«Serve un mercato unico digitale. Non è possibile che, nello stesso Paese, Facebook e Whatsapp facciano cose che Vodafone non può fare. La grande sfida nel prossimo futuro per uomini politici e uomini d’azienda sarà quella di creare un sistema che garantisca l’applicazione di regole identiche a servizi identici». Non usa giri di parole Vittorio Colao, Ceo di Vodafone intervenuto ieri al dodicesimo Annual di economia e finanza organizzato dal Sole 24 Ore, per sottolineare la mancanza di regolamentazione del sistema digitale europeo, e invocare ancora una volta quel famoso “Digital Single Market” di cui si dichiara profondo sostenitore.
Occorre intervenire subito, secondo Colao, considerato che il digitale metterà di fronte alle aziende sfide notevoli: dalla capacità di gestire e processare grandi quantità di dati, alle performance dei dispositivi. «Quello che dovremo essere in grado di garantire – continua Colao – è un sistema ubiquo, fondato sulla reattività in tempo reale dei dispositivi. Si parla tanto, ad esempio, di veicoli senza guidatore, dispositivi che hanno bisogno di un enorme quantità di dati processati in tempo reale, e affinché tutte le informazioni necessarie ad evitare un impatto arrivino in tempo utile ci vuole una rete superveloce, ma soprattutto una latenza bassissima. Vodafone sta lavorando ad una rete 5G che garantirà una latenza di pochi millisecondi. Ovviamente l’interrogativo è quanto diffusa sarà questa rete e quale sarà il modello di business».
Tornando alla tematica delle regole, Colao evidenzia come la troppa e diffusa regolamentazione europea sia un fardello innanzitutto in materia di costi per un’azienda come la sua: «Vodafone è in 14 stati europei e ci troviamo di fronte ad oltre duecento regolatori, quindici europei più le repliche per ogni singolo paese. È ovvio che se qualcuno vuole dare un incentivo per un singolo spazio, dovrebbe cominciare dal semplificare l’assetto attuale. Perché più Paesi da gestire significa più costiTutto ciò ha un costo. In America, gli operatori sono nazionali perché alla fine c’è una sola autorità che regola tutto il settore».
La vera sfida di Colao è quella di riuscire a costruire un modello sulla di quello americano, ma di matrice europea: «Siamo europei e dobbiamo costruirla noi la nostra Europa, senza aspettare che siamo gli americani a venire a investire qui. Grazie al lavoro congiunto tra aziende e policy makers si possono creare le condizioni per costruire delle grandi piattaforme tecnologiche, d’innovazione e soprattutto di persone di natura europea». (Fa.Ma.)