La città di Utopia potrebbe nascere tra qualche anno in versione 4.0 in Arabia Saudita con il nome di Neom: la prima nel mondo solo e completamente smart e all’insegna dellasmart mobility, sempre che il progetto non venga rallentato, o interrotto del tutto, da questioni politiche o economiche.
Il piano è noto dal 2017, quando è stato ufficialmente lanciato dal giovane principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman (l’Arabia Saudita è una monarchia autoritaria), ma l’anno scorso ha subito una frenata dopo l’omicidio di un reporter dissidente saudita che ha indirettamente raffreddato le relazioni, anche economiche, tra lo Stato arabo e il mondo democratico occidentale. E, in questo contesto, l’Occidente gioca un suo ruolo (se non altro, alcuni manager, progettisti e consulenti sono occidentali). Sembra però che in queste ultime settimane il progetto Neom abbia ripreso quota. L’obiettivo resta quello di far decollare almeno la prima fase dell’iniziativa entro il 2025. Ma vediamo meglio di che cosa si tratta e quali sono le tappe della smart city saudita.
Come è nata e che cos’è Neom
Neom punta ad essere la prima città al mondo completamente high tech e anche la più grande: la sua estensione dovrebbe essere all’incirca pari a quello del Belgio. Sorgerà infatti su un’area di 26.500 chilometri quadrati nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, nella provincia di Tabuk, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aqaba. Luoghi pressocché desertici, dai panorami mozzafiato e scarsamente abitati, che ora aspirano a popolarsi di nuove tecnologie. Il costo della smart city è stato quantificato in circa 500 miliardi di dollari.
Che cosa significa Neom
Le prime tre lettere del nome rimandano al prefisso greco nέο, che significa “nuovo”. La quarta lettera è l’abbreviazione di Mostaqbal, parola araba che sta per “futuro”.
Neom e le aree di innovazione
Neom intende costruire innovazione intorno a questi 16 settori: energia; acqua; mobilità; biotech; cibo; manifattura; media; entertainment, cultura e moda; scienze tecnologiche e digitali; turismo; sport; design e costruzioni; servizi; salute e benessere; educazione; vivibilità.
Sarà alimentata interamente da fonti rinnovabili, la connessione internet sarà libera e ultra veloce in tutte le zone della città, i trasporti utilizzeranno la tecnologia driverless con mezzi a guida autonoma. Neom scommetterà sulla smart mobility, sulla connettività, sui droni, sul rispetto dell’ambiente. Per portare innovazione utilizzerà big data, intelligenza artificiale e riconoscimento facciale. Il tutto in un’area 33 volte più grande di New York.
Neom e la smart mobility
La smart city saudita del futuro ha intenzione di basarsi sulla smart mobility, diventando un “hub internazionale di connettività per terra, aria e mare”. Come è spiegato nelle comunicazioni ufficiali, Neom vuole ospitare all’interno dei propri confini “sistemi di trasporto innovativi, automatizzati e 100% verdi che procederanno in modo scorrevole e sicuro” con un notevole impatto anche sul panorama.
Fuori dai confini intende creare nuovi collegamenti, come un ponte per collegare Asia e Africa. Il progetto è comunque ancora in fase di sviluppo e non sono stati resi noti ulteriori dettagli.
In questo video promozionale i principali contenuti del progetto.
Neom: le tappe
A ottobre 2017 il principe Mohammed Bin Salman ha annunciato il progetto Neom quale parte del faraonico piano “Vision 2030”, che aveva illustrato l’anno prima. Vision 2030 è un’iniziativa per cambiare il volto dell’economia saudita rendendola non più petrolio-dipendente, creando posti di lavoro nel settore privato e snellendo la burocrazia. Secondo il principe il territorio di Neom dovrebbe essere considerato zona franca con una sua particolare tassazione, una legislazione ad hoc sul lavoro e un sistema giudiziario autonomo. Inizialmente la guida del progetto Neom è stata affidata a un top manager occidentale, Klaus Kleinfeld, ex amministratore delegato di Siemens.
A imprimere una indiretta battuta d’arresto all’imponente e ambiziosissimo progetto è stato un caso politico. A ottobre 2018 l’architetto britannico Norman Foster, fondatore di Foster & Partners, si è temporaneamente sospeso dal comitato consultivo del progetto Neom dopo le notizie sull’omicidio di Jamal Khashoggi, giornalista dissidente ucciso il 2 ottobre 2018 all’interno del Consolato saudita di Istanbul. Omicidio di cui l’Onu ha accusato “funzionari sauditi di alto livello, compreso il principe ereditario Mohammad bin Salman”.
Foster era stato indicato come uno dei 18 esperti internazionali chiamati a far parte dell’advisory board per Neom. L’uccisione di Khashoggi ha causato indignazione internazionale e disordini diplomatici, e il progetto da 500 miliardi di dollari ha visto allontanarsi le diverse personalità sedute al tavolo di progettazione. Tra questi, un portavoce della Carlo Ratti Associati ha espresso la preoccupazione dello studio e dell’architetto fondatore riguardo alle vicende legate alla scomparsa del reporter saudita.
Un’IPO per finanziare Neom
Per finanziare il mega-progetto, l’Arabia Saudita punta a raccogliere 300 miliardi di dollari attraverso un’IPO (Initial Public Offering, offerta pubblica di acquisto) di Saudi Aramco, la società petrolifera di proprietà dello Stato. Si tratterebbe dell’Ipo più grande nella storia delle Borse mondiali. Inizialmente prevista per la seconda metà del 2018, ad ottobre di quell’anno il principe Mohammed bin Salman ha riferito che sarebbe slittata “alla fine del 2020, inizio 2021”.
A gennaio 2019 è stata annunciata la costituzione di una joint stock company chiamata Neom, posseduta al 100% dal Public Investment Fund, il fondo sovrano. Obiettivo della società è appunto lo sviluppo dell’economia del territorio, un progetto che dovrà utilizzare esclusivamente energie rinnovabili. Il CEO della società per azioni Neom è Nadhmi Al-Nasr.