’opportunità anche in termini di concorrenza alla Gran Bretagna nel mercato del crowdinvesting. Il Paese più avanzato del Continente, con la Brexit, sarà costretto a trovare un accordo con l’Europa per crescere, e più quest’ultima sarà strutturata e coesa, più avrà la possibilità di competere e diventare un mercato di riferimento nel settore. In prospettiva ci si attende dunque un consolidamento degli operatori per coprire il mercato Ue: meno piattaforme, ma più grandi e strutturate. Questa tendenza verrà anche incoraggiata e supportata dalla necessità di partnership internazionali: un partner locale, infatti, garantisce maggiori possibilità di individuare e ingaggiare aziende e investitori stranieri. Infine, la speranza è che la maggiore facilità di attività cross-border favorisca l’attrazione di capitali stranieri in Italia.
Gli obblighi di informazione e trasparenza
La nuova disciplina stabilisce anche importanti requisiti prudenziali, diritti e obblighi di informazione e trasparenza. Un approccio doveroso, che richiederà anche la simulazione delle perdite in relazione al portafoglio di un investitore. La normativa obbliga inoltre le piattaforme a pubblicare annualmente il tasso di default riscontrato nel triennio precedente, un elemento aggiuntivo che la legge italiana non prevede. Il Regolamento inoltre dispone che i fornitori di servizi di crowdfunding adottino un sistema di governance efficace per una corretta gestione dei rischi e per la prevenzione dei conflitti di interesse.
Le criticità del regolamento europeo sul crowdfunding
Le nuove regole si applicheranno a tutti i fornitori europei di crowdfunding per progetti fino a 5 milioni di euro. Questo per noi operatori italiani è uno degli aspetti limitanti del nuovo regolamento perché nel nostro Paese Consob autorizza oggi gli operatori ad effettuare raccolte fino 8 milioni di euro all’anno per singola società. L’abbassamento della cifra massima potrebbe rivelarsi quindi un limite in relazione a campagne di raccolta importanti fatte con il supporto del private banking. È per questo che noi di BacktoWork, insieme ad altre piattaforme di crowd-investing stiamo dialogando con l’Esma (European Securities and Markets Authority) per richiedere l’innalzamento del tetto massimo di raccolta. Gli esempi delle raccolte di e-Novia nel 2020 e WeRoad nel 2021 (che hanno raccolto complessivamente più di 12 milioni di euro), fanno ben comprendere quanto il crowdinvesting stia sempre più diventando uno strumento ideale per scale-up e pmi innovative che abbiano necessità di finanziamento importanti. Limitare il tetto massimo di raccolta a 5 milioni è sicuramente una problematica per noi piattaforme, ma anche per il mercato nel suo complesso.
Oltre ad armonizzare le varie regolamentazioni nazionali il nuovo regolamento copre tutte le forme di crowdfunding verso le imprese, sia equity sia lending. Ciò, a mio modo di vedere, rappresenta una ulteriore opportunità per noi operatori e per aziende ed investitori che si rivolgono a questo strumento. Nei prossimi mesi, infatti, anche noi operatori di equity potremo entrare nel mercato del lending aumentando i nostri servizi e proponendo alle imprese un processo completo di finanziamento che, attraverso vari strumenti, possa supportarle in ogni step della loro crescita.
Se il nuovo regolamento Europeo può porre alcuni limiti per gli operatori italiani, ci sono però tante opportunità che si aprono: possibilità di sviluppare partnership internazionali, di avere accesso a capitali esteri ma anche di offrire agli investitori che usano la nostra piattaforma molte più opportunità di investimento. Per gli operatori italiani, abituati ad avere regole più stringenti del resto dell’Europa, serve solo un piccolo adeguamento per farsi trovare pronti anche prima degli altri a cogliere tutti i vantaggi che questo regolamento può offrire.