L'INTERVISTA

Marco Massenzi (Teleconsys): i vantaggi dell’open innovation in azienda e sul territorio

“Senza l’open innovation non avremmo potuto avere la crescita degli ultimi due anni”, dice il CEO di Teleconsys, PMI innovativa che lavora per la trasformazione digitale delle aziende. La società è tra i fondatori di CICERO, hub per la digitalizzazione delle imprese del Lazio. In nome della sharing innovation

Pubblicato il 24 Feb 2020

Marco Massenzi, CEO di Teleconsys

«Oggi innovare tra le proprie mura non è più sufficiente per creare e rendere difendibile il vantaggio competitivo di un’azienda». Marco Massenzi lavora con e per l’innovazione da sempre, da quando ha cominciato la sua carriera come consulente direzionale per i “new market services” alla sua attuale posizione di CEO di Teleconsys, dove è arrivato dopo essere stato responsabile dapprima dell’Innovation Lab di EDA e quindi della direzione Strategy & Innovation di Vitrociset. È quindi un convinto sostenitore dell’open innovation, in azienda e nel sistema imprenditoriale del territorio: Teleconsys, PMI innovativa votata alla innovazione digitale, è infatti uno dei soci fondatori del Digital Innovation Hub del Lazio Cicero promosso da Unindustria. “Senza l’open innovation non avremmo potuto crescere come abbiamo fatto negli ultimi due anni”, dice Massenzi. “E grazie all’open innovation oggi siamo in grado di proporre sul mercato un nuovo approccio alla trasformazione che noi chiamiamo “sharing innovation”»

Massenzi, perché ritiene che l’open innovation sia fondamentale per la crescita delle imprese?

Nel complesso e volatile scenario in cui le imprese operano le strategie attuate sino ad oggi per mantenere la propria posizione di mercato non sono più adeguate a rispondere rapidamente ai cambiamenti della concorrenza e alle aspettative dei clienti. L’innovazione chiusa è una di queste. Occorre quindi aprire i processi di innovazione, creando vere relazioni simbiotiche, con start up, università, centri di ricerca, fornitori di tecnologia e operatori di piattaforme. Ovviamente serve allo stesso tempo portare in azienda talenti e competenze in grado di gestire le aree di innovazione ed essere costantemente contaminati dall’ecosistema con cui ci relazioniamo.

Open innovation, la crescita di Teleconsys

Ma queste scelte portano a risultati concreti nel business?

Direi di si, vista anche l’esperienza di Teleconsys: nel 2019 abbiamo visto una crescita del portafoglio ordini vicina al 50%, oltre ad una importante diversificazione del modello di business tradizionale verso lo sviluppo di moderne applicazioni, la sicurezza adattiva e realizzazione di nostre soluzioni e piattaforme, reinventando simultaneamente il nostro business storico, quello odierno e quello futuro in modo bilanciato, sostenibile e duraturo.

Quindi l’open innovation rende… Come la sta facendo Teleconsys?

Noi non solo predichiamo l’open innovation, ma la pratichiamo con convinzione. Tra le otto linee strategiche che costituiscono il nostro Piano di Sviluppo Industriale, una riguarda proprio la creazione di un ecosistema dell’innovazione aperta (innovation network) e la partecipazione attiva allo sviluppo e alla evoluzione dello stesso. Abbiamo costruito una rete di relazioni inter-aziendali, sia per recepire idee provenienti dall’esterno sia per sfruttare meglio quelle nate all’interno. In poco tempo abbiamo visto i risultati di questo lavoro: da maggio 2019, grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo e alla realizzazione di nostre soluzioni, Teleconsys è diventata una PMI innovativa. Abbiamo stretto accordi con quattro delle più importanti università del Lazio (Sapienza, Link Campus, Tor Vergata, Campus Biomedico) con cui abbiamo sviluppato importanti progetti. Abbiamo poi avviato collaborazioni con oltre dieci startup, le cui soluzioni sono diventate parte integrante della nostra offerta digitale. E poi siamo tra i soci fondatori di CICERO, il Digital Innovation Hub del Lazio promosso da Unindustria, la territoriale di Confindustria a cui partecipiamo, nodo nazionale della rete dei DIH europei I4MS.

