Meno tasse per le imprese che fanno ricerca e sviluppo affidandosi alle startup. A stabilirlo sono le nuove regole sul credito d’imposta per investimenti in r&s introdotte dalla Legge di Stabilità 2015 e operative con il decreto attuativo dei ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico del 27 maggio 2015 (online sulla Gazzetta Ufficiale dal 29 luglio).
La nuova disciplina può essere uno stimolo significativo all’open innovation. Prevede infatti un credito d’imposta al 50% per le spese in ricerca e sviluppo fatte extra muros, realizzata cioè in collaborazione con “università, enti di ricerca e organismi equiparati, e con altre imprese, comprese le startup innovative”.
L’outsourcing dell’innovazione, in questo caso, viene premiato con il massimo vantaggio fiscale previsto dalla normativa, i cui benefici saranno fruibili fino al 2019. L’unico altro caso in cui sarà applicato il credito del 50% riguarda i “costi relativi al personale altamente qualificato in possesso di un titolo di dottore di ricerca, ovvero iscritto a un ciclo di dottorato presso una università italiana o estera, ovvero in possesso di laurea magistrale in discipline di ambito tecnico o scientifico secondo la classificazione Unesco Isced (International Standard Classification of Education)”.
Per il resto, il credito di imposta per le attività di ricerca e sviluppo si applica nella misura del 25%. Nello specifico, l’agevolazione è calcolata sugli incrementi annuali di spesa in r&s rispetto alla media dei costi sostenuti nei tre periodi d’imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2015, a patto che in ognuno dei tre periodi l’azienda abbia investito almeno 30 mila euro in attività di ricerca e sviluppo. L’importo massimo annuale che può essere riconosciuto è di 5 milioni di euro a beneficiario.
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