I libri sui bitcoin aumentano con il crescere dell’attenzione sulle criptovalute. Guide, storie, analisi. Bitcoin Generation, scritto da Alessia Gozzi, racconta l’ascesa delle criptovalute con la curiosità e l’attenzione per gli aspetti sociali e generazionali di questa parte di rivoluzione digitale. L’autrice, che è giornalista del Quotidiano Nazionale, in questo intervento spiega perché ha scelto questa chiave. E qual è la Bitcoin Generation.
Come in ogni rivoluzione ci sono vincitori e vinti, qualcuno fallisce, altri costruiscono fortune. Quella delle criptovalute, che in Bitcoin ha la sua pietra filosofale, non fa eccezione. Ma non ci sono solo ricchezze e disastri, c’è anche una Bitcoin Generation
Uno studio dell’università del Texas sostiene che metà della grande cavalcata del prezzo del bitcoin lo scorso anno (arrivato a toccare la cifra esorbitante di 20mila dollari al pezzo) sia stato frutto di una manipolazione. Non ci sarebbe da stupirsi, è accaduto anche in passato. Come è evidente che attorno al mondo delle criptovalute si sia scatenata una massiccia ondata speculativa.
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IL RISVOLTO GENERAZIONALE DIETRO L’ASCESA DEL BITCOIN
Un passo oltre l’aspetto economico, c’è un risvolto politico e generazionale che si interseca con l’ascesa del Bitcoin. C’è la bit generation, dove i bit sono l’unità di misura del mondo digitale, quella che qualcuno definisce millennials. Immersi nelle tecnologie digitali, in una dimensione spazio-temporale sempre più evanescente, le nuove generazioni vivono in una società complessa, iper accelerata, spesso sono precari con un futuro incerto.
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Nelle criptovalute hanno trovato un sistema monetario rivoluzionario, che permette loro di bypassare un sistema economico-finanziario vissuto come monopolio di pochi, opaco e non certo infallibile, ma anche un nuovo strumento per redistribuire la ricchezza. Non è un caso che il misterioro Satoshi Nakamoto, pseudonimo dietro il quale si cela l’inventore (o gli inventori) del protocollo alla base di Bitcoin, sia spuntato proprio nel 2008 a cavallo dell’esplodere della crisi economica che ha scosso le certezze del sistema finanziario.
IL BITCOIN COME FORMA DI PROTESTA
Ed è così che il Bitcoin è diventato in un certo senso una forma di protesta e rottura del sistema che ha interessato sopratutto le giovani generazioni: connessione, condivisione, disintermediazione sono le parole chiavi. Secondo un sondaggio di Blockchain Capital Found, circa un terzo dei giovani nella fascia generazionale compresa tra i 18 e i 34 anni preferisce investire le proprie ricchezze in prodotti decentralizzati, piuttosto che nei classici asset finanziari.
Alla base, c’è anche la convinzione che pensioni e fondi di investimento tradizionali non siano in grado di garantire il loro reale ritorno nel prossimo futuro e la possibilità di avere pieno possesso delle proprie finanze. Il London Block Exchange ha scoperto che circa il 5% della popolazione possiede cripto asset nel proprio portafoglio finanziario mentre, secondo le statistiche, entro la fine del 2018 oltre il 33% dei millennials avrà delle criptovalute.
I NUOVI RICCHI SEMPRE PIÙ DIGITALI
Il risvolto concreto di tutto ciò è anche economico: i nuovi ricchi saranno sempre più persone evolute dal punto di vista informatico e digitale, spesso under30. Come il 19enne Erik Finman che a 12 anni decide di comprarsi dei Bitcoin con i mille dollari lasciatigli dalla nonna, oggi è milionario. Con questo non si vuole certo dire che investire in criptovalute sia un affare sicuro, anzi. È un po’ come giocare alla lotteria. Ma come tutte le scommesse la posta è alta. In fondo, se Erik avesse perso i mille euro della nonna in un pessimo affare la sua vita non sarebbe andata in rovina.