CICERO, un hub per l’0pen innovation sul territorio

Che cos’è CICERO e quali obiettivi ha?

CICERO è un consorzio di grandi aziende, PMI e startup a cui partecipano Unindustria, CNA e Federlazio, la cui missione è sostenere la digitalizzazione delle imprese laziali. Alla base c’è proprio il modello dell’open innovation, in quanto mette in rete competenze universitarie ed eccellenze produttive della Regione, con un focus sui Cyber-Physical Systems e l’Internet of Things. Sono fermamente convinto che CICERO possa essere uno strumento potentissimo per l’innovazione del tessuto produttivo laziale e per la sua crescita, grazie anche a un nuovo programma di sostegno alle PMI appena lanciato.

Qual è la novità 2020 di CICERO?

Un questionario assistito, elaborato da Confindustria, Politecnico di Milano e Assoconsult, pensato per misurare la maturità digitale delle imprese del Lazio. Sarà utilissimo per individuare le potenziali aree di miglioramento e gli interventi strategici necessari. Attenzione: l’analisi non riguarda solo la tecnologia! Infatti, il test analizza anche altre importantissime dimensioni del cambiamento, quali l’Execution, il Monitoraggio e Controllo dei Processi, la Struttura Organizzativa, fornendo come output un dettagliato report che rappresenta un’ottima base su cui costruire un piano di trasformazione digitale o di adozione del paradigma Industria 4.0. Così CICERO genera nelle imprese una nuova consapevolezza, un forte interesse verso il digitale ma, soprattutto, un senso di urgenza verso le opportunità non colte mediante la digitalizzazione

Marco Massenzi, CEO di Teleconsys

Sharing innovation, la contaminazione continua

La consapevolezza è il primo passo. Le prospettive di crescita aiutano certamente a fare gli altri. Come vede il mercato dell’innovazione?

Credo che anche la nostra storia recente sia la dimostrazione di una veloce e interessante evoluzione. Oltre alla crescita degli ordini, che già ricordavo, posso dire che la continua contaminazione dei nostri progetti con idee che arrivano dall’esterno ha incrementato il tasso di successo delle nostre iniziative di ricerca, la capacità di sviluppare e innovare i prodotti o di trovare soluzioni alternative alle sfide proposte dai clienti poggiando sulla nostra abilità di integrare sistemi con esperienze digitali. Insomma, fare open innovation ci ha permesso di posizionarci sul mercato come un player capace di supportare le imprese nei loro percorsi di digital transformation e di digital experience.

Obiettivi 2020?

Focalizzare e consolidare quanto costruito. Lo ribadisco: senza l’attuazione di una chiara, determinata e operativa strategia di open innovation Teleconsys non avrebbe potuto raggiungere i risultati che ha ottenuto e le prospettive di crescita che il 2020 ci sta offrendo. Puntiamo a superare i 15 milioni di fatturato focalizzando la proposta sulle principali direttrici della nostra offerta che abbiamo rinnovato anche nelle sue componenti storiche: le infrastrutture di nuova generazione software defined, la cybersecurity, lo sviluppo agile di moderne applicazioni, l’adozione in nuovi modelli di business dei principali abilitatori digitali, come IoT, DLT e AI, le intelligent operation, nonché lo sviluppo delle nostre piattaforme per la data driven economy e per la digitalizzazione dei processi e dei procedimenti amministrativi per la Pubblica Amministrazione.

Che cos’è la sharing innovation?

È così che a noi piace chiamare quel che siamo in grado di offrire sul mercato: un’innovazione condivisa che nasce da una reale e continua contaminazione con l’esterno. È questa che ha migliorato in maniera sensibile le capacità del team, la collaborazione tra le strutture, ha attratto talenti nella nostra squadra, ha creato entusiasmo ed empatia emotiva con i clienti, ha reso più smart l’approccio di tutti i colleghi, ha contagiato chi ci circonda e chi ci viene a conoscere. Tutto questo noi vogliamo e possiamo condividerlo con i nostri clienti affinché il loro successo sia il nostro successo.

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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